La parità di genere? È ancora molto lontana. E le imprese vanno a scuola

La parità di genere? È ancora molto lontana. E le imprese vanno a scuola

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di Rita Querzè

Seminario ad hoc per le aziende. Daniela Bernacchi, (Global compact network Italia), riflette su aziende e parità. In 70 hanno firmato la carta dei principi delle Nazioni Unite, 39 seguono percorsi formativi accelerati

Ci sono anche utility come A2A e Acea e poi Cdp, Pirelli, Esselunga, Fincantieri ed Enel (che è anche sponsor dell’iniziativa) tra le aziende che stanno seguendo un percorso messo a punto da Fondazione Global compact network Italia per accelerare il raggiungimento di una reale equità nel trattamento di uomini e donne nelle imprese. Il Global compact network è nato nel 2001, a seguito dell’iniziativa dell’allora segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan. La sede italiana si è formalmente costituita dal 2009 e nel 2013 è nata la Fondazione UN Global Compact Network Italia.Si tratta in sintesi di un network che unisce governi, imprese, agenzie delle Nazioni Unite, organizzazioni sindacali e della società civile, con lo scopo di promuovere su scala globale la cultura della cittadinanza d’impresa.

Cassetta degli attrezzi

Nel mondo oggi i network locali che promuovono il global compact sono un’ottantina. Si tratta della più grande iniziativa globale sul fronte della corporate sustainability con 16 mila aziende coinvolte, di cui 500 in Italia. «Siamo nati con lo scopo primario di contribuire allo sviluppo in Italia del Global Compact delle Nazioni Unite, per la promozione della cultura della cittadinanza d’impresa», spiega la segretaria generale Daniela Bernacchi. Con i suoi Dieci Principi il Global Compact delle Nazioni Unite si rivolge alle aziende per chiedere loro di rispettare i diritti umani, l’ambiente, sbarrare la strada alla corruzione, eliminare ogni forma di discriminazione e disparità di trattamento nel mondo del lavoro. Ed è proprio su questo «goal» che si innesta l’ultima iniziativa della fondazione italiana.

«Leadership di genere, formazione, carriera, tutela dalle molestie sessuali, marketing rispettoso del genere, monitoraggio degli indicatori di performance, rendicontazione del percorso fatto: è su questi punti che battiamo durante i nostri incontri fornendo alle aziende una cassetta degli attrezzi per valutare le performance sul fronte dell’equità di genere», spiega Bernacchi.

I sette pilastri

La Fondazione UN global network Italia ha l’obiettivo di sensibilizzare le imprese e agire in profondità, sulla cultura che le caratterizza. Non si occupa invece di certificare le performance.Per quanto riguarda l’equità di genere, i principi promossi dalle Nazioni Unite sono sette e meritano di essere ricordati. Primo: stabilire una cultura aziendale e un management che miri alla gender equality; secondo: assicurare la parità di trattamento tra uomini e donne e supportare i diritti umani e la non discriminazione; terzo: garantire la salute, la sicurezza e il benessere di tutti i lavoratori; quarto: promuovere l’educazione e la formazione e lo sviluppo professionale delle donne; quinto: implementare lo sviluppo di imprese, catena di fornitura e pratiche di marketing che riconoscono il potere delle donne; sesto: promuovere l’uguaglianza tramite iniziative sociali; settimo: misurare e dare disclosure pubblica dei progressi con lo scopo di raggiungere una gender equality.

Il nodo della maternità

Oggi le aziende italiane che hanno firmato la carta con questi sette principi sono settanta mentre quelle che stanno seguendo il percorso formativo che potremmo definire di «accelerazione di genere» sono 39. Il primo incontro si è già tenuto in presenza, il prossimo è previsto domani, 28 settembre. Poi altri due sono in calendario.

Ma quale è la situazione in Italia? E come arrivare anche alla fitta rete di piccole e medie imprese che costituisce il nostro sistema produttivo? «Il nostro Paese – risponde Bernacchia – ha un importante gap da colmare quando si parla di equità di genere, su questo tutte le indagini sono concordi. Per prima cosa è necessario incentivare il fatto che le donne lavorino. Importante poi favorire lo studio delle Stem da parte delle ragazze e migliorare la rete dei servizi che permettono di conciliare famiglia e lavoro. Non dimentichiamo che una donna su tre lascia il posto dopo la maternità. Il lavoro da fare è grande e su più fronti. Le imprese opport

29 settembre 2022 (modifica il 30 settembre 2022 | 07:25)

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, 2022-09-30 05:25:00, Seminario ad hoc per le aziende. Daniela Bernacchi, (Global compact network Italia), riflette su aziende e parità. In 70 hanno firmato la carta dei principi delle Nazioni Unite, 39 seguono percorsi formativi accelerati, Rita Querzè

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