di Anna Meldolesi e Chiara Lalli
Molti medici ritengono che la via chirurgica vada scoraggiata e molte madri si sentono in colpa quando la nascita non avviene alla vecchia maniera. Ma i dati scientifici su vantaggi e svantaggi sono sfumati e ogni libera scelta va considerata legittima. Senza dimenticare che il bisturi ha dissolto il dilemma tra salvare la donna o il nascituro, come ci ricorda la storia di Giulia Cavallini
Questo doppio articolo, pubblicato su 7 in edicola il 9 dicembre, fa parte della rubrica del magazine del Corriere Due punti. Intesi come due punti di vista che qui troverete pubblicati online in sequenza: prima l’articolo di Anna Meldolesi, poi quello di Chiara Lalli. Buona lettura
di ANNA MELDOLESI
Molti medici ritengono che la via chirurgica vada scoraggiata e molte madri si sentono in colpa quando la nascita non avviene alla vecchia maniera. Ma i dati scientifici su vantaggi e svantaggi sono piuttosto sfumati e ogni libera scelta va considerata legittima. Senza dimenticare che il bisturi ha dissolto il dilemma tra salvare la donna o il nascituro, come ci ricorda la storia di Giulia Cavallini. Non so cosa sia un travaglio. Mia figlia nata 18 anni fa con un cesareo, programmato dopo che un algoritmo ne aveva sovrastimato le dimensioni. Mi stato proposto, l’ho accettato senza alcun dispiacere, anzi con un po’ di sollievo.
LA MEDIA GLOBALE DI 21 NATI DI CESAREO SU CENTO. IN ITALIA SUPERA IL 30%, CON PREVALENZA NEL MERIDIONE E NEGLI OSPEDALI PRIVATI
L’ho vissuto da sveglia grazie all’epidurale, con curiosit. Gi fatto?, ho detto al dottore intento a richiudere. Poche ore dopo mi ero gi alzata dal letto, non provavo dolore, non mi resta alcun trauma. Solo una piccola cicatrice invisibile. Sono stata fortunata, certo. So che per altre donne il taglio cesareo un intervento di emergenza, desta preoccupazione o rappresenta una rinuncia alla via naturale e pu lasciare un rimpianto. So che esiste il dolore post-operatorio. Ma tra le narrazioni problematiche deve potersi fare strada anche il racconto dei cesarei vissuti serenamente.
BIO-ETICA DOMANDE & RISPOSTE – OGNI DUE SETTIMANE CHIARA LALLI E ANNA MELDOLESI SCRIVONO DI UN ARGOMENTO TRA FILOSOFIA MORALE E SCIENZA, TRA DIRITTI E RICERCA. DUE PUNTI DI VISTA DIVERSI PER DISCIPLINA MA AFFINI PER METODO
Lo scorso anno il New York Times ha pubblicato un longform sulle dinamiche culturali che hanno portato alla diffusione del cesareo, anche in assenza di ragioni mediche, e poi alla sua demonizzazione a partire dagli anni ‘80. La scrittrice americana Leslie Jamison ha deciso di occuparsene quando si resa conto che si sentiva in obbligo di giustificarsi ogni volta che diceva come era nata sua figlia. La geografia diseguale di questi interventi solleva questioni di accesso ma anche di eccessi. La media globale di 21 nati da cesareo su cento. In Italia si supera il 30%, con prevalenza nel Meridione e negli ospedali privati. Probabilmente vero che certi medici preferiscono programmare e liberarsi dalle incognite della natura. Ma sono tanti anche quelli per cui il cesareo va scoraggiato, come sostiene anche l’Oms.
SI STIMA CHE IN ITALIA I CESAREI SU RICHIESTA MATERNA SIANO IL 9% DEI PARTI CHIRURGICI. LE DONNE CHE SCELGONO QUESTA OPZIONE TENDONO A ESSERE MENO GIOVANI, PI ISTRUITE, PI INSERITE NEL MONDO DEL LAVORO. L’IMPORTANZA DEL CONSENSO INFORMATO
Perch ci scandalizziamo di pi se la libert delle donne viene compressa in una direzione anzich nell’altra? Abbiamo sentito ripetere cos tante volte che il cesareo rischioso che diamo per scontato che i dati siano lampanti. Ma la letteratura scientifica piuttosto sfumata (si veda per esempio Caesareans or vaginal births: should mothers or medics have the final say?, Observer , 13 febbraio 2022). Alle donne che vogliono avere pi figli giusto consigliare (non imporre) il parto naturale. Ma per chi ne vuole solo uno, vantaggi e svantaggi si compensano (la donna baratta il rischio di incontinenza con quello di infezioni, il neonato i traumi da parto con i problemi respiratori). Si stima che in Italia i cesarei su richiesta materna siano il 9% dei parti cesarei. Le donne che scelgono questa opzione tendono a essere meno giovani, pi istruite, pi inserite nel mondo del lavoro. Ma al di l delle statistiche vale il caso per caso. Ognuna ha le sue motivazioni, pi o meno razionali, comunque valide se crediamo nella libera scelta e nel consenso informato.
