politica Mezzogiorno, 23 marzo 2022 – 08:20 Intanto Emanuele Felice firma l’appello degli intellettuali rivolto a Letta per un partito che in regione non sia appiattito sulle logiche deluchiane di Simona Brandolini In mattinata arriva una telefonata da Roma. Non si sa bene di chi, ma dicono che il mittente sia Marco Meloni. Che i più forse non conoscono, ma è il vero braccio destro di Enrico Letta, è il coordinatore del Partito democratico. Quando si parla di Nazareno ci si riferisce a lui e a Letta. Mentre la segreteria è plurale, per dirla elegantemente, sono presenti cioè tutte le correnti e gli spifferi dem. Ebbene Meloni, o chi per lui, ha bloccato la convocazione dell’assemblea regionale, che i deluchiani, forzando, avrebbero voluto riunire già venerdì, al massimo lunedì. Ieri il presidente del Pd campano, Nicola Landolfi, s’è scapicollato a Napoli. In questo momento è lui a dover traghettare i dem dopo le dimissioni, volute da De Luca perché altrimenti non si spiegherebbe l’accelerazione, di Leo Annunziata. I deluchiani avrebbero voluto chiudere la partita in settimana con l’elezione di Stefano Graziano (sostenuto anche da un pezzo della segreteria nazionale sia chiaro). Il muroMa sulla strada si sono trovati un muro, alzato dagli orlandiani, dai franceschiniani, da Umberto Del Basso de Caro. E pure, pare, da pezzi di Base riformista, corrente a cui fa riferimento anche Piero De Luca, ma spaccata perché Graziano occuperebbe un posto in vista delle politiche e si sa che con il dimezzamento dei parlamentari le poltrone da occupare saranno poche per tutti. Alla base dello stop c’è anche un altro motivo: oggi la presentazione dell’appello-manifesto indirizzato a Letta che ormai ha fatto il pieno di firme. Una è davvero clamorosa: ieri sera si è aggiunto anche Emanuele Felice, economista, ex componente della segreteria nazionale del Pd, molto vicino al vicesegretario Peppe Provenzano e al ministro Andrea Orlando. Insomma la lettera da locale è diventata nazionale ed è una richiesta di una politica altra rispetto a quel che De Luca, per i firmatari, incarna. Dal palco del Pan più d’uno farà riferimento al tentativo di sostituire un segretario deluchiano con un altro che oggi è consigliere del presidente della Regione. A Roma continuano a guardare a quell’incontro con un’attenzione non consueta. «La condizione minima è che ci sia un segretario che non dipenda da De Luca», spiega Isaia Sales. Che è tra i promotori dell’iniziativa. La possibile soluzioneIl punto ora è solo uno. Da Roma la linea è: «Senza un accordo unitario non si va da nessuna parte». Cioè se non si trova nei prossimi giorni un nome autorevole e super partes che possa essere eletto in assemblea da tutti, l’unica strada possibile sarà il commissariamento del partito. Che a questo punto è più una minaccia che un’eventualità. Cioè il modo di fare pressione soprattutto sui deluchiani che hanno lanciato l’ennesima opa sul partito regionale. Senza contare che la platea è tutta da rivedere. Sui 225 delegati, un terzo se n’è andato, chi con Italia Viva, chi con Azione, chi soltanto lontano dal Pd. Quindi a tutt’oggi non si sa neanche chi debba votare il segretario e quali truppe sono schierate con chi. Ieri Landolfi ha inviato a tutte le federazioni provinciali la richiesta di verificare, entro 24 ore, chi ha la delega per votare. Ma la parola ora tocca a Letta. Per poter essere eletto, Graziano deve contare sul suo appoggio. Sinora non è arrivato. E dunque, parallelamente, è partita la caccia a un possibile profilo alto e condiviso. Un primo, dicono, potrebbe essere quello di Loredana Raia, consigliera regionale di Base riformista ma non di fedeltà deluchiana. Ma il nome su cui molti puntano è quello di Paolo Siani, capolista a Napoli alle politiche, inclusivo, chi mai potrebbe mai dire di no? A margine, oggi i firmatari dell’appello produrranno un documento e chiederanno di essere ricevuti da Letta. Che il loro unico interlocutore. 23 marzo 2022 | 08:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-03-23 07:21:00, Intanto Emanuele Felice firma l’appello degli intellettuali rivolto a Letta per un partito che in regione non sia appiattito sulle logiche deluchiane,