editoriale Mezzogiorno, 11 gennaio 2023 – 07:57 di Francesco Coppa L’Albergo dei Poveri un edificio maestoso che domina l’ampia spianata di via Foria. La sua costruzione impegn somme cos elevate che impedirono di fatto l’ultimazione. I suoi circa 100.000 metri quadrati di superficie utile hanno ospitato nel tempo ospedali, scuole di musica, ostelli, vigili del fuoco e, per molto tempo, detenuti, ragion per cui l’edificio anche chiamato serraglio. La sua imponente mole in disuso ha rappresentato per molte sindacature cittadine un vero e proprio caput mortuum, un problema insormontabile e di complicatissima soluzione. E probabilmente ci vorranno due personalit partenopee molto forti per risolvere questo problema. Un sindaco dalla tempra costruttiva e temporeggiante, come Gaetano Manfredi, e un ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, che sta mostrando ingegno e temperamento. Palazzo Fuga venne progettato per dare ristoro ai poveri di Napoli, ritenuti, in un’epoca in cui iniziavano a diffondersi nel territorio partenopeo le idee illuministiche, come individui per i quali la ragione imponeva assistenzialismo poich, recuperate le forze intellettuali mortificate dai morsi della fame, essi avrebbero potuto concorrere ad edificare una nuova societ, al pari degli altri uomini dei quali erano considerati egualmente muniti di democrazia intellettuale. P oi le vicende del Regno presero una piega differente causando l’affievolimento di quell’alto ideale. L’Albergo dei Poveri resta oggi il simbolo della rinascita di una cultura partenopea, come l’area di Bagnoli quello della ripresa della bellezza naturale della citt e come quello di Napoli est il recupero della sua dignit industriale. L’impegno del ministro della Cultura ad organizzare una cabina di regia ha colpito nel segno con l’invito al tavolo anche della componente industriale della citt napoletana, segno inequivocabile che nessun recupero pienamente possibile se non intervengono anche le forze economiche private, soprattutto in tempi in cui i finanziamenti pubblici languono. L’edificio verr recuperato nel nome della cultura: si legge che i piani ospiteranno sicuramente biblioteche e musei, che saranno organizzati con gli innumerevoli reperti che giacciono impolverati nei depositi cittadini; ma c’ da augurarsi che si insedieranno anche scuole di perfezionamento nelle arti e nelle professioni, accademie, fondazioni itineranti che siano in grado di offrire istruzione costruttiva e condivisa a quei visitatori che calpesteranno quei piani non solo per saziare il proprio gusto estetico ma soprattutto per affinare l’identificazione con una civilt che fonde la sua cultura con l’ambiente circostante. Per questo motivo sar molto importante la creazione di sistemi di linkaggio che permettano di navigare in un sol posto tra la storia della citt e la storia di altre culture popolari, attivando nel navigatore un sistema di intelligenza creativa dalla comparazione ottenuta. Con questo sistema si facilita la criticit dell’apprendimento e si promuove l’arricchimento in termini di socialit del visitatore, auspicando che possa innescarsi un circolo virtuoso che dissolva quel letargo civile denunciato nei giorni scorsi da Enzo d’Errico su queste pagine. bene poi ricordare a quel tavolo che una sana progettazione non pu prescindere da un’educazione finanziaria. In tempi in cui anche la principale istituzione bancaria italiana, sull’esempio di ben pi attive realt europee, organizza e promuove corsi che istruiscono il cittadino nella disciplina delle istituzioni finanziarie, educandolo a ragionare e a informarsi sui mercati regolamentati, prodotti finanziari e servizi di investimento, sempre pi invasivi per effetto della tecnologia, sar opportuno che si progettino nel futuro Albergo dei Poveri ambienti dedicati alla finanza, sia per costruire una identit finanziaria in grado di realizzare una piena vigilanza informata, sia per organizzare veri e propri mercati ove poter negoziare prodotti di investimento targati per le piccole e medie imprese di cui il tessuto economico cittadino pieno. L’Albergo dei Poveri deve diventare un volano di crescita sostenibile dell’identit partenopea e lo studio di questo percorso non deve assolutamente tralasciare quelle istanze sempre pi orientate a fenomeni economici globali che curano in primo luogo l’interesse degli stakeholder e non solo quelli degli investitori diretti, poich ogni forma di profitto, anche quello semplicemente derivante dall’appagamento estetico, non mai fine a se stesso ma sempre un terminale di potenzialit inespresse che il buon governante deve raccogliere e fare esplodere. Da qui passa il futuro della citt. 11 gennaio 2023 | 07:57 © RIPRODUZIONE RISERVATA
Pietro Guerra
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