«Odio il Natale»,  nello scenario di Chioggia si parla romano

«Odio il Natale», nello scenario di Chioggia si parla romano

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di Aldo Grasso

Adattamento della fiction norvegese Natale con uno sconosciuto e ambientata a Chioggia, nella serie gli attori parlano con inflessione romanesca

Baruffe chiozzotte. Odio il Natale una serie televisiva diretta dai CRIC (Davide Mardegan e Clemente De Muro) e distribuita da Netflix; un adattamento della serie Netflix norvegese Natale con uno sconosciuto, riscritta da Elena Bucaccio, Viola Rispoli e Silvia Leuzzi. La location si trasferisce da Oslo a Chioggia (immagino per l’intervento della Film Commission), la qualit Lux Vide per i temi trattati (il Natale, la famiglia, la ricerca dell’amore) resta sempre alta. Gianna (Pilar Fogliati) una 30enne alle prese con una ricorrenza non facile; per lei, infatti, il Natale un momento cruciale, tra pressioni, aspettative e bilanci sulla propria vita. Single da tre anni Gianna credeva di avere tutto ci che poteva desiderare: un lavoro che le piace, delle amiche con cui si trova bene e una famiglia che ama. Credeva. La serie si guarda con piacere, scorre veloce, ma pone un problema su cui ormai si riflette poco.

Ci sono alcune serie italiane, come Vincenzo Malinconico o Imma Tataranni. Sostituto procuratore in cui si fa molta attenzione al parlato dei personaggi, a certe sfumature del patrimonio lessicale regionale. In Odio il Natale, nello splendido scenario di Chioggia si parla romano. Tutti i protagonisti recitano, ora in maniera pi lieve ora in maniera pi marcata, con un’inflessione romanesca. Succede da tempo, sembra un’attitudine quasi naturale, del resto il cinema si fa a Roma. La fiction sembra scritta in doppiaggese, che quella variante della lingua italiana nata come risultato del doppiaggio, una lingua artificiale, neutra, un ibrido fra falsa colloquialit (ricca di calchi) e formalismo. Va bene, accettiamo la convenzione del doppiaggese e nel piacere della finzione scopriamo pure che a Chioggia spira il ponentino. Ma allora tutti devono parlare secondo convenzione. Invece il padre di Gianna parla con accento veneto e, trac, il sortilegio si rompe.

18 dicembre 2022 (modifica il 18 dicembre 2022 | 19:06)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

, 2022-12-18 18:08:00,

di Aldo Grasso

Adattamento della fiction norvegese Natale con uno sconosciuto e ambientata a Chioggia, nella serie gli attori parlano con inflessione romanesca

Baruffe chiozzotte. Odio il Natale una serie televisiva diretta dai CRIC (Davide Mardegan e Clemente De Muro) e distribuita da Netflix; un adattamento della serie Netflix norvegese Natale con uno sconosciuto, riscritta da Elena Bucaccio, Viola Rispoli e Silvia Leuzzi. La location si trasferisce da Oslo a Chioggia (immagino per l’intervento della Film Commission), la qualit Lux Vide per i temi trattati (il Natale, la famiglia, la ricerca dell’amore) resta sempre alta. Gianna (Pilar Fogliati) una 30enne alle prese con una ricorrenza non facile; per lei, infatti, il Natale un momento cruciale, tra pressioni, aspettative e bilanci sulla propria vita. Single da tre anni Gianna credeva di avere tutto ci che poteva desiderare: un lavoro che le piace, delle amiche con cui si trova bene e una famiglia che ama. Credeva. La serie si guarda con piacere, scorre veloce, ma pone un problema su cui ormai si riflette poco.

Ci sono alcune serie italiane, come Vincenzo Malinconico o Imma Tataranni. Sostituto procuratore in cui si fa molta attenzione al parlato dei personaggi, a certe sfumature del patrimonio lessicale regionale. In Odio il Natale, nello splendido scenario di Chioggia si parla romano. Tutti i protagonisti recitano, ora in maniera pi lieve ora in maniera pi marcata, con un’inflessione romanesca. Succede da tempo, sembra un’attitudine quasi naturale, del resto il cinema si fa a Roma. La fiction sembra scritta in doppiaggese, che quella variante della lingua italiana nata come risultato del doppiaggio, una lingua artificiale, neutra, un ibrido fra falsa colloquialit (ricca di calchi) e formalismo. Va bene, accettiamo la convenzione del doppiaggese e nel piacere della finzione scopriamo pure che a Chioggia spira il ponentino. Ma allora tutti devono parlare secondo convenzione. Invece il padre di Gianna parla con accento veneto e, trac, il sortilegio si rompe.

18 dicembre 2022 (modifica il 18 dicembre 2022 | 19:06)

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