di Flavio Vanetti
Le curve e i saliscendi di Interlagos non tradiscono le attese e regalano non un saldo di fine stagione ma una delle corse più belle dell’anno
Le curve e i saliscendi di Interlagos non tradiscono le attese e regalano non un saldo di fine stagione ma uno dei Gp più belli dell’annata della F1. Davanti a 300 mila spettatori e alla torcida pro Hamilton è però l’altro uomo Mercedes, George Russell, a salutare la prima vittoria della carriera: giusto così, le «Frecce d’argento» gliela dovevano dal Bahrein 2020, quando fu prelevato per una gara dalla Williams dove era parcheggiato e vide sfumare la vittoria a causa di un marchiano errore al pit stop. Ma il tempo, per fortuna, è galantuomo.
George Russell: 10 e lode
Cominciamo proprio da lui, il talento british, maestro della regolarità d’alto livello che finalmente assurge al soglio pontificio (traduzione: prima vittoria della carriera). A San Paolo ha fatto tutto alla perfezione: successo nella gara sprint, replica (ben più importante) nel Gp vero e proprio, scattando come una lepre dalla pole position e sparecchiando subito la tavola. Chapeu: era dal 2010 (Button-Hamilton con la McLaren) che in F1 non c’era una doppietta di piloti inglesi. E dopo Hamilton è il primo british a salire sul podio più alto.
Mercedes: 10
Sarà per l’aiutino della famosa «direttiva 39», quella introdotta per ridurre il fenomeno del saltellamento alle alte velocità delle nuove monoposto, ma i fatti dicono che le W13 non sono più le macchine disastrose d’inizio stagione, bensì monoposto che hanno raggiunto uno status vincente. In effetti sembrava strano che la potenza di fuoco della corazzata teutonica, con base a Brackley e a Brixworth (per la parte motoristica), facesse cilecca. Il pieno di punti brasiliano mette le Frecce a tiro della Ferrari per un potenziale sorpasso-beffa ad Abu Dhabi, in palio il secondo posto tra i costruttori. Ma più che altro la prima doppietta dopo tanto tempo (un successo che porta a tre, con Red Bull e Ferrari, le scuderie vincenti nell’annata) invita a guardare già al 2023. Un pensiero si fa largo: la Mercedes è di nuovo pronta a dettare legge. Tremate, tremate, le streghe son tornate.
Lewis Hamilton: 9,5
E’ stato votato pilota del giorno, ma secondo noi è un premio un po’ eccessivo perché la partenza così-così determina di fatto la sudditanza rispetto a Russell. Verstappen lo tocca poi nell’attacco dopo la ripartenza dalla prima safety car e questa è di sicuro una iattura, che però gli permette di mostrare tutta la sua classe nella rimonta. Altro elemento a suo favore: dopo aver protestato per la tempistica di un pit stop che gli spiegava chiaramente l’intenzione del team di non rovinare il primato di Russell, ha accettato con signorilità la decisione. Però la cronaca ricorda che gli resta solo una gara per evitare uno zero epocale nella casella delle vittorie stagionali.
Fernando Alonso: 9
Dopo le «cornate» con il compagno di team Esteban Ocon nella sprint di sabato e la penalizzazione sulla griglia, Fernando sfoga la sua rabbia in una prova di spessore che vale il quinto posto. Nel voto alto mettiamo pure l’abilità nel rifugiarsi in una battuta sottile e feroce con la quale si astiene – come in cuor suo vorrebbe fare – dal mandare al diavolo il collega e l’Alpine che non sa gestire le rivalità interne: «Non vedo l’ora che arrivi il Gp di Abu Dhabi. Per poter provare, subito dopo, la macchina verde» (ndr: l’Aston Martin per la quale correrà fino al 2024).
Carlos Sainz: 8
Gran lavoro e gran movimento per rimontare dalla settima posizione sulla griglia (scontava un -5 per la sostituzione del motore endotermico) fino a salire sul podio anche nel Gp, dopo il secondo posto nella prova sprint. Ha dovuto anticipare il primo pit stop perché la visiera «seminata» in pista da un collega s’era infilata nel cestello del freno posteriore destro, rischiando di mandare arrosto la F1-75. Poi, nel finale, Carlos ha impiegato un po’ troppo tempo per passare Perez e questo gli è costato la possibilità di provare a insidiare in extremis le due Mercedes.
