Esiste un fior d’artista più controverso e oscuro di Michelangelo Merisi detto Caravaggio (1571-1610)? Probabilmente no. Ed esiste un pittore che abbia saputo meglio di lui rappresentare e fondere, nello splendore dell’arte, l’anima popolare con il senso del divino, il brutale incedere del destino sui dimenticati e i diseredati con le virtù più alte? Nei suoi dipinti, i ladri diventano angeli, le prostitute si trasformano in madonne e i vagabondi in nobili signori.
Di sicuro, Caravaggio non fu uno stinco di santo. Michele Placido calca la mano: «Fu una specie di rockstar del suo tempo». Riccardo Scamarcio, che lo interpreta, sostiene d’essersi ispirato a Elvis Presley. Merisi fu tormento ed estasi. Un uomo contraddittorio, non amabile, in aperto contrasto con le autorità religiose del suo tempo, un genio del Rinascimento rissoso, ribelle, fuori controllo. Quel che un tempo si sarebbe detto «un artista maledetto», prigioniero delle sue ossessioni e dei suoi incubi. Saggiamente, Placido non cerca il mito, la celebrazione. Si fa piuttosto interprete di un realismo che viene a patti con la fiction, aumentando così la grandezza pop del personaggio.
Indaga l’uomo senza pace che con le sue opere sfiorò il divino in un continuo percorso di andata e ritorno tra inferno e paradiso. Ne fa una sorta di regista ante litteram in cerca di verità e assoluto. Scava nel suo talento, in cui si specchiavano le contraddizioni morali dell’Italia del Seicento, ne racconta la passione per le donne, il forte bisogno di espiazione, la furia iconoclasta contro le regole tracciate dal Concio di Trento per le rappresentazioni sacre, gli incontri con Giordano Bruno e Artemisia Gentileschi. Talmente bravo (e pericoloso) da spingere papa Paolo V ad arruolare un agente pontificio, detto Ombra (Louis Garrel), per valutare se graziarlo in seguito all’accusa di aver ucciso in duello il rivale Ranuccio e la conseguente condanna alla decapitazione.
In un solo personaggio, dunque, si sovrappongono il significato metaforico e quello carnale del film. Di qui, l’ombra interiore di Caravaggio, la sua inquietudine, la sua condanna. Di là, l’ombra del suo doppio, il mastino inquisitore che, come nei migliori thriller di impronta religiosa, cerca di far luce sulle sue cattive azioni e di limitarne la carica sovversiva.
Placido compone e trasfigura. Parla del confine incerto tra bene e male. Propone una versione dinamica della vita borderline del Gran Pittore. Scava nelle sorgenti dell’ispirazione e del coraggio creativo. Autore di una performance che con qualche compiacimento vuole essere una sintesi della «grande bellezza», guida uno Scamarcio convinto e convincente e un cast di ottimo impatto. Louis Garrel è l’inquisitore commosso dal talento dell’artista, gelido nell’eseguire gli ordini del Papa. Isabelle Huppert interpreta la marchesa Costanza Colonna. Vinicio Marchioni è l’acerrimo rivale, Giovanni Baglione, mentre una bruna Micaela Ramazzotti dà volto (e corpo) alla perduta Lena, la cui figura domina La morte della Vergine, uno dei capolavori di Merisi oggi esposto al Louvre.
L’OMBRA DI CARAVAGGIO di Michele Placido
(Italia-Francia, 2022, durata 120’)
con Riccardo Scamarcio, Louis Garrel, Isabelle Huppert, Micaela Ramazzotti, Michele Placido, Vinicio Marchioni, Gianfranco Gallo, Lolita Chammah, Alessandro Haber, Moni Ovadia, Lorenzo Lavia, Brenno Placido
Giudizio: *** ½ su 5
Nelle sale
5 novembre 2022 | 08:32
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, 2022-11-05 15:31:00, Le prime visioni nelle sale e le novità delle piattaforme digitali: «L’ombra di Caravaggio», «Il mio vicino Adolf», «Bros», «Maria e l’amore», «Tango con Putin», «Il mammone», «Rapiniamo il Duce», «The Good Nurse», «Bullet Train», «Corro da te», Paolo Baldini