di Redazione PoliticaL’ex ministro dell’Economia e presidente di Unicredit mette in guardia sul rispetto dell’agenda del Pnrr: «Non possiamo permettere che la frammentazione politica faccia deragliare i piani in atto o cancelli il buon lavoro svolto finora» Pier Carlo Padoan, l’ex ministro dell’Economia nei governi Renzi e Gentiloni, entra nel dibattito sulla caduta del governo Draghi con una lettera sul Financial Times, che questa mattina apre il sito con un articolo sul nostro Paese scrivendo che «l’accesso dell’Italia alla quota di 800 miliardi di euro di fondi Covid dell’Ue è in gioco dopo l’uscita di Draghi». Intanto, anche il New York Times apre con un editoriale di Paul Krugman che si interroga sulla crisi italiana e sulla stagnazione della sua economia («che ha poco a che vedere con la generale incompetenza» dei politici), riconoscendo il merito a Draghi — che «da presidente della Bce ha salvato l’euro» diventando così «il più grande banchiere centrale della storia» — di essere stato, quando ha preso in mano il governo nel febbraio 2011, «l’unica persona con il prestigio e la capacità di tenere insieme le cose». La lettera di Padoan è titolata «Gli sconvolgimenti politici italiani non diventino una crisi economica». Sul FT l’economista ed ex ministro Padoan, presidente del gruppo Unicredit, scrive che «sotto la guida di Draghi, l’economia italiana ha compiuto notevoli passi avanti. La stabilità politica del governo di unità nazionale ha aiutato il Paese ad affrontare le riforme e a presentare un piano per la ripresa economica. Il Pnrr ha fornito un pacchetto completo di riforme e investimenti e la prima tranche di finanziamento è già stata utilizzata per investire in settori strategici, iniziative di inclusione sociale e creazione di posti di lavoro. Sebbene il piano sia ancora ai primi giorni di attuazione, ha già dato un importante contributo alla ripresa dell’Italia, con una crescita del Pil del 6,6% lo scorso anno». Il punto fondamentale, per Padoan, è che «per continuare a prelevare questi fondi, dobbiamo rispettare il calendario e le tappe fondamentali per la riforma stabilite nel Pnrr. Mentre ci sarà inevitabilmente incertezza politica a seguito dell’uscita di Draghi, qualsiasi rallentamento negli sforzi per attuare il Pnrr sarebbe a danno del popolo italiano e dell’economia europea. Questa può essere una crisi politica, ma non dobbiamo permettere che diventi una crisi economica. Non possiamo permettere che l’attuale instabilità e l’ulteriore frammentazione politica facciano deragliare gli importanti piani in atto o facciano svanire il buon lavoro svolto finora». 26 luglio 2022 (modifica il 26 luglio 2022 | 11:00) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-07-26 09:00:00, L’ex ministro dell’Economia e presidente di Unicredit mette in guardia sul rispetto dell’agenda del Pnrr: «Non possiamo permettere che la frammentazione politica faccia deragliare i piani in atto o cancelli il buon lavoro svolto finora», Redazione Politica