Pensione anticipata invalidi: tutte le misure che la permettono

Pensione anticipata invalidi: tutte le misure che la permettono

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La normativa previdenziale prevede benefici che permettono il pensionamento anticipato per i lavoratori disabili.
Proteggere i cittadini con minorazioni psichiche o fisiche è la prerogativa di tutte le moderne democrazie e proprio per questo anche dal punto di vista della previdenza sono previste diverse misure che permettono al lavoratore diversamente abile di poter accedere al pensionamento con un certo anticipo. Nella maggior parte dei casi il lavoratore con disabilità ha maggiore difficoltà a svolgere la propria mansione e l’usura fisica o psichica è maggiore. In questo articolo vi illustreremo quali agevolazioni per il pensionamento invalidi permettono la quiescenza anticipata.
Una delle misure previdenziali che comprende nei profili di tutela anche i lavoratori invalidi è l’Ape sociale che, ricordiamo, non è una vera e propria forma di prepensionamento. La misura è uno scivolo che accompagna il lavoratore verso la pensione di vecchiaia, grazie a una indennità erogata e concessa solo se si è in possesso di determinati requisiti e riconosciuta solo qualora si versi in particolari forme di disagio
L’Ape sociale necessita, per l’accesso, di 63 anni di età ed di almeno 30 anni di contributi accreditati per disabili, disoccupati e caregiver; per i lavoratori gravosi occorrono, invece, 36 anni di contributi minimi (fanno eccezione gli edili ed i ceramisti per i quali bastano, dal 2022, solo 32 anni di contribuzione).
Ai lavoratori diversamente abili è richiesta una percentuale di invalidità pari o superiore al 74%. La riduzione della capacità lavorativa deve essere definitiva e, quindi, non più soggetta a revisione periodica.
Ai disabili è concesso anche il pensionamento anticipato con la quota 41, la misura previdenziale riconosciuta ai lavoratori precoci che si trovino in condizione da necessitare una tutela (disoccupati, caregiver, invalidi, usuranti e gravosi).
Per poter accedere a questa forma di pensionamento è necessario che siano stati versati almeno 41 anni di contributi e che 12 mesi di contribuzione siano stati accreditati prima del compimento dei 19 anni. Al lavoratore diversamente abile è richiesta, inoltre, la certificazione di invalidità al 74% o superiore.
Per i lavoratori con invalidità certificata di almeno l’80% è previsto un pensionamento di vecchiaia con requisiti anagrafici ridotti. Si tratta della pensione di vecchiaia anticipata per accedere alla quale sono necessari almeno 20 anni di contributi, 56 anni di età per le donne e 61 per gli uomini.
Per la decorrenza del trattamento previdenziale, poi, il lavoratore deve attendere 12 mesi di finestra e concretamente riceverà il primo pagamento a 57 anni se donna e a 62 anni se uomo.
Da sottolineare che la misura richiede la certificazione dell’invalidità pensionabile con percentuale dell’80% o superiore. Il solo riconoscimento dell’invalidità civile, quindi, non è sufficiente e sarà necessario, per accedere al trattamento previdenziale, sottoporsi a nuova visita presso commissione medica Inps.
Tra le varie misure destinate ai lavoratori inabili troviamo anche la pensione di inabilità lavorativa, una prestazione riconosciuta a lavoratori dipendenti, parasubordinati e autonomi iscritti all’assicurazione generale obbligatoria dell’Inps. Per averne diritto il lavoratore deve essere affetto da un’infermità che gli causi la permanente impossibilità a svolgere qualsiasi attività lavorativa.
Per avere diritto alla prestazione, che ricordiamo essere incompatibile con la svolgimento di qualsiasi tipo di lavoro,  è necessario essere in possesso di  5 anni di contributi accreditati (260 contributi settimanali) di cui almeno 3 anni versati nel quinquennio che precede la domanda.
Per i lavoratori del settore pubblico, iscritti alla gestione ex Inpdap, sono previste tre diverse forme di pensionamento per inabilità e nello specifico:
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Pietro Guerra

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