Da Orizzontescuola.it: Novara: Cè un eccesso di medicalizzazione. Ormai anche litigare col fratellino è considerato un disturbo. Non delegare tutto alla scuola

Daniele Novara, in un’intervista a La Verità, ha offerto una visione fresca sull’educazione dei bambini, soprattutto fino ai sei anni. Secondo lui, l’educazione è intesa come l’abilità di un bambino di sintonizzarsi con le proprie risorse, sviluppando autonomie e imparando in relazione all’età. Un bambino educato, dunque, è colui che “fa il bambino”, supportato dai genitori.

Novara osserva che i genitori di oggi sono particolarmente fragili, influenzati dalla crescita davanti ai media e bombardati da consigli spesso fuorvianti da pseudo-esperti online. Questa fragilità si traduce in una perdita del “baricentro educativo”, portando i genitori a cercare disperatamente orientamento esterno.

Il pedagogista critica fortemente la tendenza attuale a medicalizzare ogni aspetto dell’infanzia, spesso per interessi commerciali. Rileva l’esagerazione nelle diagnosi di disturbi emotivi, un fenomeno che etichetta ingiustamente i bambini e li carica di etichette limitanti.

Nonostante la critica, Novara riconosce la necessità di esperti nell’educazione, sottolineando l’importanza della loro qualità e affidabilità. La complessità della società moderna richiede un supporto qualificato, ma deve essere filtrato con discernimento.

Il pedagogista si unisce alle voci che mettono in guardia contro una sovra-psicologizzazione, che porta a generazioni eccessivamente fragili e dipendenti da terapie e consulenze.

Novara non si posiziona come nostalgico, ma sottolinea la necessità di un equilibrio tra autorità e libertà nell’educazione. I genitori dovrebbero assumere il ruolo di guide, non solo compagni di gioco, per instillare il senso di autorità e responsabilità nei bambini.

Infine, Novara sottolinea il bisogno di rafforzare sia gli insegnanti, attraverso una formazione pedagogica migliore, sia i genitori, incoraggiandoli a riprendere la responsabilità educativa. Sottolinea l’importanza di non delegare troppo alla scuola, ma di collaborare in un processo educativo olistico.

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