Il Papa e le dimissioni firmate (come  fece Paolo VI nel 1965): «In caso di impedimento medico»

Il Papa e le dimissioni firmate (come fece Paolo VI nel 1965): «In caso di impedimento medico»

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di Gian Guido Vecchi

Poi Francesco annuncia: entro due anni una donna a capo di un dicastero

Ora forse qualcuno andr a chiedere a Bertone: dammi quel pezzo di carta!. Ride, Papa Francesco, mentre al quotidiano spagnolo Abc rivela di aver firmato fin dall’inizio del suo pontificato una lettera di dimissioni in caso di impedimento medico.

Non la prima volta che Francesco parla della possibilit di rinuncia al pontificato, la porta aperta da Benedetto XVI l’11 febbraio 2013, ma qui si tratta di un’eventualit differente rispetto a Ratzinger e ricorda, piuttosto, una lettera analoga firmata da Paolo VI il 2 maggio 1965. Francesco risponde ad una domanda precisa: cosa succede se un pontefice resta improvvisamente impedito da problemi di salute o da un incidente? Non sarebbe opportuna una norma per questi casi? Ed qui che il Papa rivela l’esistenza del testo: Io ho gi firmato la mia rinuncia. Era quando Bertone era Segretario di Stato. Ho firmato la rinuncia e gli ho detto: “In caso di impedimento medico o che so io, ecco la mia rinuncia. Ce l’hai”. L’ho data a lui in quanto Segretario di Stato, sicuramente l’avr consegnata al cardinale Parolin.

Francesco stato eletto il 13 marzo 2013 e Bertone rimasto fino a met ottobre, quando al suo posto il Papa ha nominato Pietro Parolin. Quindi la lettera risale ai primi mesi da Papa. Lui stesso richiama i nomi di Pio XII e Paolo VI, due precedenti di lettere di dimissioni scritte in anticipo. Nel caso di Pacelli, non riguardava problemi di salute: Pio XII sapeva che c’era un piano di Hitler per farlo arrestare, durante l’occupazione nazista, e cos alla fine del ‘43 aveva lasciato una lettera di rinuncia in modo che, nel caso, fosse Eugenio Pacelli e non il Papa a essere portato via.

Pi affine il caso di Paolo VI. Nella lettera, scritta a mano e rivolta al Decano del Collegio cardinalizio, Giovanni Battista Montini dichiarava di rinunciare nel caso di infermit, che si presuma inguaribile, o di lunga durata, e che ci impedisca di esercitare sufficientemente le funzioni del nostro ministero apostolico, ovvero nel caso che altro grave e prolungato impedimento a ci sia parimente ostacolo. Montini lasciava al Decano, a cardinali capi dicastero e al Vicario di Roma la facolt di accettare e di rendere operanti queste nostre dimissioni, che solo il bene superiore della santa Chiesa ci suggerisce. Il testo fu pubblicato in un libro di monsignor Leonardo Sapienza, La barca di Paolo, e proprio Francesco vi scriveva: Ho letto con stupore le lettere di Paolo VI che mi sembrano una umile e profetica testimonianza di amore a Cristo e alla sua Chiesa; e una ulteriore prova della santit di questo grande Papa. Ci che a lui importa sono i bisogni della Chiesa e del mondo. E un Papa impedito da una grave malattia, non potrebbe esercitare con sufficiente efficacia il ministero apostolico.

Francesco, come Paolo VI, anticipa una rinuncia nel caso una malattia gli impedisse in quel momento di decidere in piena libert e coscienza, come ha fatto invece Benedetto XVI quando ha scelto.

Per ora, comunque, Francesco non ci pensa. Dal 31 gennaio a fine febbraio ha programmato un viaggio in Congo e Sud Sudan. Il ginocchio destro che da mesi lo ha costretto spesso in sedia a rotelle, una gonartrosi, fa sempre male ma migliora, sto gi camminando, la decisione di non operarmi si rivelata giusta, dice ad Abc, e in ogni caso si governa con la testa, non con il ginocchio. Lo aveva gi detto ai vescovi italiani: finch la testa funzioner, andr avanti. A luglio ha ripetuto alla Reuters: Non mi mai passato per la testa. Per il momento no. E non definir nemmeno lo status giuridico di Papa emerito. No, ho la sensazione che lo Spirito Santo non abbia interesse a che me ne occupi.

Francesco, tra l’altro, annuncia ad Abc che una donna a capo di un dicastero ci sar e ne ho in mente una per un dicastero vacante tra due anni. Del resto lo permette la riforma della Curia promulgata a marzo, qualunque fedele pu presiedere un dicastero, e quindi anche laici e donne, religiose o laiche. A meno che, precisa il Papa, sia un dicastero di carattere sacramentale che deve essere presieduto da un sacerdote o vescovo.

19 dicembre 2022 (modifica il 19 dicembre 2022 | 07:21)

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, 2022-12-19 07:37:00, Poi Francesco annuncia: entro due anni una donna a capo di un dicastero, Gian Guido Vecchi

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