Ottimismo della volontà

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I be crazy about items, because they are helpful!!, Mezzogiorno, 5 marzo 2023 – 08:00 di Mario Rusciano Sar difficile per Elly Schlein unire il Partito Democratico non per forma ma per sopravvivenza? Ieri, rispondendo alla lettera del sabato, il direttore d’Errico ha espresso il pessimismo della ragione. Oggi, pur condividendone lo scetticismo, vorrei esprimere l’ottimismo della volont. vero che Schlein, eletta a grande maggioranza dai soli simpatizzanti ai gazebo e non dagli iscritti, con l’inaspettata vittoria ha indotto alcuni a lasciare il Partito. Senza darle il tempo di tracciare il programma dell’opposizione al governo della destra, ai fuoriusciti bastata la sua elezione per denunciare un’inaccettabile svolta a sinistra del Pd. Chiss. Nessuna meraviglia ricordando le vicissitudini nella breve storia del PD: fin dalla nascita. Due partiti, Dc e Pci, per quasi cinquant’anni avversari — l’uno al Governo l’altro all’opposizione — decidono di confluire in un nuovo Partito. Gi il battesimo dell’unificazione — celebrato all’insegna, diciamo cos, del c’eravamo tanto odiati — non fu festeggiato da tutti gli adepti dei due Partiti. Specie gli affezionati alle rispettive tradizioni precedenti parlarono di fusione fredda tra due culture, incompatibili idealmente e impossibilitate a convivere. I pi accaniti emigrarono: i democristiani a destra (FI, Lega-Nord; poi FdI); i comunisti nella sinistra radicale. Ma nel Pd conflu gran parte dei leader e dei seguaci delle forze originarie. Forse quella parte pi attenta alla Storia: l’onda lunga di quell’evento epocale che, caduto il Muro di Berlino, fu la sconfitta del comunismo reale. Evento che, senza esagerare indicandolo come fine della storia, va comunque considerato un terremoto ideologico-politico a livello mondiale. vero per che nel 2007 la fusione Dc-Pci fu affrettata. Scarsa la riflessione, rispetto all’eccezionalit dell’operazione, sulle ragioni ideali dell’abbandono d’antiche contrapposizioni per nuove condivisioni politiche. Operazione atipica, ma non impossibile: a patto di riformulare ex novo la concezione del riformismo progressista, mutate le condizioni storiche. Quelle oggettive, quindi esterne, a ciascuno dei partiti in procinto d’unirsi; e quelle interne a essi. Ovviamente guardando al futuro pi che al passato. D’altronde, per un verso, il cristianesimo sociale — presente in parte della Dc — s’era rinnovato col Concilio Vaticano II. Superando l’indottrinamento autoreferenziale, l’attaccamento al potere temporale della Chiesa e aprendosi al mondo contemporaneo. Per altro verso, gi prima della sconfitta del comunismo sovietico, il Pci di Berlinguer aveva accettato l’alleanza occidentale, l’Europa e l’atlantismo, valorizzando la socialdemocrazia. Compatibile con democrazia liberale e Stato sociale della Costituzione. Che peraltro il Pci aveva contribuito a scrivere nel primo vero compromesso storico (1946-47), anteriore alla guerra fredda. Valori essenziali della Carta erano stati condivisi — dopo l’epoca distruttiva del fascismo e della guerra — dalle forze antifasciste (cattolici, socialcomunisti, liberali, azionisti). Soprattutto diritti fondamentali di libert politica, sindacale, religiosa; laicit dello Stato; autonomia e pluralismo conflittuale; partecipazione popolare tramite corpi intermedi; eguaglianza formale e sostanziale; etica pubblica. Insomma nel 2007 c’erano presupposti ideali e ragioni politiche della fusione Dc-Pci. Semmai mancarono tempo e metodo per avvicinare le diverse culture politiche e mettere una pietra su tensioni e conflitti passati. D’allora molta acqua, non sempre limpida, passata sotto i ponti. Tante le traversie politiche: crisi economiche; mutamenti veloci e incontrollabili del lavoro e della societ. Inoltre la necessit d’affrontare varie emergenze financo istituzionali del Paese, con governi tecnici responsabilmente sostenuti dal Pd anche quando privi d’un’adeguata sensibilit sociale. Tutti fattori d’appannamento dell’identit auspicata all’atto della fusione. Con ripercussioni sull’organizzazione del Partito e troppi Segretari succedutisi alla guida d’una compagine apparsa disorientata all’elettorato. Senza contare le singolari configurazioni dell’idea stessa di partito del nuovo millennio: partiti personali; partiti populisti; partiti privi di rappresentanza definita o con rappresentanza nascosta perch on line grazie alla tecnologia. In definitiva il PD, nato fragile, s’ fatto contaminare dai tratti d’un’epoca in cui la Politica alta sembra aver perso mordente. Un leaderismo improvvisato e non carismatico ha dato potere ai signori delle tessere in lotta tra loro, consegnando ora alla Schlein un Partito frammentato. Tuttavia forse i tempi sono ora favorevoli al recupero d’una visione politica unitaria, imposta dai bisogni d’una societ stratificata e impoverita che chiede di lottare contro l’emarginazione, il disagio sociale e la criminalit diffusa. Persino i ceti benestanti vanno prendendo coscienza della necessit di mutare il modello economico basato sul solo profitto. La Schlein pu farcela se riesce a imporre un metodo di gestione del Partito. Anzitutto formando un governo-ombra per seguire con attenzione analitica le emergenze del Paese, che sono molte e molto gravi. Occorre appunto l’ottimismo della volont! 5 marzo 2023 | 08:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA , https://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/politica/23_marzo_05/ottimismo-volonta-08994fa0-bb23-11ed-99cc-5e82de20e45f.shtml, Politica,

Pietro Guerra

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