di Marco Gasperetti
La decisione della Corte d’Assise di Roma, respinta l’istanza dei legali del 29enne accusato di aver ucciso nel 2017 il giovane fiorentino in Spagna. Il padre di Niccolò: «Spero che sia fatta giustizia»
Sarà processato anche in Italia Rossoul Bissoultanov, il lottatore ed esperto di arti marziali ceceno di 29 anni che nell’agosto del 2017 in una discoteca spagnola aggredì con una terribile pedata alla tempia Niccolò Ciatti, il giovane fiorentino di Scandicci che morì dopo ore di agonia. Lo hanno deciso i giudici della Corte d’Assise di Roma respingendo l’istanza presentata dall’avvocato di Bissoultanov.
Dunque il presunto assassino di Niccolò potrebbe avere un doppio processo: in Spagna e a Roma anche se la sentenza sarà unica: quella del giudice che la proclamerà per primo, salvo accordi tra Italia e Spagna. Soddisfazione è stata espressa da Luigi Ciatti, il padre di Niccolò. «Mi sono sempre battuto perché l’assassino di mio figlio fosse giudicato in Italia e dunque spero che giustizia sia finalmente fatta», ha commentato. L’avvocato della famiglia Ciatti, Agnese Usai, ha detto che con la decisione della Corte d’assise di Roma, Bissoultanov sarà comunque processato e non potrà sfuggire alla giustizia.
Dopo essere stato arrestato in Spagna, fuggito in Germania, estradato in Italia, rinchiuso a Rebibbia con l’accusa di omicidio volontario e infine scarcerato per un vizio di forma, Rossoul Bissoutanov aveva fatto di tutto per cercare di sfuggire alla giustizia italiana. «Voglio essere processato in Spagna, perché in Italia ci sono leggi fasciste», aveva fatto sapere tramite il suo avvocato dopo mesi di latitanza. E poi in prima persona ai giornalisti aveva avuto il coraggio di pronunciare queste parole: «Non sono un assassino, la morte di quel ragazzo è stato un incidente».
Quel ragazzo si chiamava Niccolò Ciatti, aveva 22 anni, una fidanzata, una famiglia a Scandicci e un lavoro a Firenze. Lo massacrarono a pugni e calci l’11 agosto del 2017 in una discoteca di Lloret de Mar. A dargli il colpo di grazia, con una terribile pedata alla tempia fu proprio Bissoultanov, spalleggiato da altri due connazionali. La prova regina è un video nel quale si vede Niccolò, in ginocchio dopo essere stato pestato a sangue ed incapace di difendersi, subire l’aggressione fatale. L’avvocato della famiglia, Agnese Usai, ha definito quella di Bissoultanov «una strategia difensiva per puntare all’immunità» perché una nuova fuga avrebbe potuto salvarlo da una condanna certa. In Spagna non si pronunciano sentenze se l’imputato è irreperibile. Ma in Italia invece si può condannare anche se l’inputato è in contumacia.
17 marzo 2022 (modifica il 17 marzo 2022 | 18:03)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
, 2022-03-17 17:03:00, La decisione della Corte d’Assise di Roma, respinta l’istanza dei legali del 29enne accusato di aver ucciso nel 2017 il giovane fiorentino in Spagna. Il padre di Niccolò: «Spero che sia fatta giustizia», Marco Gasperetti
Powered by the Echo RSS Plugin by CodeRevolution.