Se il progetto andrà in porto, i “posti disciplinari”, i “posti comuni” e i “posti di sostegno” potrebbero gradualmente trasformarsi tutti in “cattedre inclusive”.
L’idea iniziale è di alcuni grandi esperti della materia, Evelina Chiocca, presidente nazionale del CIIS, Raffaele Iosa, Ispettore che da sempre si occupa di disabilità, Dario Ianes, docente dell’Università di Bolzano e Paolo Fasce, Dirigente Scolastico dell’Istituto Nautico di Genova, che ha sperimentato la cattedra mista, e Massimo Nutini, ex dirigente del Comune di Prato e ora consulente dell’Anci. Ma altri stanno già aderendo.
La proposta è stata anticipata nella giornata odierna nel corso del convegno svoltosi a Moncalieri (TO) sul tema “Dalla diversità di qualcuno alla unicità di ciascuno”.
Ma di che cosa si tratta, di preciso?
“Non è una proposta facile – spiegano i promotori – perché richiede un salto culturale, oltre a un lungo percorso attuativo transitorio, che consentirà di rimettere la scuola al centro delle attenzioni politiche e dell’investimento pubblico. In pratica si tratta della generalizzazione, seppur graduale e con importanti deroghe, di quella che viene chiamata ‘cattedra mista’, ma che noi abbiamo ridenominato appunto cattedra inclusiva”.
“Il progetto di legge (il cui testo peraltro non è ancora completamente definito) – sottolineano i promotori – prevede che a decorrere dal sesto anno scolastico successivo all’entrata in vigore della legge, tutti i docenti incaricati sui posti comuni e sui posti disciplinari delle scuole di ogni ordine e grado effettuino una parte del loro orario di servizio con incarico su posto di sostegno, mentre tutti i docenti in servizio con incarico su posto di sostegno nella scuola dell’infanzia e nella scuola primaria effettuino una parte del loro orario di servizio su posto comune e tutti i docenti in servizio con incarico su posto di sostegno nella scuola secondaria di primo e di secondo grado effettuino una parte del loro orario di servizio su posto disciplinare coerente con la propria classe di concorso”.
“Oltre a questo – aggiungono – la proposta di legge prevede e finanzia un piano quinquennale di formazione in servizio, analoga alla specializzazione, per far sì che tutti gli insegnanti conseguano quelle competenze professionali indispensabili per lavorare con tutti gli alunni della classe, e per fornire di una abilitazione all’insegnamento coloro che, pur essendo specializzati per le attività di sostegno, che ne fossero sforniti”.
“È previsto inoltre che, in ogni istituzione scolastica autonoma, sia istituito un ‘coordinamento pedagogico d’istituto’ con personale a ciò specificamente dedicato, mentre a livello territoriale, verrà istituito un ‘coordinamento pedagogico territoriale’, che assorbe al suo interno CTS, CTI, scuole polo per l’inclusione e i GIT. Per realizzare tutto questo si prevede il congelamento degli organici ai numeri attuali, ovvero privi dei tagli conseguenti alla riduzione della popolazione scolastica, oltre ad uno stanziamento finanziario adeguato”.
Ma perché intervenire su questa materia?
“L’iscrizione degli alunni con disabilità alle classi comuni delle scuole di ogni ordine e grado – concludono i promotori – ha generato, in oltre mezzo secolo di storia, una crescita nella qualità della progettazione educativa e didattica a favore di tutti coloro che accedono al sistema dell’istruzione del nostro Paese. La loro presenza, se in un primo momento ha acceso un forte dibattito accompagnato dal costante impegno di individuare ‘modi nuovi’ per proporre insegnamenti e stimolare apprendimenti, è oggi nuovamente alla ricerca di una direzione di senso”
La proposta sarà rilanciata anche al convegno Erickson a Rimini, dal 17 al 19 novembre prossimo.
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