MOLTI SONO CRITICI. BEATIFICANO IL PARTO NATURALE, DIMENTICANDO CHE DI PARTO NATURALE SONO MORTE TANTISSIME DONNE NEL PASSATO. E CONTINUANO A MORIRE IN LUOGHI SENZA IGIENE ADEGUATA
di CHIARA LALLI
Giulia Cavallini nasce nel 1851 e soffre di un difetto di calcificazione delle ossa che causa la deformazione della schiena e del bacino. Grazie alle cure, Giulia migliora ma minuta – alta appena un metro e quarantotto – e il suo corpo segnato irrimediabilmente. Immaginate lo sgomento quando rimane incinta, quando al suo scheletro deformato si aggiungono la paura del futuro e la vergogna di non essere sposata. Verso la fine della gravidanza Giulia sta male, non respira, ha dolori lombari. Poi si sposa, ormai prossima al parto, e per evitare commenti acidi sul matrimonio tardivo, lascia la sua citt e va a Pavia, all’ospedale San Matteo. Questa decisione le salver la vita.
NELLA PRIMAVERA DEL 1876, I MEDICI DI PAVIA VISITANO GIULIA. SONO MOLTO PREOCCUPATI: IL FETO COMPRESSO IN UNO SPAZIO ANGUSTO…
Quando, nella primavera del 1876, i medici la visitano sono molto preoccupati: il feto compresso in uno spazio angusto e la deformazione pelvica rende il parto mortale. Viene trasferita nella clinica ostetrica, il cui primario Edoardo Porro, 33 anni e una specie di ossessione. Non solo lo scheletro della giovane donna a rendere pericoloso il parto, perch c’ un’ombra minacciosa che riguarda tutte le donne: la febbre puerperale e la sepsi. Per colpa di una situazione igienica mediocre, dei vestiti non puliti e delle mani non lavate — tutto quello che abbiamo imparato leggendo Semmelweis, che alcuni anni prima a Buda intuisce che siano le mani dei medici a portare l’infezione, medici che arrivavano a far partorire le donne dopo aver dissezionato cadaveri e senza lavarsi le mani (solo a leggerlo fa paura).
PRIMA DEL PARTO CESAREO ESEGUITO DAL CHIRURGO PORRO, IN UN SECOLO NESSUNA PARTORIENTE ERA MAI SOPRAVVISSUTA AL CESAREO. QUELL’INTERVENTO CAMBI IL DESTINO DI TUTTE LE DONNE
La setticemia insomma una frequente causa di morte delle donne — se non morivano di emorragia prima. A causa della conformazione del bacino di Giulia, per salvare il nascituro serve il taglio cesareo. Facendo il taglio cesareo Giulia sarebbe morta quasi sicuramente. A Pavia in un secolo di tagli cesarei nessuna donna era sopravvissuta. E allora Porro tenta un intervento mai provato prima: il taglio e l’asportazione dell’utero per evitare il dissanguamento. In 43 minuti fa nascere una bambina, Maria Alessandrina Cesarina. Tre giorni dopo Giulia abbraccia la figlia. Quell’intervento cambier il destino di tutte le donne.
Non ci pensiamo pi, ormai il taglio cesareo una operazione sicura, quasi banale, ed perfino difficile capire l’impresa di Porro (la sua storia incredibile raccontata da Paolo Mazzarello, E si salv anche la madre. L’evento che rivoluzion il parto cesareo, Bollati Boringhieri). Anzi forse per quello strano paradosso del benessere molti sono critici, beatificando il parto naturale e dimenticando che di parto naturale sono morte tantissime donne nel passato e che continuano a morire oggi nei luoghi meno igienicamente sicuri o meno avanzati chirurgicamente.
12 dicembre 2022 (modifica il 12 dicembre 2022 | 08:08)
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, 2022-12-12 07:10:00, Molti medici ritengono che la via chirurgica vada scoraggiata e molte madri si sentono in colpa quando la nascita non avviene alla vecchia maniera. Ma i dati scientifici su vantaggi e svantaggi sono sfumati e ogni libera scelta va considerata legittima. Senza dimenticare che il bisturi ha dissolto il dilemma tra salvare la donna o il nascituro, come ci ricorda la storia di Giulia Cavallini, Anna Meldolesi e Chiara Lalli