di Gianna Fregonara e Orsola Riva
Dopo i risultati della rilevazione Ocse-Pisa 2022, la Franci aha annunciato una stretta sugli studenti. Che cosa dicono i risultati sull’Italia. Le soluzioni all’emergenza nazionale
All’indomani della presentazione dei dati della rilevazione Ocse-Pisa sugli apprendimenti dei quindicenni, la Francia, bocciata in matematica, ha annunciato che aumenter a sua volta le bocciature scolastiche. Un messaggio che il governo stava preparando da tempo: pi selezione, soprattutto alla fine delle medie si ripristina un esame dentro-fuori. Persino le classi saranno divise in gruppi a seconda del livello degli studenti. La Francia ha avuto una media di risultato di matematica di 475 punti nella scala Ocse-Pisa, l’Italia ha avuto 471 punti. La domanda dunque immediata: si dovrebbe bocciare di pi anche in Italia per fare imparare la matematica agli studenti?
Che cosa dicono i dati Ocse-Pisa
Vediamo innanzitutto che cosa ci dicono i dati dell’Ocse-Pisa, perch vero che ci sono le medie nazionali, ma ci sono anche le serie storiche dei dati, i dati divisi per scuola, per genere e per aree geografiche che dicono molto di pi della sola media sullo stato di salute del sistema scolastico. E sulla preparazione degli studenti. Per quanto riguarda il nostro Paese la media di 471 si scompone innanzitutto in un 482 di media dei maschi, che lo stesso degli studenti in Finlandia, uno dei sistemi simbolo della buona scuola che per quest’anno ha mostrato segnali di crisi, e un inquietante 461 delle ragazze. L’Italia detiene un record mondiale negativo di distanza tra l’apprendimento dei maschi e delle femmine: pi di venti punti, come se le ragazze avessero frequentato un anno in meno di scuola dei loro coetanei. E’ questo il dato pi significativo per l’Italia: la difficolt di insegnare la matematica alle studentesse, di coinvolgerle e spingerle verso le materie Stem.
Due sistemi scolastici
Un secondo dato, che conferma quello che tutti gli anni ci dicono i test Invalsi (che a differenza dell’Ocse-Pisa sono censuari, cio su tutti gi studenti, e non a campione), che c’ una inaccettabile differenza di performance tra gli studenti dei licei e quelli degli istituti tecnici e dei professionali. E una uguale differenza c’ tra le diverse aree geografiche: le scuole del Nord garantiscono agli studenti una preparazione significativamente superiore di quelle del Sud e delle Isole. Scrivono infatti gli analisti dell’Ocse: E’ come se avessero frequentato due sistemi scolastici differenti. Con questo scenario – ha detto Giorgio Bolondi, coordinatore del Corso di perfezionamento universitario in Didattica della matematica all’universit di Trento – siamo di fronte ad una vera e propria emergenza nazionale, che richiederebbe una riflessione e un piano di recupero. Anche perch, nonostante i fondi e i progetti che negli ultimi vent’anni sono stati messi a disposizione per aumentare la preparazione nelle cosiddette materie Stem, i risultati non sono cambiati dal 2003 e il miglioramento registrato nelle successive rilevazioni stato completamente bruciato, probabilmente anche a causa della chiusura delle scuole durante l’epidemia del Covid.
Bocciare o copiare?
E allora la soluzione quella francese? Bocciare, far ripetere l’anno, fermare chi non abbastanza preparato e rischia di non capire nulla? Va da s che i sistemi migliori hanno tassi di bocciatura che sono la met della Francia (11 per cento) e dell’Italia dove i bocciati nelle scuole superiori sono il 9 per cento: far ripetere uno studente non soltanto una sconfitta per lo studente ma lo anche per la scuola, significa che non si riusciti a far raggiungere il livello minimo di competenze che il sistema dovrebbe garantire. Singapore e l’Estonia, due sistemi diversi, ma che hanno un tasso di riuscita che li mette in cima alla classifica mondiale, bocciano tra il 4 e il 5 per cento dei loro studenti, una percentuale che si potrebbe definire fisiologica. Sono gli stessi esperti dell’Ocse a indicare da anni ormai che le bocciature non sono una soluzione: non solo intervengono quando ormai il disastro fatto, sanciscono e sanzionano l’insuccesso, ma non aiutano ad evitarlo. Ma anche costano, non garantiscono che lo studente recuperi e spesso sono l’anticamera della rinuncia agli studi. E allora, che fare? La risposta pi ovvia sarebbe quella di imparare dai sistemi che funzionano. E’ vero che Singapore e l’Estonia hanno una popolazione omogenea e limitata, due caratteristiche che facilitano enormemente il compito della scuola visto che c’ sempre una correlazione diretta tra le condizioni socio-economiche e il risultato scolastico (in Francia questo particolarmente evidente). E’ dunque una questione di metodo, innanzitutto, oltre che di preparazione specifica degli insegnanti. Ci sono anche ragioni di sistema: a Singapore il curriculum unico fino ai 16 anni, questo significa che si studia la stessa matematica, cosa che invece non avviene nel biennio delle scuole superiori dove si nota una differenza tra licei, licei scientifici, istituti tecnici e professionali. L’approccio alla matematica, nei primi anni di scuola, ludico e pratico, stata sviluppata una didattica molto pi innovativa di quella usata nelle nostre scuole. Quel che certo che una qualche forma di confronto sarebbe necessaria e qualche contromisura andrebbe presa, il silenzio l’unica via che non serve a nulla.
7 dicembre 2023 (modifica il 7 dicembre 2023 | 11:12)
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