«Non si può dimenticare la dittatura di Videla»

«Non si può dimenticare la dittatura di Videla»

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di Stefania Ulivi

Il film di Santiago Mitre è ispirato alla storia vera dei procuratori Julio Strassera e Luis Moreno Ocampo, che nel 1985 hanno investigato e perseguito la sanguinaria giunta militare al potere dal 1976 al 1983

VENEZIA «Nunca más». Mai più. Con queste parole il pubblico ministero Julio Strassera chiuse la sua arringa al processo contro il dittatore Jorge Rafael Videla, l’ammiraglio Massera e gli altri papaveri della sanguinaria giunta militare al potere in Argentina dal 1976 al 1983 , che si lasciò alle spalle una scia di morti e desaparecidos su cui ancora si indaga. Un processo di enorme portata storica, eppure, non troppo incardinato nella memoria. Nemmeno di quella degli argentini, sostiene il regista Santiago Mitre che, per combattere l’oblio, ha scritto con Mariano Llinás Argentina, 1985 , in concorso a Venezia 79, accolto in sala con ovazioni.

«Ho ricordi precisi del giorno in cui formulò l’atto di accusa: il boato in tribunale, l’emozione dei miei genitori, l’idea di giustizia come un atto di guarigione. Allora c’era molta gente che sapeva e molta che non voleva sapere». Oggi c’è il rischio di dimenticare il lavoro straordinario di quel pm (interpretato da Ricardo Darín, straordinario come già in «El presidente)», del suo giovane aiuto Julio Moreno Occampo (Peter Lanzani) e della loro squadra di giovanissimi assistenti che riuscì, grazie a un minuzioso lavoro di raccolta di prove e testimonianze sconvolgenti, a far condannare all’ergastolo Videla e i suoi e a restituire dignità alle oltre 30 mila vittime. «Era importante, l’oblio deve lasciare posto alla memoria, quei morti sono nella bandiera argentina, ricordarli è un nostro dovere».

Non bisogna abbassare l’attenzione avverte Mitre. A maggior ragione di fronte alla notizia dell’ attentato, fallito, alla vicepresidente Cristina Kirchner . «L’Argentina è sotto choc, lo siamo tutti. L’abbiamo scoperto arrivando in aereo da Buenos Aires. Nessuno pensava che sarebbe potuto accadere, pensavamo che da quel nunca más non saremmo mai tornati indietro».

3 settembre 2022 (modifica il 3 settembre 2022 | 20:31)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

, 2022-09-03 20:21:00,

di Stefania Ulivi

Il film di Santiago Mitre è ispirato alla storia vera dei procuratori Julio Strassera e Luis Moreno Ocampo, che nel 1985 hanno investigato e perseguito la sanguinaria giunta militare al potere dal 1976 al 1983

VENEZIA «Nunca más». Mai più. Con queste parole il pubblico ministero Julio Strassera chiuse la sua arringa al processo contro il dittatore Jorge Rafael Videla, l’ammiraglio Massera e gli altri papaveri della sanguinaria giunta militare al potere in Argentina dal 1976 al 1983 , che si lasciò alle spalle una scia di morti e desaparecidos su cui ancora si indaga. Un processo di enorme portata storica, eppure, non troppo incardinato nella memoria. Nemmeno di quella degli argentini, sostiene il regista Santiago Mitre che, per combattere l’oblio, ha scritto con Mariano Llinás Argentina, 1985 , in concorso a Venezia 79, accolto in sala con ovazioni.

«Ho ricordi precisi del giorno in cui formulò l’atto di accusa: il boato in tribunale, l’emozione dei miei genitori, l’idea di giustizia come un atto di guarigione. Allora c’era molta gente che sapeva e molta che non voleva sapere». Oggi c’è il rischio di dimenticare il lavoro straordinario di quel pm (interpretato da Ricardo Darín, straordinario come già in «El presidente)», del suo giovane aiuto Julio Moreno Occampo (Peter Lanzani) e della loro squadra di giovanissimi assistenti che riuscì, grazie a un minuzioso lavoro di raccolta di prove e testimonianze sconvolgenti, a far condannare all’ergastolo Videla e i suoi e a restituire dignità alle oltre 30 mila vittime. «Era importante, l’oblio deve lasciare posto alla memoria, quei morti sono nella bandiera argentina, ricordarli è un nostro dovere».

Non bisogna abbassare l’attenzione avverte Mitre. A maggior ragione di fronte alla notizia dell’ attentato, fallito, alla vicepresidente Cristina Kirchner . «L’Argentina è sotto choc, lo siamo tutti. L’abbiamo scoperto arrivando in aereo da Buenos Aires. Nessuno pensava che sarebbe potuto accadere, pensavamo che da quel nunca más non saremmo mai tornati indietro».

3 settembre 2022 (modifica il 3 settembre 2022 | 20:31)

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