di Elena Tebano
Si conoscono nel 1958. La loro relazione dura quattro anni e la fine segna l’inizio di un conflitto in cui arte e vita si intrecciano, fino a un epilogo tragico. Ora il loro epistolario viene pubblicato. E scriver la storia letteraria
Ingeborg Bachmann non avrebbe voluto questo articolo.
La pi nota e acclamata scrittrice austriaca del Dopoguerra, morta di una morte terribile a Roma nel 1973 a soli 47 anni, ha fatto tutto quello che era in suo potere perch le sue lettere con lo scrittore svizzero Max Frisch non venissero mai pubblicate. Spero […] che nulla arriver mai a un’altra persona, nemmeno a quella che ti pi familiare: intendo che tutto questo complesso, che non ho bisogno di descrivere oltre, sia per sempre custodito nel tuo e nel mio silenzio gli scrive in una lettera del 3 maggio del 1963. Rivoglio tutte le mie lettere intima in un’altra. Va da s che non conserver nulla. E di fronte al rifiuto di lui di restituirgliele (le tue lettere sono mie, come le mie lettere sono tue), gli chiede di bruciare tutto affinch nessuno abbia un giorno uno spettacolo, perch non sappiamo per quanto tempo resteremo in possesso di cose che riguardano solo te e me. L’idea che Frisch potesse trasformare in letteratura il loro amore la terrorizzava: non voleva che la mancanza di pudore finisse per avere la meglio su tanto dolore.
Storia e travolgente letteratura
Frisch non le ha mai distrutte e il loro epistolario – 300 lettere in maggioranza di Bachmann a cui si aggiungono le copie o le prime versioni di quelle di Frisch che lui aveva conservato – stato pubblicato ora dall’editore Suhrkamp, oltre trent’anni dopo la morte di lui e quasi 50 dopo quella di lei. Un evento per la letteratura di lingua tedesca.
Intorno all’amore tra Ingeborg Bachmann e Max Frisch sono nate sempre pi leggende e se c’ un libro che il pubblico e gli studiosi di letteratura attendevano con ansia per questo motivo proprio il carteggio tra i due ha scritto il quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung . Questo romanzo d’amore in lettere scriver la storia letteraria, la storia contemporanea e la storia dell’amore, e intanto grande, travolgente letteratura ha commentato il settimanale Zeit .
Intreccio tra arte e vita
L’epistolario centrale non solo per ricostruire il loro rapporto, ma anche l’intreccio tra arte e vita. Frisch lo scrittore di lingua tedesca del Dopoguerra che meglio ha descritto la perdita dell’identit maschile “eroica” tradizionale (sappiamo quanto sia stata letale la retorica della virilit belligerante tedesca nel Novecento). Bachmann considerata dalla critica femminista il paradigma della scrittura delle donne sia per la critica dello spossessamento delle donne in un sistema ancora pesantemente maschilista, che per il tentativo di vivere da libera scrittrice fuori dalle convenzioni borghesi.
Frisch il primo a riconoscerglielo. I due si conoscono grazie a una lettera di apprezzamento che lui manda alla casa editrice Piper nel 1958 dopo aver ascoltato il radiodramma di Bachmann, Il buon Dio di Manhattan. All’epoca Frisch famosissimo, mentre Bachmann considerata la Diva della poesia tedesca, anche grazie alle sue letture pubbliche che hanno colpito gli astanti per il suo talento e al tempo stesso per la sua femminilit perturbante. Abbiamo bisogno della rappresentazione dell’uomo da parte della donna, dell’auto-rappresentazione della donna le scrive Frisch. Si incontrano il 2 luglio 1958 a Parigi, il giorno dopo che Bachmann ha lasciato il poeta sopravvissuto all’Olocausto Paul Celan (l’altro suo amore impossibile, sarebbe morto suicida nella Senna due anni dopo). Iniziano subito una relazione. Tu entri nella mia vita, Ingeborg, come un angelo tanto atteso che ti chiede un s o un no le scrive Frisch tre giorni dopo con un’allusione biblica. Staranno insieme 4 anni, arrivando a stipulare un Contratto di Venezia in cui si consentono a vicenda l’infedelt sessuale, ma non quella emotiva.
Le altre relazioni
Frisch, per, presto non riesce a sopportare la libert di lei, la sua indipendenza, le sue relazioni con altri uomini. Il 2 luglio 1959 Frisch, in Svizzera e malato di itterizia (lo accudisce un’amante) descrive a Bachmann l’impossibilit del loro amore. Abbiamo sperimentato che quello che abbiamo cercato di fare con il nostro amore non funziona, e io sono crollato in quel momento scrive lui. Non mi basta essere amato; non ci credo se mi si lascia solo – la rimprovera -. E se l’amante pensa che io debba danzare di felicit per il fatto che lei mi ama, e che io debba sentirmi scelto dal suo amore, mi sembra che si sbagli: lei non mi ama, cos come non ama un altro, ma ama l’amore e s stessa come amante.
