Nutri-score
di Redazione Economia15 mar 2022
L’etichetta a semaforo Nutri-score mette a rischio i formaggi simbolo del Made in Italy : dal Parmigiano, al Grana, alla Mozzarella di bufala. Con danni superiori ai 4 miliardi. A denunciarlo è Afidop, l’Associazione dei Formaggi italiani Dop, assieme ai Consorzi di tutela dei formaggi a denominazione d’origine protetta attraverso una campagna social che mette al centro 10 piatti iconici italiani, dalla Cacio e pepe alla Caprese, in cui il formaggio è ingrediente distintivo. Piatti che potrebbero sparire a causa del sistema a semafori che disincentiverebbe i consumatori dall’acquistare determinati prodotti attribuendo loro un colore sfavorevole. Secondo il rapporto Ismea-Qualivita, quello dei formaggi Dop/Igp è un comparto strategico del Made in Italy alimentare, con 55 prodotti caseari a denominazione e quasi 26 mila operatori, che generano un valore di 4,2 miliardi di euro alla produzione. Si pensi che solo l’export dei formaggi made in Italy nel 2021 ha raggiunto quota 3,6 miliardi.
La denuncia e l’influenza sui consumatori
«È provato — si legge in una nota congiunta — che il Nutri-Score disincentiva il consumo di alimenti raccomandati in una sana alimentazione e fondamentali in piatti iconici ed equilibrati se inseriti all’interno di un corretto stile di vita». Afidop ricorda che secondo un’indagine di Ipsos realizzata su un campione di 7 mila cittadini di Stati Uniti, Russia, Canada, Regno Unito, Germania, Spagna e Italia, per 3 consumatori su 4 le informazioni nutrizionali in etichetta possono influenzare significativamente le scelte nel carrello e 4 su 10 cambierebbero i consumi in ragione dei colori apposti sulle etichette.
I formaggi nel mirino
Ma quali formaggi portabandiera dell’Italia nel mondo finiscono nel mirino del Nutri-Score? Si tratta di Asiago Dop, Gorgonzola Dop, Grana Padano Dop, Mozzarella di Bufala Campana Dop, Parmigiano Reggiano Dop e Pecorino Romano Dop, solo per citarne alcuni. Tutti prodotti classificati perlopiù con il colore arancione e la lettera D, in una scala dalla A alla E. «Diciamo no al Nutri-Score – dichiara Antonio Auricchio, presidente di Afidop – e alle etichette basate su quantitativi di riferimento scollegati dalle abitudini di consumo nella dieta quotidiana. Si tratta di strumenti fuorvianti che svalorizzano l’immagine delle DOP e disincentivano il consumo dei nostri piatti banalizzando i valori nutritivi dei nostri prodotti». Per Auricchio il nuovo sistema sarebbe quindi «ingannevole per il consumatore».
Gli fa eco il nutrizionista e gastroenterologo Luca Piretta: «La dieta è un comportamento complessivo che si tiene ogni giorno, tutti i giorni. Non è fatta solo di un cibo o di un colore verde che dà l’idea di poterne mangiare a volontà o di un colore rosso che fa apparire un determinato alimento come proibito. Sono l’educazione e la consapevolezza nutrizionale a fare la differenza. Etichette a semaforo, oppure con lettere apposte come un voto scolastico, basate su quantitativi di riferimento (100 grammi) scollegati dalla dieta e dalla porzione consigliata sono ingannevoli rispetto alla reale natura del prodotto singolo, e alle quantità effettivamente consumate». Il medico precisa infatti che la quantità di formaggio aggiunta a una ricetta può essere molto variabile a seconda del tipo di formaggio o della pietanza.
Le parole di chef Oldani
In difesa dei formaggi anche Davide Oldani, chef stellato e Ambasciatore della cucina italiana nel mondo. «I formaggi facevano parte della dieta dei nostri antenati — dice — e non dovrebbero mancare neanche in quella dei nostri figli. Dietro ogni formaggio Dop c’è un patrimonio enogastronomico fatto di tradizioni, persone, territori e clima unici al mondo per peculiarità. Penalizzando i formaggi certificati, il Nutri-Score mette a rischio ricette dove la presenza dell’ingrediente è caratteristica essenziale, sia a casa che al ristorante».
