Padre Georg e il rapporto con Benedetto XVI: è stato l’uomo più vicino al Papa emerito

Padre Georg e il rapporto con Benedetto XVI: è stato l’uomo più vicino al Papa emerito

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troppo potente e intrigante, lo dipingevano i fedelissimi di Bergoglio. Georg Gaenswein conosceva i meccanismi del potere vaticano: era il prodotto di un patto tacito stipulato da Francesco e Benedetto nel 2013

L’ultima apparizione pubblica ufficiale risale a poco meno di un anno fa.

Era gennaio, e dalla Germania erano arrivate ondate di fango contro Benedetto. Lo accusavano di avere sottovalutato dei casi di pedofilia quando era arcivescovo di Monaco di Baviera.

Dopo giorni di veleni e di tensioni tocc a lui, l’arcivescovo Georg Gaenswein, presentarsi nel ruolo di portavoce e scudo del Papa emerito. In piedi nel salottino al primo piano del Monastero dove viveva Benedetto, con un’espressione tirata ha letto davanti alle telecamere il testo col quale il Papa emerito respingeva le accuse e insieme ammetteva le responsabilit storiche della chiesa sugli abusi.

Ma don Georg, come viene chiamato confidenzialmente, ricord anche la bellissima lettera che in quell’occasione Francesco aveva fatto avere al suo predecessore. E per qualche ora Gaenswein sembrato tornare a pieno titolo nel ruolo di Prefetto della Casa Pontificia: punto di raccordo e simbolo della continuit tra due pontificati. Dal gennaio del 2020 non era stato pi cos. Nello scontro sempre meno ovattato tra la cerchia di potere che gravita intorno a Papa Bergoglio, e il mondo tradizionalista deciso a usare Benedetto, alla fine il prefetto era diventato il capro espiatorio di tensioni cresciute negli anni. E da un giorno all’altro era sparito. Francesco non lo aveva pi voluto alla sua destra nelle udienze ufficiali.

In Vaticano ricordano ancora le occhiate interrogative degli uomini in frac e gilet neri: gli Addetti di Anticamera di Sua Santit in quei giorni di gennaio del 2020 erano nervosi perch non vedevano pi Gaenswein. Nessuno aveva comunicato nulla. In apparenza, tutto procedeva come prima. Il tamtam dei pettegolezzi di Curia lo dava come sempre accanto a Benedetto, anzi pi di prima. E al suo posto era comparso monsignor Leonardo Sapienza, il suo reggente, un esponente della Curia. Il capo della Casa Pontificia era stato visto accanto a Francesco per l’ultima volta il 15 gennaio del 2020, durante l’udienza generale. Poi, mai pi.

E lo stupore degli uomini in frac aveva oscuramente riflesso la sensazione di una rottura personale, seguita ad anni di un rapporto di lavoro caratterizzato dalla lealt e dall’ubbidienza del Prefetto; eppure sempre con un sottofondo di distanza. Passarono due settimane. Poi, il 5 febbraio del 2020, il quotidiano cattolico tedesco Tagestpost, considerato vicino all’Opus Dei, fece filtrare una prima verit, con qualche sbavatura d’inchiostro dettata dalla cautela. Il quotidiano scrisse: Papa Francesco ha concesso al prefetto della Casa pontificia, l’arcivescovo Georg Gaenswein, un congedo a tempo indeterminato… Il segretario privato del Papa emerito rimane in carica come capo della Prefettura, ma viene rilasciato per dedicare pi tempo a Benedetto XVI….

