«Non pensavo di uscirne viva. Supererò tutto questo schifo, lo devo alle mie bambine»

di Giusi Fasano

Milano, il racconto della giovane violentata all’interno di un tubo di cemento in un canale di scolo a poche decine di metri dall’ospedale San Raffaele: «Ora gli uomini mi fanno paura»

«È andata così e quel che è successo non si può cambiare, purtroppo. Ma alle donne che come me hanno subito un torto così grande vorrei dire: possiamo farcela, possiamo uscire anche da una notte così buia. Dobbiamo solo resistere e cercare un po’ di luce nelle persone che ci vogliono bene. Io ho le mie bambine. È per loro che provo ogni giorno a scrollarmi di dosso lo schifo di quella mattina».
È stato il 9 agosto dell’anno scorso. Questa ragazza di 26 anni dai lunghi capelli castani racconta dell’uomo che l’ha violentata e si impone un mezzo sorriso, ogni tanto. Per dire a se stessa che, appunto, ce la farà, ce la può fare. Mostra le foto delle sue due bambine, la prima (avuta a quasi 17 anni) quest’anno ne compirà 9, la piccola ne ha 7. «Mai gli dirò di quello che mi è successo», giura. Quello che le è successo è stato vicino all’ospedale San Raffaele, dove lavorava e lavora ancora oggi. Un paio di settimane dopo lui — un egiziano in Italia da irregolare — è stato arrestato e andrà davanti al giudice a marzo. «Della sua sorte non mi importa nulla» dice lei. «Non voglio né vederlo in udienza né lo potrò mai perdonare. La sola cosa che desidero è che resti in carcere. La sola cosa che voglio sapere di lui è quanti anni rimarrà dentro».

Com’è cominciato tutto?
«Erano le 6.30/6.40. Sono scesa alla fermata del metrò di Cascina Gobba. Per arrivare all’ospedale c’è un tratto a piedi. Avevo le cuffiette, ho sentito una presenza dietro di me, mi sono voltata un attimo e l’ho visto. Aveva pantaloncini corti e uno zainetto sulle spalle. Credevo che andasse di fretta così mi sono spostata per dire: passa. Ma lui non mi superava e ho cominciato a innervosirmi, ho accelerato il passo. Finché sono arrivata davanti a quel fossato e lui mi ha spinto dentro. Il fossato finisce in un buco e nel buco c’era un tubo… È successo tutto lì, dentro il tubo. Con lui che continuava a ripetere quel suono fastidioso…».

Quale suono?
«Ssst. Ha detto soltanto questo per tutto il tempo: ssst. Lo sento ancora adesso quel sibilo maligno: ssst. Io urlavo, lo imploravo: ti prego, ti prego, non farmi del male. Per zittirmi a un certo punto mi ha messo la sua mano lercia sulla bocca, ma mi chiudeva anche il naso e mi stava soffocando. Ho pensato alle mie bambine, ho avuto paura che non sarei mai più uscita viva da quel buco. Il suo ginocchio premeva sulla mia schiena. Non potevo fare nulla, soltanto aspettare che finisse».

È riuscita a vederlo mentre scappava?
«No. Ero terrorizzata. Ho aspettato un po’ prima di uscire da quel posto lurido perché avevo paura che fosse fuori ad aspettarmi. Sono riemersa che erano più o meno le sette. Sono arrivata al San Raffaele che mi guardavano tutti. Ero sporca, spettinata, piena di terra… uno schifo. Ho raggiunto le colleghe che tremavo. Una di loro mi ha portato al pronto soccorso».

Poi ha raccontato tutto alla polizia.
«Sì, dopo la visita al soccorso antiviolenza è venuta l’ispettrice che poi ha seguito la mia storia. Bravissima, non finirò mai di ringraziarla. Sono dovuta tornare nel buco con una pattuglia per le indagini: hanno trovato e preso il mio elastico dei capelli e le cuffiette che mi erano cadute, hanno cominciato a guardare i filmati delle telecamere del mio percorso. Mi seguiva dalla stazione del metrò».