Riccardo Deserti, presidente di OriGIn, l’Organizzazione internazionale delle Indicazioni Geografiche parla anche delle difficoltà odierne del settore. «I formaggi Dop sono la spina dorsale dei prodotti di qualità dell’agroalimentare italiano, ma il futuro dell’intero settore è a rischio. Senza il mais e il girasole dell’Ucraina, il mercato globale delle materie prime per la zootecnia è andato in crisi, con ricadute su tutta la filiera lattiero casearia italiana». A cui si aggiunge lo spettro della contrazione dei consumi. «Domani potrebbe arrivare anche il Nutri-Score, un sistema di etichettatura nutrizionale fuorviante che va bloccato prima di allontanare ulteriormente il consumatore dai formaggi e da altri simboli della dieta mediterranea».
L’allarme di Alleanza cooperative agroalimentari
L’allarme sul nutriscore arriva anche dall’Alleanza cooperative agrolimentari: «Le vendite dei formaggi italiani oltreconfine sono in crescita da anni — spiega il coordinatore del settore lattiero-caseario di Alleanza Cooperative Agroalimentari Giovanni Guarneri — a conferma della vitalità di un comparto le cui eccellenze sono riconosciute e apprezzate in ogni parte del mondo. Tale trend positivo potrebbe tuttavia essere arrestato da alcune iniziative comunitarie, come i prospettati tagli ai fondi per la promozione dei prodotti Dop, e soprattutto dallo spettro del nutriscore che rischia di diventare obbligatorio entro il 2022: si tratta di un sistema fuorviante che banalizza i valori nutrizionali dei nostri formaggi e rischia di porre un brusco freno anche alle performance positive sui mercati esteri, che costituiscono una leva imprenscindibile per la competitività del nostro made in Italy».
Il boom dell’export
I numeri lo dimostrano: nel 2021 l’export dei formaggi made in Italy ha raggiunto quota 3,6 miliardi di euro facendo registrare una crescita pari al 12,3% in valore (+10,6% in volume) rispetto all’anno precedente. Tra le vendite fuori dai confini europei particolarmente positivi i risultati ottenuti negli Stati Uniti (+34,4% in valore e +19,7% in volume), dove i formaggi italiani hanno raggiunto i livelli pre-dazi e in Cina (+35,1% in valore e +26,4% in volume), come evidenziano i dati Istat del commercio con l’estero aggiornati a dicembre 2021 elaborati da Alleanza Cooperative Agroalimentari. «In un contesto estremamente complesso caratterizzato dalla pandemia e dalle difficoltà economiche che hanno investito il settore negli ultimi mesi dell’anno scorso — commenta Guarneri — si tratta di dati senz’altro positivi che confermano la vitalità di un comparto che oggi si trova tuttavia a fronteggiare gli effetti dell’inflazione dei costi di produzione e ora le conseguenze del conflitto in Ucraina, le cui ricadute non sono ancora facilmente stimabili». Nella fotografia aggiornata a dicembre 2021 dell’export lattiero-caseario, registrano una lieve battuta d’arresto le esportazioni verso il Regno Unito (-4,5% in volume e -2,7% in valore) per le conseguenze della Brexit. Leggera flessione anche in Giappone (-3,2% in volume e -1,8% in valore). Rispetto al mercato Ue, dove l’Italia vende più di due terzi della propria produzione (2,3 miliardi di euro), le vendite di formaggi registrano un incremento del +10,2%. All’interno dell’Unione europea, c’è da segnalare il buon risultato in Francia (+13,2% in volume e +13,8% in valore), dove il fatturato registrato dall’export ha raggiunto 705 milioni di euro. Riguardo alle categorie, il 2021 ha visto un aumento degli ordini per tutti i formaggi italiani esportati: continuano ad aumentare le vendite all’estero della Mozzarella (+12,5%) e si consolida il mercato del Grana Padano e Parmigiano Reggiano (+5,3%), che insieme fatturano oltre un miliardo di euro – più del 30% del totale.
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, 2022-03-15 19:18:00, La denuncia dell’associazione Afidop. Che ricorda come 4 consumatori su 10 cambierebbero i consumi in ragione dei colori apposti sulle etichette., Redazione Economia
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