OBike, nuove indagini sulle mille bici in sharing abbandonate in città

OBike, nuove indagini sulle mille bici in sharing abbandonate in città

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di Fulvio Fianodi

Il giudice respinge la richiesta di archiviazione per la società di noleggio accusato di non aver ritirato e smaltito le due ruote dopo aver interrotto il servizio nel 2017

Dovevano essere una pedalata nella mobilità sostenibile, si rivelarono invece un tuffo nella inciviltà degli utenti e nella inefficacia del servizio che portò OBike ad abbandonare Roma in tutta fretta. Una fuga di cui però la società di sharing paga ancora oggi le conseguenze penali.

Sul campo, è il caso di dirlo, rimasero infatti oltre mille bici gialle destinate al noleggio e in molti casi rese inutilizzabili o danneggiate da un uso improprio, vandalismi vari quando non addirittura lanci nel Tevere. Su quei ruderi ferrosi rimasti a deturpare Roma la Procura aveva aperto un’inchiesta con l’ipotesi di abbandono illecito di rifiuti, che a distanza di oltre tre anni sembrava arrivata a un punto morto con la richiesta di archiviazione avanzata dal pm. Alla parola fine si è però opposta Legambiente, che si è vista dare ora ragione dal gip Roberta Conforti, la quale ha disposto di indagare più a fondo «al fine di accertare se sia stato dato seguito alle diffide inoltrate dal Comune, quanti e in quali condizioni siano ancora i velocipedi presenti sul territorio comunale e quanti siano stati rimossi e a opera di chi, acquisendo, ove disponibile, documentazione attestante lo stato dei mezzi, beni dei quali la società inadempiente si è disinteressata completamente». Insomma, nessun colpo di spugna su quanto accaduto dopo la cessazione del servizio.

OBike era arrivata a Roma nel 2016 prima fra altre sigle del cosidetto servizio di «bike sharing a flotta libera» rinunciando al potenziale affare (fiorito poi anche in altre forme, vedi gli ormai onnipresenti monopattini) già a fine 2017. A differenza di tante altre città europee la Capitale non si era dimostrata pronta alla condivisione civile delle due ruote, intese più spesso come una forma di divertimento da un colpo e via da parte di ragazzi e ragazze. La cessazione del servizio non è però coincisa con il recupero di tutte le bici che, quando non sono state smontate per recuperare ruote o altro, spuntano ancora qui e là come piccoli monumenti al fallimento consumato. Alcune sono riemerse dal Tevere in secca nelle scorse settimane. Gli accertamenti disposti dal giudice non saranno facili ma il presidente di Legambiente Lazio, Roberto Sacchi, auspica comunque che «si faccia giustizia in un questa vicenda assurda e che Roma venga liberata da questa ferraglia».

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© RIPRODUZIONE RISERVATA

23 agosto 2022 (modifica il 23 agosto 2022 | 07:25)

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, 2022-08-23 05:37:00, Il giudice respinge la richiesta di archiviazione per la società di noleggio accusato di non aver ritirato e smaltito le due ruote dopo aver interrotto il servizio nel 2017, Fulvio Fiano

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