Palazzo Chigi, la carica dei 700: i numeri di chi lavora al governo

Palazzo Chigi, la carica dei 700: i numeri di chi lavora al governo

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di Giulia RicciTanti i ruoli per cui chi formerà l’esecutivo dovrà trovare la persona giusta. I compensi di ministri e dirigenti Oltre settecento. Sono le figure che gravitano intorno a un governo. Settecento ruoli per cui chi avrà l’onere (e l’onore) di formare l’esecutivo dovrà trovare la persona giusta. Dai ministri ai consiglieri, dai comunicatori agli addetti militari, passando per il capo di gabinetto e l’ambasciata. Secondo i dati del centro studi Comar, che si occupa di comunicazione, analisi, marketing e formazione, sono 719, in totale, coloro che lavorano per Palazzo Chigi con il premier Mario Draghi. Di questi 23 sono ministri, sei vice e 35 sottosegretari. Ma intorno a ognuna delle 65 cariche politiche ruotano centinaia di incarichi specifici: uffici di diretta collaborazione, consiglieri ed esperti giuridici, economici e tecnici. Sono in totale 571 collaboratori, ai quali si aggiungono 83 esperti di comunicazione, il 38,7% del totale sono donne (28 con incarichi politici). Le differenze rispetto ai due governi precedenti riguardano soprattutto i vicepresidenti del Consiglio: nel Conte I erano due (Salvini e Di Maio), figura poi “eliminata” dallo stesso attuale leader del M5S – e che Draghi non ha ripristinato. I viceministri erano 10 nel Conte II, ma solo uno nel primo; e infine il Conte I aveva 35 sottosegretari (29 nel II), 691 collaboratori (649) di cui 89 comunicatori (74). Non cambiano, invece, i compensi tra un esecutivo e l’altro. Sempre secondo i numeri di Comar, un ministro percepisce quanto un proprio sottosegretario. La differenza è tra chi è stato eletto, ed è quindi anche parlamentare, e chi no. Un ministro “tecnico”, o più precisamente “esterno”, (come Roberto Cingolani alla Transizione ecologica o Marta Cartabia alla Giustizia) prende 8.863 euro lordi al mese; lo stesso compenso di un sottosegretario come Andrea Costa o Franco Gabrielli. La regola dell’ “eguaglianza” di emolumento riguarda anche chi è stato scelto per entrare a Montecitorio o Palazzo Madama: un ministro o sottosegretario senatore percepisce 14.634 mila euro lordi; un deputato 13.971 mila lordi. Sono molti i professionisti che decidono di offrire la propria consulenza senza percepire nulla. Nel governo Draghi sono 104. Sono invece 311 a prendere un emolumento uguale o inferiore ai 35 mila annui lordi. Dei restanti 300, i funzionari percepiscono un compenso medio di 50-60mila euro, mentre per i dirigenti di prima fascia c’è differenza tra chi lavora già nella Pubblica amministrazione e chi no. Nel primo caso, i dipendenti hanno diritto alla retribuzione dell’amministrazione di appartenenza e a un’indennità variabile, alla quale qualcuno decide di rinunciare. A titolo di esempio, oggi l’indennità di un capo di gabinetto è di 45 mila euro lordi annui, 39 mila per un generale di divisione, 74.400 per un consigliere di ambasciata, 47.500 per chi lavora nell’avvocatura di Stato. Chi, invece, viene assunto dall’esterno, percepisce uno stipendio: tra i 110 e i 150 mila euro per un capo di gabinetto, tra i 120 e i 159 per un capo della segreteria tecnica. Chi è responsabile della comunicazione di un ministero prende fino a 130 mila euro lordi l’anno. Il capo del governo italiano percepisce uno stipendio di circa 80 mila euro netti annui, circa 6.700 euro al mese. Il premier Draghi, però, ha rinunciato al proprio compenso. Il Corriere ha una newsletter dedicata alle elezioni: si intitola Diario Politico, è gratuita, e ci si iscrive qui 21 settembre 2022 (modifica il 21 settembre 2022 | 10:29) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-09-21 08:30:00, Tanti i ruoli per cui chi formerà l’esecutivo dovrà trovare la persona giusta. I compensi di ministri e dirigenti, Giulia Ricci

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