Docenti aggrediti, alunni violenti. Nel mondo dell’istruzione, la tensione è palpabile. A parlarne, al Corriere della Sera, è Daniele Novara, pedagogista, che critica il metodo di valutazione attuale basato sugli errori piuttosto che sui progressi.
A suo avviso, la scuola italiana è incagliata in un modello inerziale, resistente al cambiamento, che produce non solo disaffezione, ma anche sofferenza e conflitti tra insegnanti e alunni.
I dati italiani sono preoccupanti. Non solo la dispersione scolastica è alta, ma anche l’indice dei laureati è uno dei più bassi in Europa. Novara suggerisce che la scuola dovrebbe lavorare sulla motivazione degli studenti attraverso un modello di valutazione evolutiva, che misuri i progressi invece che punire gli errori.
Inoltre, Novara mette in discussione il modo in cui viene gestita l’autorità tra genitori e figli. Troppa indulgenza, sostiene, può portare a un senso di autorità ridotto, generando tensioni e problemi comportamentali. Sottolinea l’importanza di un equilibrio tra genitori e figli, in cui la famiglia non diventa un’estensione della scuola.
Novara propone un cambiamento radicale nell’approccio educativo. Prende a modello gli Stati Uniti, dove gli studenti possono personalizzare il loro piano di studi, consentendo loro di concentrarsi su ciò che più li interessa. Questo metodo, secondo Novara, potrebbe stimolare la passione degli studenti e valorizzare le loro attitudini individuali.
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