«Nostalgia degli One Direction ma preferisco cantare da solo»

«Nostalgia degli One Direction ma preferisco cantare da solo»

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di Barbara Visentin

Il cantante inglese pubblica il nuovo album «Faith in the future»: «Finalmente posso prendermi il merito dei miei successi»

A inizio settembre, proprio quando Harry Styles sbarcava alla Mostra del cinema di Venezia lasciandosi dietro una scia di gossip, un altro One Direction arrivava a Milano, atteso da 34mila fan in visibilio che in qualche caso si sono accampati a dormire fuori dal luogo del concerto. Mentre la boy band dei record è in pausa a tempo indeterminato, anche Louis Tomlinson sta costruendo una carriera solista di tutto rispetto, più ancorata alla musica e meno glamour del suo compagno, lanciato anche come attore, ma comunque capace di smuovere folle e far salire hashtag su Twitter. «Onestamente quando vedo tutta quella gente sotto il palco che viene a sentirmi non riesco ancora a crederci», confessa Tomlinson, 30 anni, taglio di capelli «alla Oasis» (band che adora «per le canzoni e per l’attitudine») e accento britannico molto marcato.

Il suo primo disco «Walls» era stato colpito in pieno dalla pandemia, costringendolo a uno stop dopo appena due concerti: «È stato un momento duro per me, ma col senno di poi è andata meglio così — racconta —. Digeriamo la musica in modo iper veloce di questi tempi e almeno la gente ha avuto un paio d’anni per ascoltarsi bene le canzoni, rendendo poi il tour ancora più speciale».

Sarà anche sulla scia di questo entusiasmo che il suo secondo lavoro «Faith in the future», in arrivo l’11 novembre, con due date nei palazzetti in Italia già annunciate con un anno di anticipo (l’8 ottobre 2023 a Torino e il 9 a Bologna), è un album realizzato «tenendo in mente come prima cosa i concerti». Il titolo è ottimista: «Non dico che il futuro sarà per forza migliore, ma si tratta di vedere il bicchiere mezzo pieno e di avere un po’ di fiducia. Di certo pensarla così non potrà peggiorare le cose». Rispetto al debutto, Tomlinson racconta di aver acquisito sicurezza e di aver osato di più, saltando dal pop al rock ad accenni punk, ispirandosi in alcuni punti ai primi Arctic Monkeys, alla ricerca di un’energia da trasferire subito sul palco. «Ho provato a essere meno chiuso di mente — spiega —. Nel primo disco penso di essermi limitato un po’, mentre adesso ho un’idea molto più chiara di me come artista e quindi mi sono fidato di me stesso».

Il primo singolo scelto è stato «Bigger than me», un brano sui cambiamenti perché «ce ne sono tanti alla mia età e ho cercato di rifletterci e di accettarli», dice, ma anche una riflessione sull’impatto della sua musica: «Come performer punto sempre alla perfezione ed è facile diventare un po’ troppo analitico. Ma poi quando vedo quel che le canzoni significano per la gente, è tutto molto più grande di quel che penso io, come se i brani prendessero una vita propria».

Quel che gli è accaduto con gli One Direction, nati nel 2010 grazie a «X Factor», è stato senz’altro più grande di lui: «Avevo 18 anni quando mi sono presentato ai provini e per me era solo un’opportunità di ricevere l’opinione onesta dei giudici — ricorda —. Arrivavo da un paesino in cui non avevo avuto tante ispirazioni artistiche e sinceramente non c’erano tante persone che ce l’avessero fatta a cui guardare, quindi non avrei mai immaginato nulla di così folle». Della band, ferma dal 2016, «mi mancano tantissime cose», aggiunge: «Quel che mi manca di più sono lo spirito cameratesco, il divertimento di fare tutto insieme e la condivisione. Non c’erano mai due giornate uguali». Da solista, invece, è tutto sulle sue spalle: «Ora devo davvero prendere le decisioni da solo e farmi carico di tutta la pressione. Al tempo stesso, però, è una dimensione più gratificante perché posso prendermi interamente il merito dei miei successi».

5 novembre 2022 (modifica il 5 novembre 2022 | 23:27)

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, 2022-11-05 22:53:00, Louis Tomlinson: finalmente posso prendermi il merito dei miei successi, Barbara Visentin

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