di Alberto Pinna
L’ipotesi che la donna temesse che le venisse tolto l’affidamento della figlia 13enne. Il legale del padre: Lei soffriva di disagio psichico, ma il giudice aveva rifiutato la nostra istanza
ORISTANO Colpita pi di 20 volte con una lama tagliacarte, strangolata con il cavo caricabatterie di un telefonino. Chiara ha cercato disperatamente di difendersi dalla furia della mamma che l’inseguiva. Dieci minuti d’inferno da una stanza all’altra, sangue dappertutto, e l’ultimo vano tentativo di barricarsi nel bagno. Ha cercato di chiedere aiuto. Due vicini di casa hanno sentito le urla. Ma avveniva spesso che mamma e figlia litigassero, n on abbiamo pensato che la potesse finire in tragedia. Pi passano le ore e pi emergono contorni sconvolgenti: domani l’autopsia chiarit l’ultimo dubbio. La ragazza morta per le ferite o soffocata dal laccio del cavetto caricabatterie?
Ci che veramente accaduto pu raccontarlo soltanto Monica Vinci, che dopo aver ucciso la figlia ha cercato di suicidarsi lanciando dal balcone della camera da letto. Ma nel reparto di psichiatria dell’ospedale di Sassari ha lo sguardo fisso sul soffitto e parla poco, frasi sconnesse. Quando star meglio (frattura al bacino, ferite e traumi una po’ in tutto il corpo) se lo vorr e se sar in condizioni mentali di farlo racconter al magistrato come e perch.
Il pap ha riversato il suo strazio sui social: Amore, so che non potrai leggere e rispondere — ha scritto Pietro Carta —, ma il mio cuore vuole comunicare con la tua anima. La tua vita stata interrotta in tenera et. Pap non ti dimenticher mai. Fintanto che il suo cuore batter, continuerai a essere il primo pensiero del giorno. La famiglia Carta (nonni di Chiara e due fratelli di Pietro) da anni impegnata in opere di volontariato. Ho perso tutto ma ho grandi progetti — scrive ancora pap Pietro — per fare in modo che tu possa essere sempre ricordata ed essere un valido aiuto per gli altri.
Nella sua scuola, i disegni allegri e le immagini di Carnevale sono oscurati e Chiara stata ricordata con una candela accesa su uno sfondo nero. Ci sentiamo tutti inermi — le parole di compagni di classe e insegnanti — di fronte a questa tragedia, non troviamo una risposta. Il posto che occupavi in aula rimarr vuoto, ma non quello nei cuori di chi ti ha conosciuto e voluto bene. Doveva compiere 14 anni il 24 marzo, Chiara. In un selfie recente mostrava il suo volto di adolescente, due occhi spalancati e appena ombreggiati dal mascara, le labbra accese da un rossetto vermiglio. Vorrei essere pi grande aveva confidato a un’amica. E fra i suoi progetti c’era, finite le scuole medie, fare un corso professionale — lo zio Carmelo ha un salone di bellezza — per parrucchiera ed estetista.
Ma intanto c’erano problemi di convivenza con la mamma, alla quale era stata affidata dal tribunale dopo la separazione. Monica Vinci era rimasta scossa dalla fine del matrimonio. Aveva dato segni di squilibrio psichico. Era stata anche ricoverata e sottoposta a Tso (trattamento sanitario obbligatorio). Gi nel 2015, dopo il suo ricovero — fa sapere l’avocato Filippo Cogotti, che assiste la famiglia Carta — avevamo presentato istanza perch venisse dichiarata incapace di intendere e di volere, ma l’istanza stata rigettata. Monica Vinci aveva presentato un certificato medico che la dichiarava idonea all’affidamento. Negli ultimi mesi Chiara aveva chiarito col pap:Con mamma diventato impossibile vivere. Voglio stare con te.
Compiuti 14 anni avrebbe potuto chiedere al tribunale di essere affidata al padre. Il 24 marzo era vicino e prossima anche la data dell’udienza di divorzio. Monica Vinci non usciva pi di casa, era terrorizzata: fra poche settimane avrebbe potuto perdere, figlia, assegno di mantenimento e casa. Troppo per la sua mente, fragile e sconvolta. Che senso ha — pu avere deciso e questo anche il movente cui gli inquirenti cercano conferme — vivere senza Chiara?
20 febbraio 2023 (modifica il 20 febbraio 2023 | 16:50)
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