Opzione donna, occasione per pensione anticipata delle lavoratrici della scuola. Mozione dellopposizione per ripristinarla

Opzione donna, occasione per pensione anticipata delle lavoratrici della scuola. Mozione dellopposizione per ripristinarla

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L’opzione donna, che permetteva alle donne con almeno 35 anni di contributi e 58 anni di età di andare in pensione anticipata, è stata fortemente ridimensionata con l’ultima Legge di Bilancio. Nonostante fosse stata offerta negli ultimi anni, l’opzione non aveva mai preso il volo a causa della riduzione dell’assegno di quiescenza, che poteva diminuire anche del 30% rispetto all’uscita dal lavoro a 67 anni.

Il governo Meloni ha limitato l’opzione donna solo a determinate categorie, come le lavoratrici disoccupate, le dipendenti che assistono persone con handicap gravi, e le lavoratrici con riconoscimento di invalidità civile pari almeno al 74%. Inoltre, il requisito anagrafico è stato elevato ad almeno 60 anni, con la possibilità di ridurlo di un anno per ogni figlio fino a un massimo di due anni.

La scuola è una delle poche opzioni rimaste per l’uscita anticipata dal lavoro grazie all’Ape Sociale, ma solo per le maestre d’infanzia e della primaria, le cui mansioni sono state ritenute usuranti. L’Ape Sociale permette alle donne di andare in pensione a 62-63 anni con una riduzione minima dell’assegno pensionistico (in media solo 40-50 euro) rispetto ai contributi versati fino a quel momento.

ieri si è tenuta nell’Aula della Camera la discussione generale sulle mozioni presentate dalle opposizioni e relative alle iniziative volte a ripristinare l’istituto “opzione donna”. Molte le critiche all’azione di Governo da parte del PD e del Movimento 5 Stelle.

M5S Arnaldo Lomuti

 “Con l’intervento del governo in legge di Bilancio, con cui Opzione Donna è stata di fatto cancellata, per la prima volta l’età della pensione viene collegata alla presenza o meno di figli. In questo modo, è stata ridotta drasticamente la platea delle lavoratrici che avrebbero potuto accedere a questa forma di uscita flessibile, trasformando tale disciplina in una ‘Opzione cassa’ volta a finanziare altre misure. Nonostante i nostri appelli, a cui si sono uniti quelli dei sindacati e dei movimenti di lavoratrici che avevano maturato il diritto di andare in pensione con Opzione Donna, in questi mesi l’esecutivo non ha fatto nulla. Ancora nel Def non si intravede alcuna prospettiva di risoluzione della vicenda. La mozione del M5S, a prima firma Appendino, intende impegnare il Governo non solo a ripristinare quanto prima Opzione Donna con le regole vigenti fino al 31 dicembre 2022, ma anche a mettere in campo misure per ridurre le disparità di genere nel mercato del lavoro. La maggioranza la voti, chiudendo finalmente questa brutta pagina”.

Malavisi (Pd)

“Nonostante gli impegni elettorali – puntualmente smentiti dai fatti – e nonostante le successive promesse, il governo Meloni ha cancellato Opzione Donna. È un tema che seguo ormai da mesi, in contatto con tante donne e associazioni che mi hanno raccontato le loro storie e le loro difficoltà. Ho firmato e sottoscritto, dunque, la mozione PD, a prima firma Andrea Orlando, chiedendo nuovamente che venga ripristinata Opzione Donna, così come era prima del suo incredibile taglio. Ora, infatti, possono accedere a Opzione Donna solo tre categorie di lavoratrici: caregiver, invalide civili in misura pari o superiore al 74% e chi è stata licenziata o è dipendente in imprese per le quali è attivo un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale”. Così Ilenia Malavasi, deputata del Pd, in un post su Facebook. “Tra l’altro, – prosegue Malavisi – il sacrificio di Opzione Donna ha generato risorse che non sono nemmeno state reinvestite a favore delle donne stesse, delle famiglie e del lavoro, caricando le stesse donne che sono state escluse da questa possibilità – una platea numerosissima – anche di un carico familiare che non vede alcun riconoscimento. Per non parlare, poi, della discriminazione legata all’accessibilità a questa residua possibilità solo sulla base dei figli avuti. Si tratta di condizioni umilianti. Esatto: questo governo umilia continuamente le donne, nel loro ruolo di lavoratrici e di persone con sogni e desideri da realizzare, proponendo il solo e inaccettabile modello di “angelo del focolare. Tutto questo, grazie a un governo guidato per la prima volta da una donna” conclude.

Debora Serracchiani, deputata e responsabile Giustizia del Pd

“L’intervento del governo su opzione donna mostra un vero e proprio accanimento. Ed esiste un accanimento contro tutti i pensionati a quali era stato promesso in campagna elettorale di tutto, dalle pensioni minime a 1000 euro all’aumento delle possibilità di pensionamento anticipato. L’unica cosa che hanno ottenuto, invece, è stato il taglio delle pensioni. Pensavamo che il governo avrebbe convocato il tavolo con le opposizioni su questioni come il salario minimo o la situazione della sanità pubblica o della scuola o della natalità oppure delle infrastrutture e invece il solo tavolo di confronto con le opposizioni è quello sulle riforme. Sia chiaro, le riforme costituzionali sono straordinariamente importanti, ma ci domandiamo se il tavolo non venga fatto per nascondere le priorità più importanti e urgenti che riguardano la vita concreta delle persone e su cui il governo è assente. Noi oggi interveniamo su Opzione donna e non ci stancheremo di tornare su questa questione fino a quando non vedremo ristabiliti i diritti di chi ha lavorato per una vita intera”.

Scutellà (M5s)

“In campagna elettorale c’era chi nella maggioranza prometteva di rinnovare Opzione Donna, sto parlando di Fratelli d’Italia, e chi come, come la Lega, diceva di volerla rendere addirittura strutturale. Il risultato è che la cancellazione di fatto di tale misura con la legge di Bilancio ha ridotto a 870 le lavoratrici che ora possono accedervi. Quel che è peggio, dall’inizio del 2023 hanno iniziato a rincorrersi le voci sulla possibilità di tornare alla misura originale, almeno per sei mesi, forse per otto. Poi non se n’è fatto nulla. Sono 20mila le donne che attendono una vostra pronuncia, un vostro dietrofront. Vi rendete conto che esse non sono numeri ma vite reali, e hanno acquisito il diritto di andare in pensione non per una gentile concessione di qualcuno? Quel diritto voi glielo state togliendo nonostante in campagna elettorale vi siate impegnati a prorogare Opzione Donna. È inaccettabile”.

“Con la nostra mozione a firma di Chiara Appendino – ha proseguito – vogliamo darvi una mano, per far sì che almeno per Opzione Donna non dobbiate rimangiarvi tutto ciò che avete promesso, dando finalmente un taglio a questa pantomima sul ‘faremo, diremo’. Auspico pertanto che accettiate il nostro aiuto contrariamente a quanto avete fatto con il Pnrr, viste le allarmanti difficoltà che state riscontrando e il serio rischio di perdere i 200 miliardi di euro faticosamente ottenuti in Europa da Giuseppe Conte. Questa volta accettate l’assist che vi abbiamo offerto e consentite a 20mila donne di poter andare in pensione”, ha concluso Scutellà.

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