l’editoriale Mezzogiorno, 16 aprile 2022 – 11:12 Verso il voto del 2023 di Michele Cozzi Sarà il clima di Pasqua, oppure una improvvisa frenesia di uscire allo scoperto, ma il presidente pugliese Michele Emiliano ha confessato l’assonanza del suo progetto con quello tatarelliano di Oltre il Polo. Una filiazione che risulterà sgradita sia a sinistra, sia a destra. Due coalizione che rischiano di vaporizzarsi sotto il ruolo invasivo, come ha detto Tajani, il coordinatore nazionale di Forza Italia, del presidente pugliese che, ormai, ha superato remore residuali e si è posto al centro, come nuovo re sole di un regno che si estende da sinistra a destra. L’ultimo ingresso dell’ex capogruppo di Forza Italia alla Regione nell’arcipelago di Emiliano sembra, però, segnare una sorta di passaggio di fase, il superamento delle colonne d’Ercole del perimetro della politica. Non a caso il quartiere generale nazionale di Forza Italia ha, con grande ritardo, avvertito l’esigenza di far sentire la propria voce. Personaggi politici dallo storico lignaggio sono passati da destra a sinistra, contribuendo a rafforzare la rappresentazione di un presidente regionale catalizzatore a tutto campo. Ma se la destra spara un mortaretto, fa rumore l’uscita del professor Pier Luigi Lopalco che sbatte la porta, lascia il gruppo emilianista di Con e lancia accuse di «trasformismo come regola di governo, populismo e trasformismo sono i mali della politica italiana». Resta assordante, invece, il silenzio del Partito democratico. Emiliano nelle ultime sortite si è spinto oltre, interpretando il concetto di campo largo, che, in salsa regionale, diventa la “coalizione dei pugliesi”, come il de profundis del vecchio centrosinistra. Sintetizzando il disegno politico del governatore: il Pd da solo non ce la fa, non è appetibile per un elettorato scettico che non riesce a concedere fiducia ai partiti tradizionali di vecchio conio e neppure ai presunti rivoluzionari, come il M5S. È in atto uno scontro per l’egemonia tra Pd e civici, con Emiliano che ondeggia. Si attende una risposta da parte di Francesco Boccia, vecchio sodale del governatore, ora tornato nell’emisfero del segretario del Pd, Enrico Letta, insignito dal segretario nazionale del ruolo burocratico di addetto alle regole del fantomatico congresso regionale. Ruolo sussidiario al quale lo ha relegato lo stesso presidente della Regione, rimarcando la fiducia nei confronti di Marco Lacarra, segretario regionale uscente e forse rientrante, con l’inviato da Roma che non riesce (o non vuole) aprire un chiarimento con il presidente “pigliatutto”. Congresso regionale il cui esito diventa essenziale in vista della formazione delle liste elettorali per le prossime politiche. Gli appetiti sono tanti, tra vecchi e nuovi inquilini della “coalizione dei pugliesi”, e i posti in gioco si sono ridotti, con il calo dei numeri dei parlamentari. Da Emiliano a Decaro, allo stesso Boccia, gli “amici degli amici” da sistemare sono un micro-esercito. Così in queste ore le accuse che trapelano nel dibattito (trasformismo, è la più usata a sinistra) contro l’approccio disinvolto e a-ideologico di Emiliano – che appare in una perenne campagna acquisti per consolidare il suo fortino – nascondono la vera polpa in gioco: le prossime elezioni nazionali che, come ebbe a dire un vecchio politico, rappresentano il più grande e agognato concorso pubblico del Paese. Un concorso che, ora più che in passato, è a numero chiuso. Per questo l’urgenza di difendere o abbattere le casematte del potere. 16 aprile 2022 | 11:12 © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-04-16 09:12:00, Verso il voto del 2023,