di Fabrizio Peronaci
I mezzi carichi di rifiuti posteggiati h24 al Gianicolo evidenziano due problemi: il mancato utilizzo di un vicino capannone e la mancanza di comunicazione tra azienda e Campidoglio
Nelle ore in cui l’emergenza discariche ripropone l’inadeguatezza del sistema di raccolta e smaltimento rifiuti, una piccola storia cittadina che si perpetua da almeno un decennio racconta bene il cortocircuito tra azienda municipalizzata e Campidoglio. È l’incredibile privilegio concesso ai mezzi dell’Ama di parcheggiare giorno e notte, spesso stracarichi, in una delle più suggestive strade di Roma, via Garibaldi. Infinite volte associazioni, residenti, esponenti politici hanno fatto notare che trasformare la Passeggiata del Gianicolo in un parking «monnezzaro» non fa bene al decoro e all’igiene pubblica (come dimostra il continuo assalto dei gabbiani ai resti di cibo fuoriusciti dai sacchi) e nemmeno all’immagine di chi governa la capitale d’Italia. Eppure, ancora oggi, anno I dell’era Gualtieri, dopo i 5 anni di gestione Raggi (e prim’ancora Marino, Alemanno…) il rimessaggio è lì, nel tratto iniziale della promenade frequentata da turisti increduli.
Ieri mattina i mezzi maleodoranti all’altezza del varco Ztl erano 8. Nonostante – ecco un primo paradosso – una soluzione alternativa ci sia: poco più giù, vicino Porta Portese, il capannone del Comune adibito ad autoparco della Municipale è perennemente semivuoto. Secondo paradosso: tra i più contrariati per l’indecoroso parcheggio Ama open air ci sono esponenti del Pd, come Stefano Marin, firmatario un paio d’anni fa di una mozione approvata all’unanimità, e l’ex presidente del I Municipio, Orlando Corsetti. Solo che ora non stanno all’opposizione. Il Pd governa Roma, con Gualtieri sindaco. E l’Ama dipende dal Comune, cioè da Gualtieri stesso. Ma un po’ di decisionismo, no?
2 aprile 2022 (modifica il 2 aprile 2022 | 22:20)
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, 2022-04-02 20:21:00, I mezzi carichi di rifiuti posteggiati h24 al Gianicolo evidenziano due problemi: il mancato utilizzo di un vicino capannone e la mancanza di comunicazione tra azienda e Campidoglio, Fabrizio Peronaci