Il Papa tra gli sfollati del Sud Sudan: Le donne sono la chiave per la pace

Il Papa tra gli sfollati del Sud Sudan: Le donne sono la chiave per la pace

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di Gian Guido Vecchidi

La giornata di Francesco nel villaggio di Gombo, al di l del Nilo Bianco, con le famiglie che hanno perso tutto a causa della guerra. L’appello del pontefice: C’ bisogno dell’aiuto di tutti

Dal nostro inviato
GIUBA — Josephine, il nome che le hanno dato, ha quindici anni e non ha mai conosciuto la sua famiglia vera, l’hanno abbandonata chiss quando, quella dove stava era di un’altra etnia e la trattava come una schiava, quand’erano arrabbiati con lei la legavano per ore agli alberi, racconta suor Marlne, finch non ha deciso di scappare e chiedere aiuto alla missione delle salesiane, in fondo al cortile c’ l’edificio del Mazzarello Women Promotion Centre di Gombo, un villaggio di l dal Nilo Bianco ai margini della capitale, qui le bambine e le ragazze possono andare a scuola ma oggi non c’ lezione e la ragazzina sorride luminosa e ripete ciao mentre d una mano in cucina, sottile e aggraziata, a pulire le verdure.

Chi soffre di pi? Le donne

Suor Marlne, 63 anni, una missionaria libanese che sta in queste terre da otto anni, offre caff e dolci e sospira: Non cambiato nulla, semmai a volte sembra che le cose peggiorino. Noi cerchiamo di lavorare con le donne, perch a soffrire di pi sono le donne. Sono le donne che lavorano, badano alla casa, crescono i bambini, tutto. Gli uomini stanno seduti, passano la giornata a bere t e alcol, c’ un grande problema di alcolismo, i soldi li prendono dal lavoro delle mogli. I pi giovani sono diversi, hanno imparato a lavorare e c’ speranza di cambiare, ma il pericolo la mentalit tribale: ho preso la donna, l’ho pagata con le vacche per sposarla, quello deve fare.

Tutti sfollati

il giorno degli sfollati, a Giuba, Francesco ne incontra duemilacinquecento nella Freedom Hall della capitale, una rappresentanza dei due milioni sparsi nei campi di accoglienza del Paese gestiti dalle Nazioni Unite, missioni religiose e organizzazioni umanitarie, trentatr mila solo nella capitale, pi altri due milioni fuggiti nei campi dei Paesi vicini. Una tragedia umanitaria, la pi grande crisi di rifugiati del Continente, sillaba il pontefice, che si rivolge al mondo: C’ bisogno dell’aiuto di tanti, di tutti. Tutto questo per la guerra civile tra etnie che ha fatto quattrocentomila morti, la guerriglia, gli scontri tribali, le alluvioni, le epidemie o la semplice miseria, quella vera, con due terzi della popolazione che fanno la fame, sette milioni di persone, e sopravvivono solo grazie al programma alimentare delle Nazioni Unite, anche il singolo pasto al giorno servito nei campi da queste parti quasi un lusso.

Rebecca e il pontefice

Una ragazzina, Nyakuor Rebecca, ringrazia il pontefice a nome di tutti i bambini sfollati: Lei una brava guida perch, nonostante il suo ginocchio dolorante, venuto per stare con noi, portando speranza e un messaggio di pace. Cos il Papa, come venerd davanti al presidente e agli altri governanti, ripete il pi accorato appello a far cessare ogni conflitto, a riprendere seriamente il processo di pace perch abbiano fine le violenze e la gente possa tornare a vivere in modo degno, e poi aggiunge una cosa fondamentale: Le donne sono la chiave per trasformare il Paese: se riceveranno le giuste opportunit, attraverso la loro laboriosit e la loro attitudine a custodire la vita, avranno la capacit di cambiare il volto del Sud Sudan, di dargli uno sviluppo sereno e coeso. Ma, vi prego, prego tutti gli abitanti di queste terre: la donna sia protetta, rispettata, valorizzata e onorata. Per favore: proteggere, rispettare, valorizzare e onorare ogni donna, bambina, ragazza, giovane, adulta, madre, nonna. Senza questo non ci sar futuro. Anche Sara Beysolow Nyanti, vice rappresentante delle Nazioni Unite nel Paese, si rivolge a Francesco e spiega: Santit, posso testimoniare che sono le donne, i bambini, gli anziani e le persone con disabilit a soffrire di pi. Le donne e le ragazze sono facili vittime di violenza sessuale, i bambini rischiano il rapimento, il reclutamento nei gruppi armati locali o di essere vittime della tratta.

