Pd, il passato (forse) alle spalle

Pd, il passato (forse) alle spalle

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Mezzogiorno, 28 febbraio 2023 – 08:11 di Enzo d’Errico Il Sud perde, il Sud vince. Non il gioco delle tre carte ma l’estrema sintesi del risultato scaturito dalle primarie dei Democratici. Senza alzare troppo lo sguardo sul panorama nazionale, infatti, la vittoria di Elly Schlein potrebbe ridisegnare la mappa politica del Mezzogiorno. Quello stesso Mezzogiorno che, tuttavia, ha premiato (seppure meno del previsto) il suo rivale Stefano Bonaccini in forza degli accordi da lui sottoscritti con i ras dei vari territori. Conviene usare il condizionale perch con Il Pd sempre meglio mantenersi cauti, per evidente che gli equilibri di potere all’interno del centrosinistra meridionale scricchiolano e non poco. Verrebbe da chiedersi: se non ora, quando? Ma la macchina decrepita di un partito che, soprattutto qui, ha ingranaggi della peggior specie tuttora in moto e difficilmente si lascer bloccare. Ecco perch, molto probabilmente, la nuova segretaria e il suo gruppo dirigente si giocheranno gran parte della loro credibilit proprio in regioni come la Campania e la Puglia, dove la spinta a un rinnovamento radicale viene temuta al pari di uno spettro. Ci riusciranno? difficile scommettere oggi sull’esito di una partita che si annuncia aspra e ricca di insidie ma qualche importante cambiamento — a meno di sgradevoli dietrofront — gi si delinea con sufficiente chiarezza. Dopo otto anni di guapparia politica e istituzionale, Vincenzo De Luca si prepara, suo malgrado, ad abbandonare la scena. Nel giro di poche ore, il sogno del terzo mandato si trasformato in un incubo a pancia troppo piena. Su questo punto, in campagna elettorale, Schlein era stata netta: non se ne parla. E tutto lascia supporre che manterr l’impegno, tenuto conto che i big del partito giunti in suo appoggio (da Franceschini a Orlando) hanno pi di un conto aperto con il leader di Palazzo Santa Lucia. Certo, il governatore sgomiter e prover con le buone o con le cattive a mantenere le redini del suo contado, casomai spalleggiato dal figlio Piero che potrebbe tentare di convergere a u sui vincitori. Tuttavia il clima rivoluzionario emerso dai gazebo mal si concilia con la sopravvivenza politica del vecchio patriarca, avviato verso un declino probabilmente irreversibile. Le primarie di domenica hanno confermato, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che il famigerato pacchetto di preferenze a disposizione di De Luca ormai non va oltre i fortilizi di Salerno e Caserta e, cosa pi importante, viaggia in direzione opposta a quella del voto d’opinione che, invece, si esprime liberamente nell’area metropolitana di Napoli e boccia in modo inequivocabile i desiderata del piccolo zar. Altro elemento decisivo da aggiungere al conto: la destra non si far trovare impreparata, come in passato, all’appuntamento elettorale del 2025. Punter a conquistare la Campania con una candidatura di peso e la sinistra, per contrastarla, avr bisogno di un nome super partes capace di rispecchiare il nuovo corso, a cominciare dall’alleanza (che verr) con i Cinque Stelle. Lo stesso discorso riguarda anche la Puglia, dove Emiliano e Decaro escono sconfitti in malo modo. S, il voto regionale registra il successo di Bonaccini (sponsorizzato da entrambi) ma ben poca cosa se osserviamo i movimenti tellurici che domenica hanno scosso il partito. Guai a dimenticare, infatti, che questa anche la terra di Francesco Boccia, ossia di uno dei principali artefici della lunga e vittoriosa cavalcata di Schlein: volete che un leader di primo piano come lui non chieda il pedaggio a chi si schierato sul fronte opposto? Sar l’ex ministro a tirare i fili nei mesi a venire. Michele Emiliano, abile nello slalom tra i paletti della politica, verr candidato alle Europee del prossimo anno (mostrandosi pi furbo di De Luca ha rinunciato all’idea del terzo mandato) e trover il modo di riposizionarsi. Chi segna una forte battuta d’arresto, invece, Antonio Decaro, che ha affiancato il governatore dell’Emilia Romagna sia come sindaco di Bari che come presidente dell’Anci: in questo caso, per, parliamo di un ottimo amministratore, dotato allo stesso tempo di realismo e visione, che sarebbe ingiusto sacrificare sull’altare delle appartenenze. Anzi, se la segretaria appena eletta intende davvero tenere unito il Pd senza per questo rinunciare a un profondo rinnovamento, proprio dalla valorizzazione delle migliori risorse dello schieramento avverso che deve cominciare. Senza pregiudizi o rancori. Insomma, il Sud esce con le ossa a pezzi da questa oggettiva prova di democrazia che ha marcato, ancora una volta, la sua marginalit rispetto alle tendenze culturali che, a sinistra e a destra, stanno cambiando il volto del Paese. Eppure da queste rovine che s’intravede un pezzo d’orizzonte. Perch il passato, qualunque sia l’indirizzo politico di ciascuno, sembra finalmente alle spalle. 28 febbraio 2023 | 08:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA , , https://www.corriere.it/rss/politica.xml,

Pietro Guerra

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