Le ha rubato niente?
«No. Voleva solo quello, non ha preso né la borsa né il telefono, niente. Mi ha rubato la serenità e la spensieratezza. Non sono più la stessa».

Ha paura?
«Ho tutte le paure del mondo. Mi spavento se un uomo mi fissa, mi spavento se un uomo viene verso di me, mi spavento se ho la sensazione di avere qualcuno alle spalle. Ho paura degli uomini. Mi sento più sola e mi sembra che non ci sia una persona che mi capisca davvero. Il padre delle bambine è ricomparso da poco ma con lui non ho avuto contatti per anni. Con il fidanzato ho rotto. Insomma: non è facile. Ma va ogni giorno un po’ meglio. Deve andare meglio».

Ha rifatto quella strada?
«Non potrei mai. Ho cambiato rotta. Sono tornata a lavoro dopo un mese e da allora prendo l’autobus. Allungo la strada di parecchio ma non mi importa. Da lì non voglio passare mai più».

Quando l’hanno arrestato che cosa ha pensato?
«Mi sono sentita sollevata ma non ho pensato altro. Lui per me è meno di nulla».

Se le chiedesse perdono?
«Non ci penso minimamente».

Cosa disse quel giorno tornando casa dalle sue bambine?
«Mi hanno visto triste e ammaccata e hanno fatto domande, ovviamente. Ho detto che sono caduta. E loro: ma mamma, come fai a cadere? Sono andata in bagno e sono scoppiata a piangere. Per loro fingo che vada tutto bene anche quando non va tutto bene. Ce la farò ma è ancora troppo presto: una parte di me è ancora in quel buco».

15 febbraio 2022 (modifica il 15 febbraio 2022 | 07:43)