Non riesco a staccarmene
Bachmann gli risponde il 4 luglio da Roma. Non si d pace: Non sono stata io a sperimentare che non avrebbe funzionato, lo hai fatto solo tu, e lo so bene che sei davvero crollato per questo replica. E ancora: Ora sono piena di rabbia impotente, come minimo piena di ribellione, e questo succeder ancora spesso, perch non che ci si pu semplicemente far distruggere il sentimento che il pi importante per noi: un sentimento rifiutato, condannato, ma per me l e non vuole essere ucciso. Pensi che altrimenti sarei andata in giro come una pazza dalla fine di aprile, e ora vado ancora in giro tutte le notti fino alle 4 e alle 5 e alle 6 del mattino? solo perch non riesco a staccarmene. Gli rinfaccia di non averla mai voluta veramente, se non per le sue capacit letterarie: Mi venuto in mente che forse la fragilit nata perch pensavi di amarmi, anche come donna, e che forse non era vero. Che non hai mai trovato un vero rapporto con il mio corpo, forse non mai stato piacevole per te e non volevi ammetterlo a te stesso e tanto meno a me.
Fine e conflitto
La loro storia finisce ufficialmente tre anni dopo e segna per sempre la Bachmann, facendola precipitare in una disperazione senza fine. Il loro conflitto irrisolto diventa materia letteraria incandescente. Qualcosa che forse Frisch aveva in mente fin dall’inizio.
Subito dopo la rottura, nel dicembre del 1962 la Bachmann tenta il suicidio. Viene ricoverata in una clinica psichiatrica di Zurigo per tre settimane. A met gennaio ha una ricaduta. Il suo psichiatra le consiglia di interrompere i rapporti con Frisch, che all’epoca vive a New York con un’altra donna. Lei continua a scrivergli, legge persino la prima parte del suo nuovo romanzo Il mio nome sia Gantenbein , e gli fa sapere di apprezzarlo, che il libro rester con lei. Pochi mesi dopo il suo giudizio cambia completamente. C’ un limite a ci che posso sopportare, e per me a questo punto stato raggiunto. Fino a qui e non oltre. Tanta infelicit, tanta malattia, oscurit e incurabilit, e ancora nessuna fine in vista – che non pu essere venduta in poche allusioni solo perch comoda, comodamente da scrittore gli scrive in una lettera del 24 novembre 1963.
Ruoli sociali
Il mio nome sia Gantenbein , pubblicato nel 1964, una riflessione sui ruoli sociali maschili, il racconto di come l’identit del protagonista cambia – le alterna, si legge nel romanzo, come provo vestiti – dopo la fine di una relazione ed ispirato direttamente alla Bachmann, che Frisch descrive come un’egocentrica capricciosa (Nelle sue vicinanze c’ solo lei, nelle sue vicinanze inizia la follia). Per Bachmann un tradimento. Non solo di Frisch, ma di tutto il mondo letterario, che secondo lei si appropria delle donne e ne fa carne da macello narrativa. Se solo il signor F. fosse la mia disgrazia, sarebbe sopportabile. Ma va oltre. solo un’espressione di una mentalit che detesto e di cui non voglio morire, non cos, anche se il pi delle volte penso di essere gi morta scrive in Male oscuro (il titolo, in italiano, dei suoi quaderni di appunti scritti durante la malattia, pubblicati postumi nell’opera omnia). Malina , il suo primo e unico romanzo – doveva essere parte di una trilogia -, un atto di accusa contro il sistema di relazioni maschiliste che secondo lei porta all’autodistruzione delle donne e all’autoestinzione della femminilit (la sintesi della Zeit ), nasce anche come reazione a quel romanzo e a quel sistema letterario che la costringe oltretutto a una vita precaria, segnata da costanti problemi finanziari. Malina l’uomo con cui nel libro vive l’autrice senza nome, una donna che alla fine scomparir in un muro senza lasciare traccia. Il romanzo si conclude con una delle frasi pi famose della letteratura: Es war Mord , stato un omicidio.
La dipendenza dalle pillole
l’ultima opera che riuscir a concludere. Dal ricovero di Zurigo Bachmann soffre di crisi depressive e attacchi di panico, ha sviluppato una dipendenza da alcol e barbiturici. Nella notte tra il 25 e il 26 settembre del 1973 Bachmann rimane gravemente ustionata in un incendio dopo che si addormentata con una sigaretta accesa in mano e il materasso ha preso fuoco. la tragica conseguenza della sua dipendenza da psicofarmaci. Ecco come l’ha raccontata l’amico Alfred Grisel, che le aveva fatto vista a Roma un mese prima:
Sono rimasto profondamente scioccato dall’entit della sua dipendenza dalle pillole. Saranno state circa 100 al giorno, la pattumiera traboccava di scatole vuote. Aveva un brutto aspetto, pallido come la cera. E c’erano segni su tutto il corpo. Mi sono chiesto cosa potesse essere. Poi, quando ho visto la Gauloise che stava fumando sfuggirle di mano e bruciarle il braccio, ho capito: ustioni causate dalla caduta delle sigarette. Le pillole avevano reso il suo corpo insensibile al dolore. Bachmann muore all’ospedale Sant’Eugenio di Roma il 17 ottobre. Non per le ustioni, come si a lungo creduto: per gli effetti dell’astinenza da barbiturici, di cui i medici non sapevano niente. Un’autodistruzione ancora pi totale che sulla pagina.
28 dicembre 2022 (modifica il 28 dicembre 2022 | 11:44)
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