Riciclare la plastica in questo inferno

Non un lavoro semplice, per gli operatori umanitari e i missionari, il Sud Sudan continua a essere il contesto pi pericoloso per gli operatori, seguito da Afghanistan e Siria. Nel cortile della missione di Gombo, a una pompa d’acqua una donna lava metodicamente decine di bottiglie di plastica recuperate dai rifiuti, una costruzione bassa poco distante fatta di bottiglie riempite e impastate tutt’intorno di fango, un modo di riciclare la plastica e tra l’altro sono pi resistenti e fermano anche i proiettili, da queste parti non poco, spiega Fernando Lopez, missionario laico salesiano. Il centro delle salesiane di Don Bosco, le Figlie di Maria Ausiliatrice fondate da madre Mazzarello, si raggiunge dopo aver passato il Nilo Bianco e attraversato una teoria di capanne e baracche di lamiera, giunchi e mattoni impastati di terra e fango, capre che frugano in mucchi di spazzatura bruciata ai margini delle strade e miriadi di bambini che trovano il modo di giocare nonostante tutto, un vecchio copertone, una lattina.

La poligamia

Qui a Gombo diverso, il Mazzarello Women Promotion Centre ha tra l’altro un salone con le macchine per cucire, un forno per pane e dolci e, pi oltre, i campi dove ogni giorno trecento donne vengono a coltivare i campi, si sono organizzate in cooperativa mentre i figli stanno al sicuro tra le mura sormontate da filo spinato della missione. In media hanno cinque o sei bambini, alcune arrivano a dodici. I mariti non se ne curano, tanto ci pensano le mogli, e quando si stancano ne sposano un’altra, e magari un’altra ancora, alza gli occhi al cielo la missionaria. Ma non sarebbero per due terzi cristiani? Non importa, la poligamia diffusa, prevale l’impulso tribale. Per il Papa che arriva sulla sedia a rotelle per visitare questo popolo sofferente un’immagine forte, ci d speranza, sorride suor Marlne. Nel frattempo impegnata a coordinare i lavori per costruire un’altra pompa d’acqua, qui c’ un problema serio di acqua pulita e di igiene.

Quattro missionarie

A Gumbo lavorano quattro missionarie che gestiscono il centro per le donne, l’asilo e la scuola primaria, poco distante c’ la scuola superiore dei religiosi salesiani e la formazione professionale, l’essenziale in un Paese privo di infrastrutture, informatica, idraulica, saldatura, carpenteria, opere murarie, vi studiano centinaia di ragazze e ragazzi. Alla primaria arrivano tante bambine e anche ragazze grandi che non avevano mai potuto studiare e devono cominciare dall’alfabeto, il problema sono gli abbandoni alla secondaria perch magari le fanno sposare, riassume Fernando Lopez. Il pulmino della scuola ha la bandiera gialla e bianca del Vaticano accanto a quella sudsudanese. C’ un parco giochi, un giardino, un campo da calcio e uno da basket, un ragazzino ha la maglietta di Kobe Bryant. Pi oltre, negli anni, cresciuto un campo spontaneo di rifugiati, famiglie che andavano l proprio per mandare i figli nelle scuole missionarie, nel frattempo i salesiani lo hanno presi in gestione e oggi il Don Bosco IDP camp accoglie diecimila persone, le tende sono ampie e ordinate. Gloria ha diciannove anni ed arrivata sei anni fa dall’Alto Nilo con la madre e cinque fratelli e ora studia computer, sorride all’ingresso: Che cosa desidero? Niente pi sofferenza.

4 febbraio 2023 (modifica il 4 febbraio 2023 | 20:17)

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