Papa Francesco: «Servono gesti di pace». E saluta il sindaco di Melitopol

Papa Francesco: «Servono gesti di pace». E saluta il sindaco di Melitopol

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di Gian Guido VecchiIl Papa alle Veglia di Pasqua si rivolge ai parlamentari ucraini in San Pietro: «Nel buio oscuro della guerra e della crudeltà che voi vivete, tutti noi preghiamo con voi questa notte per tante sofferenze». E dice «Cristo è risorto» in ucraino CITTÀ DEL VATICANO «Molti scrittori hanno evocato la bellezza delle notti illuminate dalle stelle. Invece le notti di guerra sono solcate da scie luminose di morte…». Francesco parla a San Pietro, l’omelia della Veglia di Pasqua, il momento dell’anno più importante per i fedeli. Ci sono 5.500 persone, dopo due celebrazioni pasquali con la basilica semideserta per la pandemia, e tra questi il sindaco di Melitopol, Ivan Fedorov, che fu rapito l’11 marzo dai russi, sei giorni di prigionia e interrogatori notturni prima di essere rilasciato ìn cambio di nove prigionieri. Nel pomeriggio è stato ricevuto in Vaticano dal cardinale Pietro Parolin, la diplomazia vaticana è sempre al lavoro. Ed è a lui, accompagnato da tre parlamentari ucraini, che il Papa si rivolge a braccio, alla fine dell’omelia: «In questo buio che voi vivete, signor sindaco, signore e signori parlamentari, il buio oscuro della guerra, della crudeltà, tutti noi preghiamo con voi questa notte, preghiamo per tante sofferenze. Noi soltanto possiamo darvi la nostra compagnia, la nostra preghiera, e dirvi: coraggio, vi accompagniamo. E dirvi anche la cosa più grande che oggi si celebra: Cristo è risorto». Francesco lo dice in ucraino,«Christòs voskrés!», e detto dal Papa, nella notte più importante per i cristiani, è un segnale di vicinanza ancora più forte della bandiera che il pontefice aveva mostrato e baciato all’udienza generale. Nella via Crucis di venerdì, mentre una donna ucraina e una russa reggevano insieme la croce, il Papa aveva ascoltato le parole che accompagnavano la tredicesima stazione, quella della morte di Gesù: «Di fronte alla morte, il silenzio è più eloquente delle parole. Che ciascuno nel proprio cuore preghi per la pace del mondo». Il testo previsto evocava il dolore dei due «popoli», la modifica è stata «apprezzata» dall’ambasciatore ucraino. Ma ora nella Veglia si celebra la Risurrezione, «il dolore e la morte non avranno l’ultima parola», e le parole di Francesco sono un invito a non arrendersi e impegnarsi per la pace: «Facciamo risuscitare Gesù, il Vivente, dai sepolcri in cui lo abbiamo rinchiuso. Portiamolo nella vita di tutti i giorni: con gesti di pace in questo tempo segnato dagli orrori della guerra, con opere di riconciliazione nelle relazioni spezzate e di compassione verso chi è nel bisogno, con azioni di giustizia in mezzo alle disuguaglianze e di verità in mezzo alle menzogne. E, soprattutto, con opere di amore e di fraternità». La Basilica rimasta al buio dall’ora della Passione torna a illuminarsi, Francesco non ha presieduto la celebrazione per via del dolore al ginocchio che prova da tempo e talvolta si acuisce. Al suo posto ha celebrato il cardinale decano Giovanni Battista Re, mentre il Papa assisteva e pronunciava l’omelia. Già venerdì, nella celebrazione della Passione in San Pietro, Francesco non aveva potuto prostrarsi a terra ma era rimasto a pregare a capo chino. Nel racconto evangelico, le prime testimoni sono le donne che scoprono il sepolcro vuoto, e Francesco si sofferma sulle parole rivolte loro dagli angeli, «non è qui, è risorto», per invitare a scrollarsi dall’apatia, ad agire: «Un cristianesimo che cerca il Signore tra i relitti del passato e lo rinchiude nel sepolcro dell’abitudine è un cristianesimo senza Pasqua. Ma il Signore è risorto! E non abbiamo paura di cercarlo anche nel volto dei fratelli, nella storia di chi spera e di chi sogna, nel dolore di chi piange e soffre: Dio è lì!». La speranza nella pace. Le donne annunciano, senza paura. «Sanno che potrebbero essere prese per pazze, ma non sono preoccupate della loro reputazione, di difendere la loro immagine», conclude Francesco: «Com’è bella una Chiesa che corre in questo modo per le strade del mondo! Senza paure, senza tatticismi e opportunismi. Con Gesù, il Risorto, nessuna notte è infinita. E anche nel buio più fitto, brilla la stella del mattino». 16 aprile 2022 (modifica il 16 aprile 2022 | 22:46) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-04-16 20:46:00, Il Papa alle Veglia di Pasqua si rivolge ai parlamentari ucraini in San Pietro: «Nel buio oscuro della guerra e della crudeltà che voi vivete, tutti noi preghiamo con voi questa notte per tante sofferenze». E dice «Cristo è risorto» in ucraino, Gian Guido Vecchi

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