Nuove polemiche sul gender a scuola

Nuove polemiche sul gender a scuola

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Una delle ragioni dell’insabbiamento del disegno di legge Zan, nella scorsa legislatura, fu la controversa questione dell’identità di genere, definita nell’art. 1 come “l’i­dentificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corri­spondente al sesso, indipendentemente dal­l’aver concluso un percorso di transizione”.

I partiti del centro-destra, in particolare la Lega di Salvini, ne fecero un cavallo di battaglia della loro campagna elettorale (Salvini: “Ogni bambino ha diritto di avere una mamma e un papà”), ma dubbi e perplessità non mancarono anche nel centro-sinistra – soprattutto in Italia Viva – su altri punti del ddl come l’art. 4 (“Sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte, purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti”) perché limitativo della libertà di pensiero.

Ma la questione del gender ha continuato a circolare nella società per iniziativa dei movimenti LGBTQ+ che l’hanno portata all’attenzione della magistratura e che hanno indotto alcune scuole (più di 150 secondo l’associazione Pro Vita e Famiglia) ad adottare regolamenti volti a consentire agli studenti di scegliersi un nome in base all’identità di genere da essi stessi “percepita” (carriera alias).

Ma “la carriera alias nelle scuole può generare o rafforzare nei minori sentimenti di confusione e disagio identitario”, protesta Pro Vita e Famiglia, perché “incoraggia processi che possono portare all’assunzione di farmaci ormonali per bloccare lo sviluppo sessuale o addirittura interventi chirurgici devastanti per il corpo e dagli effetti irreversibili.

Contro questo atteggiamento permissivista di alcune scuole l’associazione ha diffuso una petizione, che secondo i suoi promotori ha già raccolto più di 60.000 firme, “per chiedere al Ministro dell’Istruzione di mettere fine a questo abuso”. Forse Pro Vita conta sul fatto che l’attuale Ministro sia stato designato dalla Lega, partito che sulla problematica del gender ha mostrato maggiore disponibilità all’ascolto delle sue tesi, ma ci sembra difficile che Valditara, già al centro di non poche polemiche, voglia rischiare di aggiungerne un’altra su un tema di così grande complessità e delicatezza, come ben sanno tutti i Paesi – in primis gli USA – nei quali si sta cercando di dare una risposta civile e inclusiva alla questione degli alunni transgender e in crisi di identità.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

, , Pubblicato da Orazio Francesco Niceforo
Una delle ragioni dell’insabbiamento del disegno di legge Zan, nella scorsa legislatura, fu la controversa questione dell’identità di genere, definita nell’art. 1 come “l’i­dentificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corri­spondente al sesso, indipendentemente dal­l’aver concluso un percorso di transizione”. I partiti del centro-destra, in particolare la Lega di […]
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