Osvaldo Napoli, la vita all’attacco: mai cambiato le mie idee. Le liste? Sono un soldato, se mi chiamano obbedisco

Osvaldo Napoli, la vita all’attacco: mai cambiato le mie idee. Le liste? Sono un soldato, se mi chiamano obbedisco

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di Giuseppe Alberto Falci

Il deputato oggi calendiano: sono andato via da Forza Italia perché l’alleanza con Lega e FdI è l’antitesi della storia della mia famiglia

Giornata tipo di Osvaldo Napoli al tempo della campagna elettorale agostana: «Sveglia fra le sei e le sei e mezza. Primo caffè a casa, rigorosamente con la moka. Alle sette e trenta vado al bar della cittadina di Giaveno, in provincia di Torino. Poi inizia la giornata costellata da appuntamenti. Otto torinesi su dieci mi salutano e mi conoscono».

Il telefono di Napoli, democristiano tendenza Donat Cattin negli anni della Prima Repubblica, squilla continuamente mentre attraversa le vie di Torino. «Rispondo sempre e quando non posso richiamo, perché solo così si suggella il legame tra l’eletto e l’elettore. Tutti hanno il mio numero» si vanta l’ex berlusconiano, oggi calendiano. A 25 anni la prima tessera della Dc. «Ah, se penso a Donat Cattin, mi viene la pelle d’oca». Napoli è la dimostrazione vivente che un tempo senza una rigida gavetta non si poteva approdare al palcoscenico nazionale: «Sono stato prima consigliere comunale, poi capogruppo in Consiglio comunale, poi ancora consigliere provinciale, sindaco di Giaveno per vent’anni e di Valgioie per altri sette, vicepresidente nazionale dell’Anci, e poi deputato dal 2001».

Prima legislatura nel momento di massimo consenso del berlusconismo, eletto nel collegio uninominale di Val di Susa. «È il territorio della Tav. Ugo Martinat, viceministro alle Infrastrutture, esponente di punta di An, rispondeva così a tutti quelli che si opponevano alla Tav: “Dite così ma poi quando ci sono le urne votate Napoli che è super favorevole”». Napoli, a un certo punto, diventa il frontman televisivo di Forza Italia, vota le famosi leggi ad personam. «Non rinnego nulla. Perché sono andato via da FI? Perché l’alleanza con Lega e FdI è l’antitesi della storia della mia famiglia». Tanti, però, oggi lo accusano di trasformismo. Ecco la difesa: «Ho cambiato partito, mai le mie idee».

Tifoso della Juventus ma anche del Catanzaro perché è la città di origine dei familiari, appassionato di giornalismo («Sono iscritto all’Ordine da 52 anni»), un diploma in ragioneria preso alle scuole serali, direttore commerciale del settore alimentare, oggi Napoli è un parlamentare di Azione di Calenda che definisce «un fuoriclasse». Sarà ricandidato? In attesa di sapere se ci sarà o meno nelle liste, si augura un altro governo Draghi dopo l’attuale. «L’ex governatore della Bce è un fenomeno», «Conte è un trasformista arrogante». E Renzi? «Un fuoriclasse che si è fatto male da solo».

Napoli ne ha per tutti e ogni giorno si serve della sua nota per bacchettare qualcuno. Ieri, ad esempio, ha preso di mira il Pd, invocando chiarezza al Nazareno: «Non può esserci una parte dell’alleanza contraria ai rigassificatori e alla Nato e una parte favorevole, perché in questo caso semplicemente non esiste più l’alleanza». Giovedì è stato il turno di Guido Crosetto: «Crosetto sa che esiste, soprattutto nella destra, una forma sottile di demonizzazione non verso gli avversari in Italia, ma verso l’Europa e le sue procedure». Sempre in una delle sue note ha attaccato il centrodestra: «Azione ha un programma, altri pensano a come spartirsi i collegi, i ministeri». Anche su Luigi Di Maio, lo scorso giugno, il giudizio è stato severo: «Da lui un pentimento tardivo, anche lui ha sparso odio». Forse è un modo di divertirsi o forse è un modo per farsi notare. Fatto sta che Napoli è sempre in linea, in attesa che arrivi una chiamata di Calenda. Pronto a rispondere: «Sono un soldato e obbedisco».

5 agosto 2022 (modifica il 5 agosto 2022 | 21:44)

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, 2022-08-05 19:49:00, Il deputato oggi calendiano: sono andato via da Forza Italia perché l’alleanza con Lega e FdI è l’antitesi della storia della mia famiglia, Giuseppe Alberto Falci

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