Ferrari: 7
Il clamoroso errore sulle gomme di Leclerc nella qualifica per la gara sprint è riscattato da un epilogo di settimana positivo sia sul fronte dei risultati (doppio podio con Sainz) sia su quello del buon rendimento della monoposto dopo la figuraccia di Città del Messico. Condivisibile, in termini di rispetto verso lo spagnolo e la sua gara, la decisione di non far scambiare la posizione di Sainz con quella di Leclerc, che nel Mondiale si sarebbe trovato da solo al secondo posto e non a pari punti con Perez: a nostro avviso la ragion di Stato non sempre deve prevalere rispetto ad altri valori. Piuttosto, pensando alla classifica costruttori, il ruggito della Mercedes, che ha ridotto il distacco a 19 punti, è inquietante: il rischio del sorpasso-beffa ad Abu Dhabi è tutt’altro che aleatorio. Come monito vale la riflessione di Carlos Sainz: «Rispetto alla Mercedes siamo sulla difensiva».
Valtteri Bottas: 7
Re Pasticcio anche stavolta non ci è dispiaciuto: nella corsa si sono viste tracce di vivacità da parte sua. Ha navigato fino al sesto posto, proponendo un paio di guizzi significativi, poi si è dovuto accontentare di un ottavo posto che a lui e all’Alfa Romeo va un po’ stretto.
Charles Leclerc: 5,5
Non siamo fautori a tutti i costi del «leclerchismo» imperante. A nostro avviso l’attacco a Norris all’esterno, in un punto in cui il sorpasso non riesce nove volte su dieci, è un errore che è costato a Leclerc la possibilità di vivere una gara ben diversa. E il fatto che era quasi riuscito a superare l’inglese (che l’ha toccato, buttandolo fuori, dopo aver sbandato in discesa da un cordolo) rafforza solo il concetto della manovra affrettata e nel posto sbagliato: se avesse atteso il rettilineo del traguardo, Charles se lo sarebbe mangiato in insalata. Poi, certo, è risalito, ha invitato Sainz a sbrigarsi a passare Perez e ha preteso che il team lo spedisse sul podio al posto dello spagnolo. Richiesta respinta (giustamente), che però alimenta un sospetto: siamo proprio sicuri che tra i due ci sia un clima idilliaco?
Max Verstappen: 4
Lasciamo pur da parte le prodezze, come il sorpasso contemporaneo di Bottas e Ocon: stavolta il bi-campione del mondo merita di andare dietro la lavagna per la collisione con Hamilton e per l’arroganza con la quale ha disobbedito all’ordine del team («Non passare Perez»; due secondi dopo aveva già fatto il contrario…) e, infine, per la mancata restituzione della posizione al messicano, in lotta con Leclerc per il secondo posto iridato. Irritante la risposta alla richiesta di spiegazioni: «Lo so io e ve l’ho già detto la volta scorsa: non chiedetemi più una cosa del genere, ok?». Pessimo.
Red Bull: 3
All’improvviso ecco l’inconsistenza nel team che ha marchiato a fuoco la stagione. Manca la controprova di che cosa avrebbe combinato Verstappen senza il contatto con Hamilton e la necessità di ricostruire la gara dalla coda del plotone, ma a Interlagos la Red Bull è apparsa vulnerabile per la prima volta dopo mesi di dominio. E in più «gallo» Verstappen ha alzato troppo la cresta, facendo fare al team la figura di chi non riesce a comandare un dipendente a libro paga.
Daniel Ricciardo: 2
Un lavoro da asino per toccare Magnussen e rovinare subito la corsa sua e quella del danese: Daniel farebbe meglio a depennare il 2022 dai suoi ricordi. Intanto la McLaren colleziona uno zero e vede salire a 19 punti il vantaggio dell’Alpine nella lotta per il quarto posto tra i costruttori.
Fia: 1
Anche un cieco avrebbe capito che quando Norris s’è fermato con la McLaren «kaputt» c’era da spedire subito in pista la safety car. I bradipi della sala comandi hanno invece impiegato due giri, usando solo la virtual safety car, prima di adottare il provvedimento. In più, quando la macchina di sicurezza è rientrata, s’è creato un pasticcio con l’Alpha Tauri di Tsunoda, che avrebbe dovuto sdoppiarsi e invece non l’ha fatto. Ore dopo è arrivato un comunicato che ha spiegato che era giusto così, ma che, a causa delle caratteristiche della pista di Interlagos, s’era creata un’anomalia «che non necessità di interventi urgenti ma che sarà affrontata alla prossima riunione della Commissione Sportiva per essere eliminata». Meglio tardi che mai, però quante altre pecche saranno mai nascoste nelle pieghe del regolamento?
14 novembre 2022 (modifica il 14 novembre 2022 | 12:26)
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, 2022-11-14 14:25:00, Le curve e i saliscendi di Interlagos non tradiscono le attese e regalano non un saldo di fine stagione ma una delle corse più belle dell’anno, Flavio Vanetti