Christopher Luxon, il neo primo ministro conservatore della Nuova Zelanda, ha annunciato il 1 dicembre un’importante svolta nella politica educativa: il divieto di utilizzare gli smartphone nelle scuole.
Una decisione radicale che ha lo scopo di affrontare la crisi dell’alfabetizzazione che sta affliggendo il sistema educativo del paese.
Un tempo, le scuole neozelandesi si distinguevano per un tasso di alfabetizzazione tra i più elevati al mondo. Tuttavia, negli ultimi anni, si è registrato un preoccupante declino nelle capacità di lettura e scrittura degli studenti. L’Education Hub, un’associazione neozelandese, ha rilevato nel 2022 che più di un terzo dei quindicenni fatica a leggere e scrivere.
Il primo ministro, come segnala Internazionale, ha posto l’accento sulla necessità di un cambiamento radicale. “Vogliamo che i nostri ragazzi apprendano e che i nostri professori insegnino”, ha affermato, sottolineando che il divieto dei telefoni mira a eliminare un elemento di disturbo significativo. La misura sarà implementata entro cento giorni e segue esempi simili già adottati negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Francia.
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