di Barbara Visentin
Il concerto di domenica sera ha dato il la a molte polemiche con fronti contrapposti
Una celebrazione o una profanazione? Il concerto che Paolo Conte terr domenica sera al Teatro alla Scala di Milano, primo cantautore italiano a mettervi piede (con il suo repertorio) diventato un casus belli che nell’ultima settimana ha scatenato un fuoco incrociato di interventi. A dare il via stato Piero Maranghi, editore del canale Classica HD su Sky, che ha indirizzato una lunga lettera al cantautore, pubblicata su Il Foglio: Il Suo concerto uno schiaffo alla storia della Scala, scrive. Il suo invito a non profanare il Piermarini, non parte da una disistima verso l’artista, quanto verso la sovrintendenza, per il precedente pericoloso che il concerto rappresenta, come un’autorizzazione a procedere per chiunque — dai discografici ai politici — abbia un cantante da proporre. Nel dibattito intervenuto Vittorio Sgarbi, di tutt’altro avviso, che si chiede se vi sia un genere degno e un genere indegno di entrare alla Scala, plaude all’ottima idea di invitare Conte e fa sapere che stasera ci sar. I due schieramenti hanno poi raccolto molte altre voci, tra Milena Gabanelli o Pierluigi Panza sul fronte critico e Francesco Merlo o Antonio Calabr, presidente di Museimpresa, tra i favorevoli.
Il protagonista involontario del dibattito (che fra l’altro la Scala era gi pronta a ospitare una quindicina di anni fa, ma si frapposero problemi di calendario) non replica, forte del sold out, raggiunto in 24 ore dall’apertura delle prevendite, che lo aspetta stasera. La Scala invece ridimensiona la polemica come un molto rumore per nulla, ricordando di avere una lunga storia di nicchie d’apertura che negli anni, pur senza snaturare il tempio della lirica, hanno visto in cartellone artisti e musiche non provenienti dal mondo classico: l’ultimo esempio, proprio di recente, stato il balletto Solitude Sometimes, coreografato sulle musiche di Thom Yorke e dei suoi Radiohead.
Non la prima volta che insorgono polemiche, dicono dal teatro: Non manc di suscitare reazioni gi la prima rappresentazione di “Porgy and Bess” di Gershwin nel 1955 con i suoi ritmi jazz e il cast all back. Da l in poi a rompere gli schemi sono Milva cos come Keith Jarrett, il coreografo Roland Petit con il suo Pink Floyd Ballet cos come Martha Clarke che coreografa le canzoni di Vasco Rossi, ma anche, nel 2014, il recital di piano solo di un artista amato anche nel mondo pop come Stefano Bollani. In questo contesto, sottolinea il Piermarini, il concerto dell’86enne Paolo Conte non nulla di rivoluzionario o pericoloso, quanto invece un riconoscimento della statura iconica raggiunta dall’artista nel panorama musicale del nostro Paese e del suo apprezzamento internazionale.
18 febbraio 2023 (modifica il 18 febbraio 2023 | 19:55)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
, , http://xml2.corriereobjects.it/rss/homepage.xml,