Non sono pronti

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Il Pd non può allearsi con i Cinquestelle, altrimenti la metà dei suoi elettori non lo vota, ma non può allearsi nemmeno con Renzi, altrimenti non lo vota l’altra metà. Forse potrebbe allearsi con Calenda, ma è Calenda che non può allearsi con il Pd, altrimenti gli elettori di destra nauseati da Salvini e Berlusconi, e disposti a votare lui, non lo voterebbero più. Certo, il Pd potrebbe sempre allearsi con Mélenchon, ma bisognerebbe prima trovare Mélenchon, qualcuno che incarni la causa dei poveri anche fisicamente: l’unico con la faccia giusta è Landini, che però in politica per ora non vuole entrarci. Questo per quanto riguarda il centrosinistra, parlandone da vivo. Nel centrodestra predestinato alla vittoria, Meloni vuole che a decidere il premier sia chi prenderà più voti, cioè lei, ma Berlusconi adesso ha cambiato idea e vuole che il premier lo scelgano i parlamentari eletti, con la segreta convinzione che sceglieranno lui. Quanto a Salvini, che ormai si lascia intervistare solo tra rosari e madonne, ha deciso di saltare un giro e punta direttamente a fare il Papa.

Mentre Draghi spicciava casa, i partiti hanno avuto un anno e mezzo, dicesi un anno e mezzo, per pensare esclusivamente ai fatti loro, cioè a scrivere una nuova legge elettorale e a ridisegnare le regole del gioco, del loro gioco. Non hanno fatto nemmeno quello. Draghi li ha sfidati in aula, domandando: «Siete pronti?». La risposta è arrivata ed è desolante: non sono pronti. Né a far governare lui, né a governare loro.

Il Caffè di Gramellini vi aspetta qui, da martedì a sabato. Chi è abbonato al Corriere ha a disposizione anche «PrimaOra», la newsletter che permette di iniziare al meglio la giornata. La si può leggere qui.

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23 luglio 2022, 07:13 – modifica il 23 luglio 2022 | 07:13

© RIPRODUZIONE RISERVATA

, 2022-07-23 05:14:00,

Il Pd non può allearsi con i Cinquestelle, altrimenti la metà dei suoi elettori non lo vota, ma non può allearsi nemmeno con Renzi, altrimenti non lo vota l’altra metà. Forse potrebbe allearsi con Calenda, ma è Calenda che non può allearsi con il Pd, altrimenti gli elettori di destra nauseati da Salvini e Berlusconi, e disposti a votare lui, non lo voterebbero più. Certo, il Pd potrebbe sempre allearsi con Mélenchon, ma bisognerebbe prima trovare Mélenchon, qualcuno che incarni la causa dei poveri anche fisicamente: l’unico con la faccia giusta è Landini, che però in politica per ora non vuole entrarci. Questo per quanto riguarda il centrosinistra, parlandone da vivo. Nel centrodestra predestinato alla vittoria, Meloni vuole che a decidere il premier sia chi prenderà più voti, cioè lei, ma Berlusconi adesso ha cambiato idea e vuole che il premier lo scelgano i parlamentari eletti, con la segreta convinzione che sceglieranno lui. Quanto a Salvini, che ormai si lascia intervistare solo tra rosari e madonne, ha deciso di saltare un giro e punta direttamente a fare il Papa.

Mentre Draghi spicciava casa, i partiti hanno avuto un anno e mezzo, dicesi un anno e mezzo, per pensare esclusivamente ai fatti loro, cioè a scrivere una nuova legge elettorale e a ridisegnare le regole del gioco, del loro gioco. Non hanno fatto nemmeno quello. Draghi li ha sfidati in aula, domandando: «Siete pronti?». La risposta è arrivata ed è desolante: non sono pronti. Né a far governare lui, né a governare loro.

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23 luglio 2022, 07:13 – modifica il 23 luglio 2022 | 07:13

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, Massimo Gramellini

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