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Ma alle donne che come me hanno subito un…, di Giusi FasanoMilano, il racconto della giovane violentata all’interno di un tubo di cemento in un canale di scolo a poche decine di metri dall’ospedale San Raffaele: «Ora gli uomini mi fanno paura» «È andata così e quel che è successo non si può cambiare, purtroppo. Ma alle donne che come me hanno subito un torto così grande vorrei dire: possiamo farcela, possiamo uscire anche da una notte così buia. Dobbiamo solo resistere e cercare un po’ di luce nelle persone che ci vogliono bene. Io ho le mie bambine. È per loro che provo ogni giorno a scrollarmi di dosso lo schifo di quella mattina». È stato il 9 agosto dell’anno scorso. Questa ragazza di 26 anni dai lunghi capelli castani racconta dell’uomo che l’ha violentata e si impone un mezzo sorriso, ogni tanto. Per dire a se stessa che, appunto, ce la farà, ce la può fare. Mostra le foto delle sue due bambine, la prima (avuta a quasi 17 anni) quest’anno ne compirà 9, la piccola ne ha 7. «Mai gli dirò di quello che mi è successo», giura. Quello che le è successo è stato vicino all’ospedale San Raffaele, dove lavorava e lavora ancora oggi. Un paio di settimane dopo lui — un egiziano in Italia da irregolare — è stato arrestato e andrà davanti al giudice a marzo. «Della sua sorte non mi importa nulla» dice lei. «Non voglio né vederlo in udienza né lo potrò mai perdonare. La sola cosa che desidero è che resti in carcere. La sola cosa che voglio sapere di lui è quanti anni rimarrà dentro». Com’è cominciato tutto? «Erano le 6.30/6.40. Sono scesa alla fermata del metrò di Cascina Gobba. Per arrivare all’ospedale c’è un tratto a piedi. Avevo le cuffiette, ho sentito una presenza dietro di me, mi sono voltata un attimo e l’ho visto. Aveva pantaloncini corti e uno zainetto sulle spalle. Credevo che andasse di fretta così mi sono spostata per dire: passa. Ma lui non mi superava e ho cominciato a innervosirmi, ho accelerato il passo. Finché sono arrivata davanti a quel fossato e lui mi ha spinto dentro. Il fossato finisce in un buco e nel buco c’era un tubo… È successo tutto lì, dentro il tubo. Con lui che continuava a ripetere quel suono fastidioso…». Quale suono? «Ssst. Ha detto soltanto questo per tutto il tempo: ssst. Lo sento ancora adesso quel sibilo maligno: ssst. Io urlavo, lo imploravo: ti prego, ti prego, non farmi del male. Per zittirmi a un certo punto mi ha messo la sua mano lercia sulla bocca, ma mi chiudeva anche il naso e mi stava soffocando. Ho pensato alle mie bambine, ho avuto paura che non sarei mai più uscita viva da quel buco. Il suo ginocchio premeva sulla mia schiena. Non potevo fare nulla, soltanto aspettare che finisse». È riuscita a vederlo mentre scappava? «No. Ero terrorizzata. Ho aspettato un po’ prima di uscire da quel posto lurido perché avevo paura che fosse fuori ad aspettarmi. Sono riemersa che erano più o meno le sette. Sono arrivata al San Raffaele che mi guardavano tutti. Ero sporca, spettinata, piena di terra… uno schifo. Ho raggiunto le colleghe che tremavo. Una di loro mi ha portato al pronto soccorso». Poi ha raccontato tutto alla polizia. «Sì, dopo la visita al soccorso antiviolenza è venuta l’ispettrice che poi ha seguito la mia storia. Bravissima, non finirò mai di ringraziarla. Sono dovuta tornare nel buco con una pattuglia per le indagini: hanno trovato e preso il mio elastico dei capelli e le cuffiette che mi erano cadute, hanno cominciato a guardare i filmati delle telecamere del mio percorso. Mi seguiva dalla stazione del metrò». Le ha rubato niente? «No. Voleva solo quello, non ha preso né la borsa né il telefono, niente. Mi ha rubato la serenità e la spensieratezza. Non sono più la stessa». Ha paura? «Ho tutte le paure del mondo. Mi spavento se un uomo mi fissa, mi spavento se un uomo viene verso di me, mi spavento se ho la sensazione di avere qualcuno alle spalle. Ho paura degli uomini. Mi sento più sola e mi sembra che non ci sia una persona che mi capisca davvero. Il padre delle bambine è ricomparso da poco ma con lui non ho avuto contatti per anni. Con il fidanzato ho rotto. Insomma: non è facile. Ma va ogni giorno un po’ meglio. Deve andare meglio». Ha rifatto quella strada? «Non potrei mai. Ho cambiato rotta. Sono tornata a lavoro dopo un mese e da allora prendo l’autobus. Allungo la strada di parecchio ma non mi importa. Da lì non voglio passare mai più». Quando l’hanno arrestato che cosa ha pensato? «Mi sono sentita sollevata ma non ho pensato altro. Lui per me è meno di nulla». Se le chiedesse perdono? «Non ci penso minimamente». Cosa disse quel giorno tornando casa dalle sue bambine? «Mi hanno visto triste e ammaccata e hanno fatto domande, ovviamente. Ho detto che sono caduta. E loro: ma mamma, come fai a cadere? Sono andata in bagno e sono scoppiata a piangere. Per loro fingo che vada tutto bene anche quando non va tutto bene. Ce la farò ma è ancora troppo presto: una parte di me è ancora in quel buco». 15 febbraio 2022 (modifica il 15 febbraio 2022 | 07:43) © RIPRODUZIONE RISERVATA, Photo Credit: , , www.corriere.it, %%item_url %%, Cronache, Cronache, Cronache, Leggi di più, , https://images2.corriereobjects.it/methode_image/socialshare/2022/02/14/db36fd18-8dd9-11ec-a91e-e98defcaa657.jpg, Corriere.it – Homepage, Corriere.it – Notizie e approfondimenti di cronaca, politica, economia e sport con foto, immagini e video di Corriere TV. Meteo, salute, guide viaggi, Musica e giochi online , https://www.corriere.it/rss/images/logo_corriere.gif, http://xml2.corriereobjects.it/rss/homepage.xml, Giusi Fasano

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