silicon valley
di Andrea Rinaldi06 gen 2023
Big tech avr anche visto evaporare 3 mila miliardi di dollari sui listini nel 2022, ma la febbre per le aziende innovative ancora alta. Soprattutto nella Silicon Valley. L’ultimo grado sul termometro lo ha aggiunto la trattativa per rilevare Open Ai, la startup fondata da Elon Musk e Sam Altman assurta recentemente alle cronache per ChatGPT, la chat di intelligenza artificiale in grado di creare storie, far di conto e scrivere articoli. Secondo il Wall Street Journal la societ starebbe discutendo la vendita delle sue azioni per un’offerta che la valuterebbe la bellezza di circa 29 miliardi di dollari, rendendola una delle startup statunitensi di maggior valore su carta. Questo a dispetto dei risultati finanziari finora riportati: Reuters infatti a dicembre citava un incontro con gli investitori in cui i vertici di Open Ai prefiguravano per il 2023 200 milioni di dollari di fatturato — realizzato vendendo i suoi software a sviluppatori — destinato a esplodere a un miliardo nel 2024. A trattare per rilevarla sarebbero i fondi di venture Thrive Capital e Founders Fund che andrebbero a raddoppiare la precedente valutazione di 14 miliardi calcolata nel 2021. La startup per altro annovera gi tra i suoi soci Microsoft, che ne impiega le tecnologie per il suo motore di ricerca Bing e per la suite Microsoft Design: due anni fa vi aveva investito un miliardo di dollari e, sempre secondo il Journal, potrebbe aumentare la sua partecipazione.
Google e un settore promettente
Se l’operazione andasse in porto, Open Ai sarebbe il salmone che nuota controcorrente nel mercato da cui tutti stanno fuggendo e con i suoi 29 miliardi si allineerebbe al valore espresso prima del debutto in Borsa di Airbnb e Mobileye, lo spinoff di Intel dedicato alla guida autonoma. Eppure lo scetticismo non manca. Alcune grandi societ di venture capital hanno rinunciato a sostenere Open Ai, mettendo in dubbio la possibilit di giustificare una valutazione pi elevata o di competere con rivali come la LaMDA di Google, il chatbot che fece parlare di s perch ritenuto dal suo ingegnere dotato di intelligenza emotiva. Molti progressi restano per da fare sull’intelligenza artificiale, al di l delle valutazioni finanziarie. Tante risposte fornite da ChatGpt — stato dimostrato — sono errate o parziali. Ed un tarlo che rode anche Google, preoccupato che i chatbot possano danneggiare chi li usa oltre che la stessa reputazione di big G. Il settore sembra per promettente, come dimostra l’emersione di nuovi attori. Una societ chiamata Cohere, gestita in parte da ex-Google, sta lavorando a prodotti commerciali dopo aver raccolto 125 milioni di dollari grazie al fondo Tiger Global. Un’altra societ, Adept, ha annunciato di aver convinto fondi e investitori a scommettere su di essa 65 milioni, mentre Stability AI ha ottenuto un finanziamento di 101 milioni di dollari dopo il rilascio in agosto del suo generatore di testo-immagine.
Le altre grandi acquisizioni
L’acquisizione andrebbe ad accodarsi a una lunga scia di shopping hi-tech dai valori astronomici. Oltre al caso pi recente di Twitter, che ha visto Elon Musk questa volta protagonista con il suo takeover da oltre 40 miliardi di dollari, nel 2022 ancora Microsoft ha mosso sui videogame di Activision Blizzard (quella di World of Warcraft), anche se l’operazione da 69 miliardi di dollari al vaglio dall’antitrust britannica. Sony invece, proprietaria della famosa Playstation, si portata in casa per 3,6 miliardi lo sviluppatore Bungie che ha fatto le fortune proprio della rivale Xbox (di propriet di Microsoft) con titoli come la saga di Halo. A fine 2020 invece, in piena pandemia, il big del software californianoSalesforce, dopo il fallito blitz su LinkedIn, ha rilevato Slack, societ di messaggistica per gli scambi lavorativi, per 27,7 miliardi di dollari mentre due anni prima Ibm ha comprato il pioniere del software open-source Red Hat per 34 miliardi di dollari. E se Google si resa protagonista fino al 2017 di grandi shopping come la divisione smartphone di Htc (1,1 miliardi), Nest (3,2 miliardi), Motorola (12,5 miliardi) e nei primi anni 2000 YouTube (1,6 miliardi) e Waze (966 milioni), il vero colpo di Facebook quando, non ancora evoluto in Meta, si preso le foto di Instagram (un miliardo) nel 2012 e la messaggistica di WhatsApp (19 miliardi) due anni dopo. A giudicare dai primi M&A, nell’arco di quasi 15 anni i valori delle operazioni nella Valle del Silicio sono schizzati in alto del 2900%.
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