di Gian Guido Vecchi L’udienza in Aula Nervi con il segretario generale Landini e cinquemila iscritti. Francesco: «Non ci sono lavoratori liberi senza sindacato» CITTÀ DEL VATICANO «Non c’è sindacato senza lavoratori e non ci sono lavoratori liberi senza sindacato». Il Papa riceve in udienza la Cgil ed è un momento storico, nell’Aula Nervi ci sono il segretario generale Maurizio Landini e cinquemila iscritti che applaudono a lungo, al collo un foulard bianco con gli angoli rossi e gialli, il logo del sindacato accanto allo stemma con le chiavi di Piero, mentre Francesco entra appoggiato al bastone, invita i sindacalisti ad essere «voce di chi non ha voce» e alla fine, «il Signore vi benedica e la Madonna vi custodisca», saluta tutti augurando «un Natale sereno a voi e ai vostri cari» fino a dire: «Vi affido alla protezione di San Giuseppe, che ha conosciuto la bellezza e la fatica di fare bene il proprio mestiere e la soddisfazione di guadagnare il pane per la famiglia». Francesco aveva già ricevuto in udienza privata Landini e sindacalisti dell’agroalimentare nel 2019, ma è la prima volta che un Papa riceve ufficialmente il più antico sindacato italiano. «Santità, le rivolgo il saluto della Cgil, una organizzazione sindacale di donne e uomini, laica, programmatica, democratica, plurietnica, nata alla fine dell’Ottocento e che oggi conta 5 milioni di iscritti», esordisce Landini nel suo saluto, e ripercorre l’impegno ad essere «un sindacato di strada per affermare i diritti della persona nei luoghi di lavoro e nel territorio», a lavorare come «costruttori di pace» e praticare «accoglienza e solidarietà», soprattutto a promuovere la centralità del lavoro: «Il lavoro, inteso come realizzazione e dignità della persona, è stato svalorizzato dall’attuale modello economico e sociale tanto che si è poveri anche lavorando». Il leader della Cgil ricorda che «nel 2022 si continua a morire sul lavoro», le vittime sono più di mille. Tutti temi che lo stesso Francesco riprende con un discorso che fa sintesi del suo magistero: il lavoro «costruisce la società» perché «nella trama ordinaria delle connessioni tra le persone e i progetti economici e politici, si dà vita giorno per giorno al tessuto della democrazia». Così un compito del sindacato è «educare al senso del lavoro, promuovendo una fraternità tra i lavoratori»; un’economia sana rende migliore il mondo, dice il Papa: «Rinunciare ad investire sulle persone per ottenere un maggior profitto immediato è un pessimo affare per la società». Il sindacato deve inoltre «segnalare le storture del lavoro», un aspetto di quella «cultura ello scarto» più volte denunciata da Francesco: «Lo si riscontra ad esempio là dove la dignità umana viene calpestata dalle discriminazioni di genere: perché una donna deve guadagnare meno di un uomo? Lo si vede nel precariato giovanile: perché si devono ritardare le scelte di vita a causa di una precarietà cronica? O, ancora nella cultura dell’esubero. E perché i lavori più usuranti sono ancora così poco tutelati? Troppe persone soffrono per la mancanza di lavoro o per un lavoro non dignitoso: i loro volti meritano l’ascolto e l’impegno sindacale». Il Papa si sofferma in particolare sulla sicurezza dei lavoratori: «Ci sono ancora troppi morti, mutilati e feriti nei luoghi di lavoro! Ogni morte sul lavoro è una sconfitta per l’intera società. Più che contarli al termine di ogni anno, dovremmo ricordare i loro nomi, perché sono persone e non numeri. Non permettiamo che si mettano sullo stesso piano il profitto e la persona! L’idolatria del denaro tende a calpestare tutto e tutti e non custodisce le differenze. Si tratta di formarsi ad avere a cuore la vita dei dipendenti e di educarsi a prendere sul serio le normative di sicurezza: solo una saggia alleanza può prevenire quegli “incidenti” che sono tragedie per le famiglie e le comunità». E poi c’è «lo sfruttamento delle persone», trattate «come se fossero macchine da prestazione», alza lo sguardo Francesco: «Ci sono forme violente, come il caporalato e la schiavitù dei braccianti in agricoltura o nei cantieri edili e in altri luoghi di lavoro, la costrizione a turni massacranti, il gioco al ribasso nei contratti, il disprezzo della maternità, il conflitto tra lavoro e famiglia». E ancora, «negli ultimi anni sono aumentati i cosiddetti “lavoratori poveri”: persone che, pur avendo un lavoro, non riescono a mantenere le loro famiglie e a dare speranza per il futuro». Di qui l’invito ad essere «voce di chi non ha voce», e Francesco indica in particolare «i giovani, spesso costretti a contratti precari, inadeguati e schiavizzanti». Anche il fenomeno crescente delle dimissioni «non dice disimpegno ma indica la necessità di umanizzare il lavoro», conclude il Papa: «Cari amici, vi invito ad essere sentinelle del mondo del lavoro, generando alleanze e non contrapposizioni sterili. La gente ha sete di pace, soprattutto in questo momento storico, e il contributo di tutti è fondamentale. Educare alla pace anche nei luoghi di lavoro, spesso segnati da conflitti, può diventare segno di speranza per tutti. Anche per le future generazioni». 19 dicembre 2022 (modifica il 19 dicembre 2022 | 18:40) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-12-19 17:40:00, L’udienza in Aula Nervi con il segretario generale Landini e cinquemila iscritti. Francesco: «Non ci sono lavoratori liberi senza sindacato», Gian Guido Vecchi