Non profit, aut-aut sul fisco, allarme del Terzo settore: «L’Italia decida o moriamo»

Non profit, aut-aut sul fisco, allarme del Terzo settore: «L’Italia decida o moriamo»

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di Giulio Sensi

Vanessa Pallucchi rilancia l’emergenza sulla riforma incompiuta. Onlus e associazioni non sanno ancora quale sarà il loro destino nel nuovo Registro. «Tutti vogliamo pagare le tasse ma senza regole non si può stare, rischiamo di chiudere»

« A parole tutti lodano il Terzo settore, ma nei fatti rischiamo di scomparire». L’allarme arriva dalla rete che rappresenta centinaia di migliaia di enti non profit. La portavoce del Forum che li riunisce, Vanessa Pallucchi, non usa mezzi termini: «Non è eccessivo parlare di rischio estinzione, abbiamo bisogno dell’approvazione da parte del governo delle norme fiscali, senza le quali molte realtà si stanno paralizzando». Anche per le organizzazioni del Terzo settore, abituate a districarsi in situazioni non semplici e a reagire alle emergenze, la situazione sta diventando insostenibile. Il pacchetto fiscale giace da mesi sui tavoli dei ministeri del Lavoro e dell’Economia, a distanza di quasi cinque anni dalla riforma che ha rivoluzionato il settore. Decine di migliaia di organizzazioni non sanno se entrare a far parte del Registro unico nazionale che dovrebbe riunirle tutte. Molte norme sono ambigue e enti di diversa natura hanno trattamenti differenti. Il disorientamento è generale e l’incertezza mina la motivazione di milioni di volontari e centinaia di migliaia di lavoratori del settore.

Pallucchi, la situazione è veramente così grave?

«Si chiede alle realtà del Terzo settore di trasmigrare nel registro unico nazionale senza che siano in grado di sapere quale sarà il loro destino fiscale. Ci sono 22mila onlus che non sanno come muoversi. Se si iscrivono perdono alcune importanti agevolazioni come la possibilità di essere destinatarie di erogazioni liberali deducibili, se non si iscrivono sono fuori dal codice. Rischiano anche di rinunciare alla possibilità di ottenere le risorse del cinque per mille. Questa è solo una delle questioni irrisolte e che depotenziano le associazioni anche nella possibilità di partecipare alle progettazioni dei bandi del Pnrr e ai tavoli di co-programmazione e co-progettazione».

Perché tutte queste difficoltà a definire una volta per tutte il regime fiscale del Terzo settore?

«Gli ostacoli sono molti: i governi non hanno dato centralità e priorità alla riforma del Terzo settore, ma è strategica come tutte le altre. Siamo abituati a guardare al Terzo settore nella sua forma migliore, quella sul campo. In realtà dietro c’è anche l’organizzazione delle associazioni. Non è considerato un comparto importante nonostante le quasi 400mila realtà impegnino più di 5 milioni di volontari e quasi un milione di lavoratori».

Il timore di vedere respinte dall’Unione europea le regole fiscali è determinante?

«Le difficoltà tecniche possono essere risolte con l’azione politica. Il Terzo settore è non profit e non può essere trattato fiscalmente come chi fa profitto, nella gestione dell’Iva e in molti altri ambiti. Serve un inquadramento diverso che tenga conto che queste realtà reinvestono tutto in attività sociali. La stessa Corte Costituzionale ha riconosciuto che curano gli interessi di natura generale e questo deve avere un peso anche nella tassazione».

Anche qualora si trovi una quadra, non c’è il rischio di sbattere contro il muro di Bruxelles?

«Noi operiamo ogni giorno per la legalità e vogliamo pagare le tasse. Non chiediamo trattamenti di favore, ma regole che non peggiorino il quadro attuale. Il Forum del Terzo settore ha proposto un pacchetto fiscale che riteniamo giusto e che affronta in modo equilibrato i temi e le zone d’ombra per fare una volta per tutte chiarezza e metterci in grado di lavorare al meglio. Va approvato e poi va avviato un dialogo con l’Europa per far comprendere la natura del Terzo settore italiano. Può essere un’opportunità anche per l’Unione che guarda con attenzione alla ripresa economica e sta lavorando ad un piano importante sull’economia sociale. Diversi parlamentari e anche il ministro Orlando hanno rassicurato che stanno trovando una soluzione».

Quali sono le prossime mosse?

«Abbiamo scritto al presidente del Consiglio Mario Draghi chiedendo che si impegni per tutelare i valori del Terzo settore. Ci siamo sfiniti a discutere di aspetti tecnici, ma ora la questione va risolta politicamente».

22 aprile 2022 (modifica il 24 aprile 2022 | 00:34)

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, 2022-04-23 22:34:00, Vanessa Pallucchi rilancia l’emergenza sulla riforma incompiuta. Onlus e associazioni non sanno ancora quale sarà il loro destino nel nuovo Registro. «Tutti vogliamo pagare le tasse ma senza regole non si può stare, rischiamo di chiudere» , Giulio Sensi

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