di Giuseppe Sarcina, corrispondente da Washington
Il Cremlino convoca l’ambasciatore Usa: «Relazioni sull’orlo della rottura». Alla riunione con Mario Draghi, Boris Johnson, Emmanuel Macron e Olaf Scholz il presidente avverte: non si può contare su Pechino
Washington Il Cremlino ieri ha convocato l’ambasciatore americano a Mosca, John Sullivan, e gli ha consegnato una nota di protesta ufficiale per la parole di Joe Biden, «indegne di uno statista di così alto rango». La scorsa settimana il presidente americano aveva definito Vladimir Putin «un criminale di guerra». La reazione dei russi è arrivata un po’ al rallentatore, ma è ugualmente durissima: «le relazioni tra noi e gli Usa sono sull’orlo della rottura». Da Washington hanno rilanciato, con la consigliera per la sicurezza cibernetica Anne Neuberger: «Sappiamo che i russi potrebbero lanciare cyber attack contro le nostre infrastrutture cruciali, come acquedotti, reti elettriche, ospedali». Lo stesso Biden interviene con una dichiarazione scritta: «Se ci colpiscono risponderemo a tono».
La videoconferenza
Comincia da qui, dunque, il ritorno del presidente americano sulla scena diplomatica internazionale. Il leader della Casa Bianca ha tenuto una riunione in video conferenza del cosiddetto formato «Quint» nell’ambito Nato, che comprende il presidente francese Emmanuel Macron, il primo ministro britannico Boris Johnson, il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il presidente del Consiglio Mario Draghi. È il nucleo che dovrà impostare e orientare l’agenda del vertice dell’Alleanza atlantica, in programma giovedì 24 marzo a Bruxelles. Il resoconto ufficiale della riunione è chiaramente generico: «I leader hanno esaminato le serie preoccupazioni a proposito delle brutali tattiche messe in campo dalla Russia in Ucraina, compresi gli attacchi ai civili». La nota poi spiega che «gli alleati continueranno a fornire assistenza agli ucraini che stanno difendendo coraggiosamente il loro Paese». Infine proseguiranno «gli sforzi per fronteggiare l’emergenza umanitaria».
Il piano
Anche l’Italia «farà la sua parte», ha detto Draghi, in visita a un centro di accoglienza a Palmanova, in Friuli. Il governo prepara un piano da 400 milioni di euro, calibrato sui bisogni «dei circa 60 mila profughi arrivati finora in Italia», ha aggiunto il presidente del Consiglio. La crisi dei rifugiati metterà alla prova, ancora una volta, i meccanismi di solidarietà tra gli europei. Gli Stati Uniti, ha fatto sapere Biden, sono pronti a «dare un contributo». Vale a dire: soldi soprattutto ai Paesi dell’Est Europa. Si parlerà anche di questo nel bilaterale fissato per sabato 26 gennaio a Varsavia, con il presidente polacco Andrzej Duda. Nei prossimi giorni ci potranno essere decisioni difficili da prendere. Ecco allora che Biden sollecita «l’unità del fronte occidentale», intesa come volontà di arrivare a una sintesi se nel summit dovessero emergere valutazioni diverse, soprattutto sul piano militare. L’incertezza è enorme. Il presidente americano e il premier britannico hanno condiviso gli ultimi rapporti dei rispettivi servizi segreti. La portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki, ha fatto trapelare qualcosa nel consueto «briefing» con i giornalisti: «Sul campo la situazione sembra statica, i russi non riescono a conseguire gli obiettivi che si erano prefissati».
La situazione
Putin, però, non mostra segnali di cedimento. Anzi la sua armata sta moltiplicando i bombardamenti indiscriminati. Alcuni partner della Nato, i Paesi dell’Est, chiedono di fare di più. Il più sensibile a questi richiami è Boris Johnson. Biden, però, per il momento, non si sbilancia. Anche ieri ci ha tenuto a rimarcare solo un punto fermo: gli Stati Uniti e l’Alleanza atlantica devono fare grande attenzione a non farsi trascinare in uno scontro diretto con i russi. Sarebbe la Terza guerra mondiale. Il leader americano ha poi dato sfogo a tutta la sua insoddisfazione per l’atteggiamento della Cina. La telefonata con Xi Jinping di venerdì scorso non ha prodotto nulla di concreto. La portavoce Psaki ha commentato: «Pechino non ha ancora condannato apertamente l’aggressione della Russia». Da qui il messaggio conclusivo di Biden ai quattro interlocutori europei: diamo spazio alle iniziative di Volodymyr Zelensky, ma non possiamo contare sui cinesi per arrivare a una soluzione diplomatica.
21 marzo 2022 (modifica il 21 marzo 2022 | 22:57)
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, 2022-03-21 23:19:00, Il Cremlino convoca l’ambasciatore Usa: «Relazioni sull’orlo della rottura». Alla riunione con Mario Draghi, Boris Johnson, Emmanuel Macron e Olaf Scholz il presidente avverte: non si può contare su Pechino, Giuseppe Sarcina, corrispondente da Washington
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