Le opposizioni spiazzate dalle «consultazioni lampo» di Meloni. E Renzi: «Un grande in bocca al lupo a lei e ai ministri»

Le opposizioni spiazzate dalle «consultazioni lampo» di Meloni. E Renzi: «Un grande in bocca al lupo a lei e ai ministri»

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di Monica GuerzoniIl centrodestra è andato compatto al Quirinale, come testimonia la brevità del colloquio con il capo dello Stato. Le opposizioni sono più divise che mai: il Pd si aggrappa a Draghi, Calenda pronostica una rapida fine del governo Meloni. E Renzi: «Voteremo contro la fiducia, ma da italiano spero che il governo sia all’altezza delle sfide» ROMA — Il silenzio delle opposizioni sulle consultazioni lampo di Giorgia Meloni al Quirinale conferma, se mai ce ne fosse bisogno, quanto forte sia stata la botta del 25 settembre. E quanto sarà lungo per il Pd, i 5 Stelle e i terzopolisti di Calenda e Renzi, il viaggio per ricostruire il campo progressista e centrista. Ma all’ora di pranzo, mentre la premier in pectore sta spizzicando qualcosa al ristorante della Camera in attesa della nuova convocazione al Colle, alle 16:30, Matteo Renzi incrina la gelida accoglienza delle minoranze: «Voteremo contro la fiducia, ovviamente. Ma questo non mi impedisce di fare un grande in bocca al lupo a Giorgia Meloni e ai ministri che sta scegliendo. Da italiano spero che siano all’altezza delle sfide di questo tempo complicato». La delegazione della destra è stata sul Colle più alto venti minuti in tutto, e quelli (una manciata appena) di colloquio con Sergio Mattarella sono un record assoluto: il governo, nonostante gli attriti interni inaspriti dalle esternazioni di Berlusconi, parte compatto e le minoranze, incapaci di saldarsi in un asse parlamentare, partono a dir poco deboli. In questo quadro, ecco che Mario Draghi diventa la sponda a cui aggrapparsi. Impegnato nella sua ultima missione a Bruxelles, il presidente uscente è per Pd e centristi il leader da contrapporre a Meloni, anche ora che si avvicina il rito del passaggio di consegne simboleggiato dalla campanella di Palazzo Chigi. «Bene l’accordo nella notte sui prezzi dell’energia al Consiglio europeo – twitta Enrico Lett a —. E bene il governo Draghi, che fino all’ultimo si è battuto per ottenere un risultato fondamentale per l’Italia». La dem Anna Ascani si augura che «la destra non dilapidi il patrimonio di Draghi» e Matteo Renzi, sempre su Twitter: «Grazie a Mario Draghi, per quello che ha fatto stanotte e in questo anno e mezzo». L’ex premier e fondatore di Italia Viva si augura che «tutti abbiano capito perché valeva la pena fare una crisi di governo per togliere Conte e mettere Draghi». Conte nel frattempo ha fatto un’altra crisi di governo per togliere Draghi e oggi, venerdì 21 ottobre, è il giorno di Giorgia Meloni. «Un premier donna è un fatto storico», esulta su RaiNews24 Federico Mollicone, di Fratelli d’Italia. Ma Carlo Calenda suggerisce cautela. Per il leader di Azione e frontman del patto con i renziani di Italia Viva «il governo che sta per giurare non ha un a sola cosa su cui sono tutti d’accordo». E questo per il senatore ed ex ministro dello Sviluppo è il «frutto avvelenato del bipolarismo». La sua previsione? «Dureranno sei mesi». Salvini e Berlusconi «faranno i populisti per distinguersi» e innescheranno un «meccanismo a distruggere». 21 ottobre 2022 (modifica il 21 ottobre 2022 | 15:07) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-10-21 12:12:00, Il centrodestra è andato compatto al Quirinale, come testimonia la brevità del colloquio con il capo dello Stato. Le opposizioni sono più divise che mai: il Pd si aggrappa a Draghi, Calenda pronostica una rapida fine del governo Meloni. E Renzi: «Voteremo contro la fiducia, ma da italiano spero che il governo sia all’altezza delle sfide», Monica Guerzoni

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