Lomicidio di Giulia, quando lassassino non è un bullo. Una riflessione per i genitori

Lomicidio di Giulia, quando lassassino non è un bullo. Una riflessione per i genitori

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di Maurizio Tucci*

Maurizio Tucci, presidente del Laboratorio Adolescenza, ci invita a riflettere sull’educazione e sul nostro sguardo sui figli, che sono diventati sovrani in famiglia

*Presidente del Laboratorio Adolescenza di Milano
A parit di tragedia e a parit di dolore, l’omicidio della giovane Giulia – che non il primo e purtroppo difficile sperare che possa essere l’ultimo di questa rabbrividente categoria – ha suscitato un clamore particolare e una reazione dell’opinione pubblica fortissima. Tra le possibili ragioni, il fatto che sia maturato in un ambiente familiare e sociale insospettabile. Probabilmente, se Filippo fosse stato un personaggio borderline, un bullo conclamato, un ragazzo proveniente da un contesto sociale a rischio o, perch no, un immigrato, saremmo, per assurdo, pi confortati, perch questo ci consentirebbe di allontanarlo un po’ di pi dall’immaginario che noi perbene ci costruiamo dei nostri figli. E magari a qualcuno potrebbe anche venir voglia di azzardare, a commento, quel disgustoso ma un po’ se l’ andata a cercare che ancora sentiamo troppo spesso.

La scuola

E invece niente, l’assassino non ci d nessun appiglio per distinguerlo dai nostri figli, bravi e studiosi, e ci sbatte impietosamente in faccia la realt che stiamo vivendo. Ci costringe a guardare con pi attenzione intorno e dentro la nostra stessa famiglia. Sulla scorta dell’emozione che la morte di Giulia ha suscitato ognuno, chi in buona fede chi meno, ha tirato fuori le sue ricette. Da nuove leggi a pene pi severe, fino al ripescaggio, pi a sproposito che mai, della castrazione chimica. E poi, inevitabilmente, stata tirata in ballo la scuola. Come spesso capita quando non si sa che fare, ecco che la vituperata scuola diventa la sponda pi comoda per affidare il compito di trasformare i cannibali in vegetariani. Adolescenti senza il minimo senso civico? Otto ore al mese di educazione civica. Adolescenti che ammazzano la fidanzata (o ex) perch invidiosi del fatto che pi sveglia di loro o perch li ha lasciati? Altre otto ore al mese di educazione all’affettivit. E cos, dopo le otto pi otto ore di educazione civica e di educazione all’affettivit, rimandiamo a casa i ragazzi, magari a rieducare padri, madri e governanti che di senso civico ne hanno spesso molto meno di loro e che continuano a considerare, di fatto, donna e uomo su piani diversi e secondo la morale che meglio non andare a stuzzicare il lupo, che comunque si tiene ben stretto il pelo e il vizio.

La rivoluzione

Alessandra Condito, illuminata dirigente di un liceo scientifico di Milano, scrive cos a tutta la comunit della sua scuola: Penso che chi abita la scuola ha il dovere morale di essere un cittadino migliore. Perch a lui la societ ha offerto il privilegio di leggere le emozioni attraverso l’esperienza del sapere condiviso, in un luogo che fatto di voci, corpi, femminile, maschile, vita. E poi, ragionevolmente, chiosa dicendo: Io non lo so se la scuola basti a eliminare la violenza dalle nostre societ. Perch questo accada occorrerebbe davvero una rivoluzione: nelle famiglie, in televisione, sui social, nelle Istituzioni. Il punto proprio questo. Serve quella rivoluzione che nell’impeto del dolore chiede, quasi istintivamente, Elena, la sorella della giovane vittima. Una rivoluzione che parta dalla famiglia. Lo psicologo e antropologo francese Daniel Marcelli nel suo libro Il bambino sovrano – scritto non oggi o subito dopo la pandemia Covid, ma profeticamente nel 2004 – imputa molta della violenza adolescenziale ad un deficit nel riuscire a vivere e a superare le frustrazioni. Deficit che deriva – cito sempre Marcelli – dalla mancanza, da parte dei genitori, di quel no limitante che insegna, appunto, a vivere e a superare la frustrazione. Le et della vita sono tutte, in qualche modo, propedeutiche a quelle che vengono dopo. E se un bambino, un preadolescente, non impara a perdere a rinunciare a infrangersi contro un no limitante, quando i suoi interlocutori non saranno pi i genitori protettivi e il contesto non sar pi quello vellutato della sua casa, alla prima frustrazione rischier di crollare, vivendola come una inaccettabile minaccia a s stesso. E le conseguenze sono spesso esplosioni di violenza contro s stessi o contro gli altri.

Il sovrano

I genitori inizino a capire che il bambino, prima, e l’adolescente, dopo, non un sovrano a cui tutto dovuto purch sia bravo a scuola, bravo nello sport e ci faccia fare “bella figura” in societ. Gli insegnino a stare al mondo con le sue forze e non cerchino di adattare alle sue forze il mondo. Perch comunque non potranno farlo per sempre e allora cominceranno i guai. E soprattutto, se il loro figlio un maschio, gli insegnino, possibilmente con l’esempio, che non un privilegio n una rendita di posizione. E poi, certo, la scuola potr e dovr dare il suo valido contributo ma, innanzi tutto, si cominci a rispettarla e non la si invochi solo quando intorno vediamo macerie.

22 novembre 2023 (modifica il 22 novembre 2023 | 09:58)

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, L’articolo originale è stato pubblicato da, https://www.corriere.it/scuola/secondaria/23_novembre_22/omicidio-giulia-quando-l-assassino-non-bullo-riflessione-genitori-94e09c60-887e-11ee-814b-bd611eb55d4a.shtml, , https://rss.app/feeds/0kOk1fn8PPcBHYnU.xml, Maurizio Tucci*,

Pietro Guerra

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