La spiegazione prestava il fianco a molte domande. Che significava congedo a tempo indeterminato? E come si conciliava il compito di essere responsabile delle udienze pubbliche senza pi parteciparvi? Non sarebbe mai stato diramato un comunicato ufficiale. Ci fu solo una imbarazzata dichiarazione alle agenzie di stampa del direttore della sala stampa della Santa Sede, Matteo Bruni. Nessuna sospensione, spieg Bruni. L’assenza di monsignor Gaenswein durante determinate udienze dovuta a un’ordinaria ridistribuzione dei vari impegni e funzioni del prefetto della casa Pontificia, che ricopre anche il ruolo di segretario particolare del Papa emerito. In realt, la ridefinizione del suo ruolo rappresent uno spartiacque. Il pretesto era stato il pasticcio editoriale del libro del cardinale Robert Sarah, nel quale appariva anche uno scritto di Benedetto critico sull’eventualit che fossero ammessi al sacerdozio uomini sposati. Ma fu presentato come se Ratzinger fosse coautore del volume. Non si capiva bene fino a che punto il Papa emerito e lo stesso Gaenswein fossero stati informati del modo in cui il libro sarebbe apparso nelle librerie. Ma il placet alla pubblicazione era stato dato. Gaenswein fece sapere che aveva chiesto la rimozione del nome e della foto di Benedetto XVI dalla copertina. Fu tutto inutile. Nella cerchia di Casa Santa Marta si decise di regolare i conti con il Prefetto, considerato un conservatore legato ad alcuni circoli cattolici tradizionalisti; a proprio agio nelle stanze vaticane come nei salotti dell’aristocrazia nera; giocatore di tennis ammirato dalle signore romane che lo definivano il George Clooney biondo del Vaticano. Ma quella era la schiuma dei pettegolezzi curiali. In realt, don Georg era anche il sacerdote che faceva da assistente spirituale a coppie sposate che seguiva da anni. Seguiva le iniziative della Fondazione Ratzinger, e i convegni degli ex alunni di teologia di Benedetto. La prima incomprensione con Francesco, ben diplomatizzata, avvenne al momento di scegliere dove avrebbe abitato il nuovo Papa. Il giorno dopo avere visitato l’Appartamento riservato da decenni ai pontefici, Bergoglio disse a Gaenswein che di solito dormiva bene, mentre dopo avere visto quelle stanze aveva dormito malissimo.

Passarono mesi di sospensione e di silenzi, finch un giorno da Casa Santa Marta fu chiesto a monsignor Gaenswein di restituire le chiavi dell’Appartamento riservato al Prefetto: avrebbero gestito tutto da l. Gaenswein diventava un bersaglio di fatto, perfino al di l della sua persona: anche se dalla cerchia di Francesco filtr l’indiscrezione che al Papa erano arrivate alcune lettere anonime a sfondo sessuale contro don Georg. Era un modo per tenerlo sotto tiro e condizionarlo, da parte di chi voleva ridurne il potere, con una diffamazione a trecentosessanta gradi di quella burocrazia di celibi, nella definizione fulminante del filosofo tedesco del Novecento Carl Schmitt, nella quale le abitudini sessuali diventavano, all’occorrenza, armi per la lotta interna.

Francesco, racconta uno dei suoi collaboratori, mostr le lettere a don Georg ma gli disse che le considerava robaccia, perch aveva fiducia in lui. Ma intanto si parlava di un suo prossimo trasferimento in Germania, oppure di una sua promozione a un altro incarico. Giravano bozze della riforma della Curia nelle quali la figura del Prefetto della Casa pontificia veniva ridimensionato, perch si sarebbe limitato a accompagnare il Papa solo dentro le mura vaticane. Gaenwein era immerso nella situazione di chi collaborava quotidianamente con Francesco; e in parallelo era accanto a Benedetto. Il Papa emerito non ha voluto diventare un argine contro gli attacchi a Francesco, ma lo diventato di fatto. La sua totale realt si rivelata un argine oggettivo e invalicabile, osservava Gaenswein.

troppo potente e intrigante, lo dipingevano i fedelissimi di Bergoglio. Di certo, conosceva i meccanismi del potere vaticano. Era attivo, diretto, abile. Ma don Georg era l come prodotto di un patto tacito stipulato da Francesco e Benedetto nel 2013. La sua immagine giovanile e sorridente doveva sottolineare l’unit e continuit di una Chiesa scossa dalla rinuncia. La sua presenza, tuttavia, era anche un elemento di confusione. Quando Gaenswein cerc di spiegare l’anomalia e accenn a un papato allargato per la presenza dell’emerito, ipotizzando un Papa dell’azione e un Papa della preghiera, gli saltarono anonimamente addosso. Successe anche con gli Appunti sulla pedofilia: un testo che fece scalpore perch, di nuovo, fu accolto come una sorta di manifesto ortodosso su un tema dibattuto fino a pochi giorni prima dagli episcopati mondiali sotto la regia di Bergoglio. A caldo, tutti i nemici del Monastero avevano subito sospettato che a scriverlo non fosse stato Benedetto ma Gaenswein. La malignit si rivel infondata, ma era un indizio di dove spirasse il vento. E da gennaio del 2020 la sua posizione stata come ibernata: imbalsamato da vivo nel limbo di un ruolo che ha mantenuto senza per che gli fosse permesso di svolgerlo. E ora che l’uomo del Monastero non c’ pi, una delle domande che rimbalzano con un filo di maligna curiosit curiale quale destino Francesco vuole riservare alla persona che stata pi vicina, fino all’ultimo respiro, al Papa emerito.

31 dicembre 2022 (modifica il 31 dicembre 2022 | 12:08)

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