di Silvia Morosi
Servizio attivato a Milano da BonelliErede, Cometa Formazione e Ita2030 per le persone in fuga (russi compresi). Riconoscimento di competenze e titoli, corsi veloci di italiano: «Bisogna passare dall’emergenza all’integrazione»
Olena, 20 anni, è arrivata in Italia con la figlia di un anno e la madre. In Ucraina studiava Legge; ora continua da remoto e in attesa di terminare il percorso e migliorare la conoscenza della lingua collabora come assistente in un ufficio. Lidyia ha un figlio di 4 anni con una disabilità: avvocatessa in patria, a breve seguirà un corso nel campo della ristorazione, non avendo ancora una pratica dell’italiano che le permetta di proporsi nel suo settore. E poi c’è Zoriana, mamma di due adolescenti: docente universitaria di Biochimica, grazie alla buona pratica dell’inglese sta cercando di proporsi negli atenei che offrono corsi in lingua.
Sono solo tre delle storie raccolte dal Centro di aiuto per l’inserimento al lavoro dei profughi ucraini, frutto dello sforzo congiunto di BonelliErede , leader nei servizi legali e fiscali in Italia, della cooperativa sociale Cometa Formazione , che si occupa di minori e inserimento, e di Ita2030 , associazione di professionisti che mette a disposizione network e competenze per supportare iniziative del Terzo settore. Il servizio ha iniziato l’attività a Milano il 10 maggio scorso e ha già contribuito ad avviare al lavoro diversi rifugiati di guerra.
Le difficoltà incontrate
Tra le difficoltà di inserimento «vi sono la lingua e il riconoscimento dei titoli di studio, nonostante le ottime competenze che si possiedono, in particolar modo digitali e sanitarie. Per superare questi ostacoli il Centro punta sulla mappatura di competenze e attitudini della persona, e su corsi di italiano e formazione specifica organizzati con il supporto di aziende clienti dello studio o collegate al gruppo Ita2030, disponibili ad aiutare chi è stato travolto dalla tragedia», racconta Marcello Giustiniani, senior partner di BonelliErede e presidente di Ita2030 .
Aperto alle persone che cercano un impiego, lo sportello è accessibile anche attraverso gli enti di accoglienza del territorio e le piattaforme del Comune: «Cinque anni fa abbiamo dato vita a un servizio per supportare quanti hanno difficoltà nel reperire un lavoro o non sono più motivati, mettendoli in contatto con specialisti e aziende. Ora – continua – abbiamo pensato di dedicare un’articolazione dell’attività ai bisogni specifici dei profughi, sia ucraini che russi. Perché la sfida è passare dall’emergenza all’integrazione». Grazie alla presenza di due mediatrici culturali, a chi si rivolge al servizio viene inizialmente somministrato «un questionario psico-attitudinale, già sperimentato in diversi contesti per mappare competenze, attitudini e aspettative. Vogliamo fornire alle aziende non semplici nomi ma volti con storie, motivazioni e sogni».
Il Centro ha già incontrato e profilato oltre un centinaio di profughi, segnalati da diverse realtà (Welcome Refugees, Emmaus, Caritas e parrocchie, Comune): 158 persone hanno sostenuto il colloquio, 117 hanno già partecipato ai corsi di italiano. Per raggiungere e aiutare sempre più persone «stiamo svolgendo un’importante opera di comunicazione di questa opportunità gratuita fuori dalla Questura e presso altre istituzioni. La nostra struttura – chiarisce Giustiniani – sta operando con aziende medio-grandi per la formazione e l’avvio a professioni più qualificate, e con aziende più piccole, specie nel settore dell’edilizia e della ristorazione, per inserimenti anche immediati, che allevino il disagio nel breve periodo». Il 14 luglio per esempio ha preso il via un corso destinato a quindici persone per camerieri di sala e bar, molto richiesti in estate.
Mobilitazione cittadina
«Ci interessa proporre un’offerta in linea con le richieste dei candidati. Senza dimenticare l’attenzione rivolta ai minori, figli dei beneficiari dei corsi di italiano, accolti a titolo gratuito al centro estivo della parrocchia di piazza Wagner». La mobilitazione cittadina – conclude Giustiniani – è stata corale: «Pubblico, privato, Terzo settore, tutti hanno messo da parte gli individualismi. Comune, Provincia e Regione ci supportano da ogni punto di vista; come le aziende. Speriamo che le persone accolte possano tornare a casa e riabbracciare i propri cari. Offrire loro un’alternativa, o meglio una prospettiva, risponde non solo a un dovere verso di loro, ma anche a un chiaro interesse del Paese, che ha tanto bisogno di risorse giovani e competenti. E poi c’è sempre la possibilità che, qualora volessero ritornare a casa, possano continuare a lavorare da remoto per le aziende che le hanno formate».
28 luglio 2022 (modifica il 28 luglio 2022 | 17:49)
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, 2022-07-29 04:52:00, Servizio attivato a Milano da BonelliErede, Cometa Formazione e Ita2030 per le persone in fuga (russi compresi). Riconoscimento di competenze e titoli, corsi veloci di italiano: «Bisogna passare dall’emergenza all’integrazione», Silvia Morosi