di Monica Colombo
Il difensore e la spesa per l’arrivo dei genitori dalla Spagna. Perché ha scelto la zona sud di Milano: i giochi per il figlio, le provviste alimentari. «Se non fosse stato un atleta sarebbe morto». E lui su Instagram: «Sto bene, grazie per l’affetto»
Nell’immaginario collettivo i calciatori sono inavvicinabili, sospesi in una bolla di impenetrabilità, persi fra lussi e vezzi da star. Per molti di loro la realtà non di scosta molto dall’opinione comune. Di certo però non è aderente al modus vivendi di Pablo Marì, il calciatore spagnolo del Monza accoltellato nel tardo pomeriggio di giovedì al centro commerciale di Assago Milanofiori.In molti si sono chiesti: cosa ci faceva il leader della difesa del Monza — che lunedì giocherà regolarmente contro il Bologna —, squadra sì neo-promossa in A ma catalizzatrice di attenzioni considerando la proprietà che lo sostiene, al supermercato nella zona sud di Milano? Qualcuno aveva ipotizzato che fosse in zona per partecipare al concerto dei Placebo che sarebbe iniziato poco dopo, alle 20, al Forum. Invece nulla di tutto ciò.
Pablo Marì, che abita nella zona di Corso Magenta, in una zona centralissima e signorile di Milano ma sprovvista di grandi centri commerciali, era andato ad Assago con uno scopo preciso. «In pochi ci credono e anch’io in un primo momento ero dubbioso» spiega Adriano Galliani, accorso ancora venerdì mattina al Niguarda dopo l’intervento di suturazione ai muscoli della schiena lesi del difensore. «Oltre a fare un giro di negozi, aveva l’urgenza di fare la spesa perché oggi sarebbero arrivati i genitori e il fratello della moglie. Come famiglie normali, con ospiti in casa, avevano pensato di procurarsi delle provviste. In particolare quel centro commerciale piace anche a Pablito perché ha attrazioni che lo divertono». Come è noto, il giocatore spingeva il carrello in cui era seduto il bambino di quattro anni mentre la moglie Veronica camminava al suo fianco. Ieri dopo lo sconvolgente episodio e il conseguente trasporto con l’elisoccorso di Marì al Niguarda, la moglie Veronica ha accompagnato il bimbo a casa dove è rimasto con la baby sitter. La signora Marì nella serata di giovedì si è recata al Niguarda dove oltre a prendere informazioni sul marito è stata interrogata dalle forze dell’ordine. Oggi Pablito ha ripreso la vita normale alla scuola materna, Veronica è in ospedale dal marito. I nonni sono in arrivo a Milano.
Marì che intanto torna a parlare, un post su Instagram per ringraziare per l’affetto ricevuto: «Dopo il difficile momento che abbiamo vissuto ieri, io e la mia famiglia vogliamo comunicare che, fortunatamente, stiamo bene e vogliamo ringraziare per i tanti messaggi di affetto e sostegno che stiamo ricevendo — scrive Pablo — . Siamo vicini ai familiari ed agli amici della vittima a cui porgiamo le nostre più sentite condoglianze. Auguriamo una pronta guarigione anche alle altre persone ferite».
La società ha dissuaso i giocatori, provati dall’accaduto e che in massa avrebbero voluto recarsi all’ospedale, chiedendo di aspettare almeno 24 ore. Pablo Marì che questa mattina ha ricevuto in camera la visita di Galliani che gli ha trasmesso i saluti e l’affetto del presidente Berlusconi — che poi su Twitter ha scritto «Un abbraccio a Pablo Marì del “mio” Monza —, ha bisogno infatti di riposare, dovendo smaltire oltre che lo choc anche l’anestesia. Questa mattina si è voluto sincerare delle condizioni del giocatore anche il presidente della Regione Attilio Fontana. «Se non fosse stato un atleta, con una muscolatura imponente, sarebbe morto. Sarebbero stati colpiti organi vitali», l’amara constatazione di Galliani.
28 ottobre 2022 (modifica il 28 ottobre 2022 | 18:13)
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, 2022-10-28 17:06:00, Il difensore e la spesa per l’arrivo dei genitori dalla Spagna. Perché ha scelto la zona sud di Milano: i giochi per il figlio, le provviste alimentari. «Se non fosse stato un atleta sarebbe morto». E lui su Instagram: «Sto bene, grazie per l’affetto», Monica Colombo