di Paolo Conti
Svelati in anteprima alcuni capolavori tessili. In attesa di esporli nella mostra prevista per la primavera del 2023
Un meraviglioso «Salvator Mundi», che protegge tra le mani un globo terrestre, ci scruta dal piccolo arazzo-capolavoro intessuto a Firenze nel 1589 da un misterioso autore che si firma SMF nella bordura inferiore. Un vero quadro in forma di «coperta da messale». Accanto, disteso, uno spalliere (parte di una serie) con episodi di Paride, di Bruxelles, metà del XVI secolo. Sempre da Bruxelles arriva una stupefacente «Adorazione dei pastori», 1500-1510 in eccellenti condizioni.
Un altro piccolo arazzo riporta uno stemma araldico, XVI secolo, manifattura tedesca o svizzera. Una «Incoronazione di Alessandro Magno» cita evidentemente le cerimonie del tempo in cui l’arazzo è stato intessuto, nel 1660-70 a Bruxelles. Sempre da Bruxelles ecco un monumentale «Giudizio Universale» del 1525 circa che i movimentatori (così si chiamano i tecnici specializzati che spostano le opere d’arte) srotolano con attenzione e cura. Siamo nella Sala Regia nel cuore del Piano Nobile di Palazzo Venezia ed Edith Gabrielli, che dal settembre 2020 dirige l’Istituto VIVE-Vittoriano e Palazzo Venezia, sta preparando la visita degli studiosi invitati all’Academia Belgica per il convegno dedicato a Nello Forti, uno dei massimi esperti di arazzi a livello mondiale, scomparso nel 2021. Un’occasione per mostrare a chi li studia da anni, ma solo da lontano, i preziosi pezzi in tessuto della multiforme e multidisciplinare collezione di Palazzo Venezia (14.239 pezzi inventariati tra dipinti, sculture, argenti, armi, ceramiche, vetri, arazzi e solo 500 sono quelli esposti).
Basta avvicinarsi per poter ammirare la maestria nell’accostamento dei colori, nella puntigliosa realizzazione delle scene, nell’uso della tessitura come elemento spettacolare di esibizione di abilità. Gli arazzi-capolavori sono mostrati qui a palazzo Venezia per la prima volta da anni. Spiega la direttrice Edith Gabrielli: «Possediamo circa 60 pezzi pregiati tra fine 400 e 700 e provengono dalle manifatture italiana, fiamminga, tedesca e francese. Nella primavera del 2023, con la prima tappa del nuovo allestimento permanente nelle sei sale oggi vuote del Piano Nobile, ne collocheremo una selezione insieme ad altre scelte tra le collezioni di pittura, scultura, oreficeria, vetri, armi, argenti realizzando il nostro progetto. Cioè raccontare cronologicamente e antologicamente nei generi il fatto in Italia, progenitore del made in Italy, sia nel campo dell’arte che dell’artigianato. La Sala Regia diventerà uno spazio espositivo per mostre temporanee che realizzeremo in gran parte con pezzi dei nostri depositi, magari confrontati con altri in prestito, un modo per realizzare rassegne destinate anche allo studio senza spostare troppe opere. Proprio qui, per tre mesi, in primavera appariranno gli arazzi più significativi».
Dunque una vera anteprima, l’esposizione degli arazzi. La collezione nasce soprattutto con l’immenso lascito dei ricchissimi coniugi Henriette Tower-George Wurst, arrivato nel 1933 (insieme alla donazione di villa Sciarra). Un autentico mare di piccoli e grandi tesori. Conclude Edith Gabrielli: «L’arte dell’arazzo ebbe per secoli immensa fortuna nelle corti e nei palazzi nobiliari. Poi, con l’affermazione della classe borghese e la riduzione degli spazi nelle case, quell’arte tramontò lasciando però una traccia indelebile con tanti capolavori». In vista dell’appuntamento della primavera 2023 sono in corso sia lo studio degli arazzi nei depositi che la loro catalogazione insieme a operazioni di manutenzione e, nei casi necessari, di vero e proprio restauro.
28 ottobre 2022 (modifica il 28 ottobre 2022 | 09:53)
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, 2022-10-28 11:27:00, Svelati in anteprima alcuni capolavori tessili. In attesa di esporli nella mostra prevista per la primavera del 2023 , Paolo Conti