Nuovo contratto economico: servono 500 milioni per l’aumento ai prof, nel mirino la card formazione

Nuovo contratto economico: servono 500 milioni per l’aumento ai prof, nel mirino la card formazione

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Il Ccnl scaduto a dicembre 2018 ha previsto per i docenti aumenti retributivi medi di 96 euro lordi al mese

di Eugenio Bruno e Claudio Tucci

Le promesse di un aumento a tre cifre per i docenti hanno finora accomunato il ministro dell’Istruzione entrante (il pentastellato Lorenzo Fioramonti) e l’uscente (leghista Marco Bussetti). Tanto più che entrambi hanno adottato un approccio concertativo con i sindacati della scuola. Per tutti questi motivi le stime sull’impatto del rinnovo contrattuale per gli statali, declinate sugli insegnanti, fanno notizia. A fronte di un aumento medio di 96 euro nella Pa, l’asticella per i prof si fermerebbe infatti a 85. Quindici in meno rispetto alle promesse siglate dal Conte 1 e ripetute dal Conte 2. Per arrivare a “quota 100” mancano 500 milioni che il Miur sta cercando in queste ore. E che potrebbero arrivare dal bonus formazione.

Il nuovo contratto

Il Ccnl scaduto a dicembre 2018 ha previsto per i docenti aumenti retributivi medi di 96 euro lordi al mese; si è andati da un minimo di 80,40 euro fino a un massimo di 110 euro, in ragione di anzianità di servizio e grado di scuola. Per garantire questi trattamenti è stato attinto anche al fondo per valorizzare il merito, che è prima sceso da 200 milioni annui a 130 milioni nel 2018 per poi risalire a 160. Inoltre, soprattutto per i livelli iniziali, è stato previsto un ulteriore riconoscimento economico, l’elemento perequativo, che vale in media 11,50 euro. Questo emolumento, che in origine era stato finanziato fino a fine 2018, è stato riconfermato con la scorsa manovra grazie a uno stanziamento ad hoc, “scippando” una fetta delle risorse all’alternanza scuola-lavoro.

Il compito di finanziare il nuovo Ccnl 2019-2021 toccherà alla legge di bilancio attesa in parlamento. E che, alla voce pubblico impiego, dovrebbe sfiorare i 3,2 miliardi di euro (su cui si veda Il Sole 24 ore del 23 ottobre). Ciò significa che, secondo i primi calcoli dei tecnici del Miur, per gli oltre 800mila professori in servizio, l’aumento stipendiale medio sarebbe di circa 74 euro, oltre ovviamente al mantenimento dell’elemento perequativo di 11,50 euro, per un totale, quindi, di 85,50 euro. Per il resto della Pa ci si attesta su valori un po’ più elevati, intorno ai 95/96 euro (gli stipendi della scuola, come noto, partono da soglie più basse). Ma il ministro Fioramonti ha più volte promesso, come il suo predecessore, «incrementi di 100 euro» per gli insegnanti. Ma per assicurarli, continuando a finanziare l’elemento perequativo che tutela i redditi più bassi, servirebbero, per la sola scuola, circa 2,2 miliardi di euro. Considerando che inclusi gli stanziamenti aggiuntivi la quota di risorse destinate al rinnovo della scuola dovrebbe essere di circa 1,7 miliardi all’appello mancherebbero ancora 500 milioni di euro. Una cifra importante, che i tecnici del ministero sperano di riuscire a recuperare nei prossimi giorni.

Occhi puntati sulla card formazione

Dai sindacati arriva un suggerimento su dove reperire le eventuali risorse aggiuntive. La Gilda degli insegnanti, per voce del responsabile del centro studi, Gianluigi Dotti, invita il ministro Fioramonti a utilizzare a tal fine i 380 milioni destinati a finanziare la card da 500 euro per i docenti e a viale Trastevere confermano che ci stanno pensando. «Portare questi soldi nella retribuzione – sottolinea Dotti – avrebbe un effetto positivo su pensione e buonuscita specialmente dei docenti più giovani oggi legati al sistema contributivo». Del resto, in due anni di applicazione, la card è stata usata soprattutto per acquistare “hardware e software” (il 70% e più della spesa). Appena il 6/7% dei prof ha scelto i corsi di aggiornamento.

L’allineamento all’Europa

In realtà la partita sugli stipendi dei docenti è ancora più ampia. Il nuovo Ccnl dovrebbe affrontare anche la sfida «dell’allineamento graduale degli stipendi dei prof al resto d’Europa», altro punto inserito nell’accordo di aprile 2019 tra il premier Conte e i sindacati. Del resto il confronto internazionale è impietoso: con un salario annuo lordo medio di 28.147 euro i docenti italiani occupano i bassifondi della classifica Ue, a fronte dei 55.926 della Germania, dei 37.195 del Regno Unito e dei 33.657 della Francia. E anche se il Miur non indica le cifre necessarie a colmare il gap, ci hanno pensato i sindacati a dire che servirebbe, già quest’anno, almeno 1 miliardo. Ma su questo punto la caccia ai fondi non è nemmeno iniziata.

Pietro Guerra

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