editoriale Mezzogiorno, 20 gennaio 2023 – 08:34 di Claudio Scamardella Il rischio che le imminenti assise del Pd diventino un’altra occasione mancata, anche per il Sud, si sta rivelando sempre pi concreto. Gli sconcertanti pasticci nella tempistica congressuale, come prevedibile, hanno di fatto ribaltato il rapporto pensiero-azione, relegando sullo sfondo la discussione su idee, progetti, profilo e linea politica del partito. In attesa del pensiero, sono dunque le azioni a prevalere, cio i comportamenti, le alleanze e le dichiarazioni in campagna elettorale di chi si contende la leadership del partito. E anche su questo i segnali sono tutt’altro che incoraggianti. Soprattutto nelle regioni meridionali, dove emerge netta la sensazione che il congresso si risolver con un’autoriproduzione del ceto politico locale e un rafforzamento degli ormai intoccabili potentati delle enclave territoriali, cui il partito nazionale da molti anni ha ceduto ampie e discrezionali quote di sovranit politica e personale della propria rappresentanza. I casi della Campania e della Puglia sono emblematici. Le foto degli incontri fin qui organizzati con i due principali sfidanti alla segreteria, corredate dalle loro dichiarazioni, danno vita a un evidente paradosso. Ovvero l’eventuale e necessaria rigenerazione del partito sul territorio viene di fatto affidata nelle mani – dirette o indirette – dei principali responsabili del disastro. Di chi, cio, ha devastato e distrutto il Pd con gestioni padronali, utilizzando il partito solo per la costruzione della propria carriera e per la conservazione del potere personale. Nelle repubbliche autarchiche di Campania e Puglia, i governatori – non i sindaci, e non a caso – sono stati e restano i veri padroni del Pd, anche se non iscritti, come Emiliano. Hanno orientato i congressi. Cooptato ai vertici del partito dirigenti addomesticati anche se incapaci. Allontanato tutte le voci critiche e non allineate. Imposto agli elettori candidati di propria fiducia nei collegi blindati. Organizzato e coltivato quel falso e spregiudicato civismo, che ha nel proprio Dna l’oltrismo, per raggranellare voti di qualsiasi provenienza in cambio di incarichi e poltrone, drenando cos consensi allo stesso Pd, depotenziandone peso e ruolo nella societ e nelle istituzioni. Lungi da noi la furia iconoclasta di chi invoca azzeramenti liquidatori e rottamazioni sommarie. Ma si fa fatica a credere in una svolta nei contenuti e negli uomini, come invocano i due sfidanti alla segreteria con maggiori probabilit di vittoria, se ad appoggiarli ci sono in prima linea i principali responsabili del declino del Pd nel Sud. E non si tratta, certo, di appoggi senza condizioni. Bonaccini, come noto, sostenuto nella corsa alla segreteria da De Luca ed Emiliano. Per controbilanciare la scelta come vice di Pina Picierno, l’eurodeputata da sempre critica con il sistema-De Luca, stato costretto a inventarsi un incarico per il figlio del presidente della Campania (responsabile della mozione per le iniziative e il programma del Mezzogiorno), pena la perdita dell’appoggio del governatore. Nelle diverse tappe del tour al Sud, inoltre, Bonaccini si lanciato in sperticate lodi nei confronti di De Luca ed Emiliano. A Lecce ha affermato: La Puglia una terra in salute per il Pd e il centrosinistra. Abbiamo vinto quasi tutte le ultime elezioni, quindi mi sembra che le cose qui funzionino. Il giorno dopo ad Avellino: De Luca un ottimo amministratore e non un caso che mentre si perde a livello nazionale, al Sud siamo alla guida di Campania e Puglia. Infine, domenica scorsa a Napoli: Il terzo mandato a De Luca? Vedremo. Io do un giudizio positivo sul suo governo. Bonaccini farebbe bene a rileggere l’appello lanciato a Letta, meno di un anno fa e lasciato cadere nel silenzio, da qualificati intellettuali campani contro il cesarismo dei governatori meridionali, per fermarne la deriva regional-sovranista, clientelare, familistica e affaristica. Si dice: ma qui si vince. A quale costo? Chi davvero vince? E con quale orizzonte? Da molti anni, in Campania e in Puglia si giustifica qualsiasi mezzo per conservare il potere. Le reti del consenso vengono organizzate, unte e alimentate con modi e metodi che nemmeno ai tempi delle peggiori degenerazioni della prima repubblica si erano visti. In cambio, il bilancio dei governi regionali in settori vitali come sanit, trasporti, servizi, qualit della vita tutt’altro che positivo, come certificano ogni giorno le classifiche settoriali, nazionali ed europee. Se questo significa essere in salute, allora riesce difficile capire quando si ammalati. Sull’altro fronte, quello della Schlein, il discorso non cambia. Il suo vice Francesco Boccia, primo responsabile della assai discutibile formazione delle liste alle politiche in Campania e in Puglia, supporter indefesso delle magnifiche sorti e progressive dei governi di De Luca ed Emiliano. In prima fila con lui, in Puglia, dirigenti di partito ed esponenti istituzionali che, grazie a traiettorie politiche a zig-zag, sono sempre caduti in piedi, anche dopo aver subto storiche sconfitte. Oggi Boccia impugna la bandiera del rinnovamento, parlando di cappa e sindrome di Stoccolma nel partito campano per l’adesione bulgara alle direttive di De Luca. Ma fino a qualche mese fa, stato il suo pi strenuo difensore, oltre che consigliori di Emiliano, sempre eletto in posti blindati, teorico convinto e pratico organizzatore del falso civismo e dell’oltrismo in Puglia. Altro che svolta. Ci vorrebbe coraggio, quel coraggio che a Letta mancato. Per sfidare, anzich assecondare, la forza, la spregiudicatezza, i metodi, i veti e anche i ricatti politici dei cacicchi meridionali. Per non barattare posti e future candidature, per non promettere terzi mandati, per chiudere definitivamente con la nefasta deriva regionalista che tanti guasti sta provocando al Sud e al Pd. Ci vorrebbe coraggio per aprire una riflessione conseguente su ci che che ha scritto Stefano Passigli, mercoled, sul Corriere della Sera: L’avere reso stabili ed eletti direttamente i presidenti di Regione, estendendo a loro quanto era stato positivamente deciso per i sindaci, senza tener conto della diversit di funzioni, si rilevata una delle principali cause della crisi dei partiti nazionali. La campagna al Sud per le primarie del Pd lo sta confermando. 20 gennaio 2023 | 08:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA
Pietro Guerra
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