Primo incontro al Ministero del Lavoro per la riforma delle pensioni. Insieme al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Calderone, erano presenti all’incontro con le associazioni datoriali e sindacali i sottosegretari Claudio Durigon (Lavoro) e Federico Freni (Economia e Finanze), i vertici dell’Inps e l’ufficio legislativo del Ministero della Pubblica Amministrazione.
All’attenzione del confronto è stato portato l’attuale quadro della spesa pensionistica, anche in un’ottica di evoluzione del sistema all’interno del quale si dovrà tenere conto degli scenari demografici in Italia, dei cambiamenti nei modelli organizzativi delle imprese e della congiuntura economica attuale.
In questo senso, il Ministro Calderone ha anticipato la volontà di ripristinare permanentemente il Nucleo di valutazione della spesa previdenziale per meglio monitorare i fattori che influenzano l’andamento del settore, consentendo così una revisione sostenibile del complesso sistema pensionistico vigente.
In relazione alle direttrici della riforma si lavorerà per trovare meccanismi di ulteriore miglioramento dell’attuale normativa vigente per quanto riguarda, in particolare, la flessibilità in uscita specialmente in riferimento alle categorie più interessate da lavori usuranti; uno degli obiettivi principali sarà quello di assicurare la possibilità di lasciare prima il lavoro revisionando le pensioni sperimentali come Opzione Donna, puntando al contempo sul potenziamento della previdenza complementare con un’azione di vera e propria educazione previdenziale mirata a rendere più adeguati gli assegni pensionistici.
Attenzione anche ai meccanismi di staffetta generazionale al fine di favorire l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro senza disperdere il patrimonio di competenze dei più anziani con una cooperazione virtuosa fra Stato e imprese per favorire il ricambio generazionale.
Prossimo incontro previsto per l’8 febbraio 2023, con un tavolo verticale dedicato alle misure per giovani e donne. Si proseguirà poi con tavoli settimanali per arrivare velocemente alla definizione della riforma.
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Le novità con la legge di bilancio
Intanto nel 2023 si avranno misure temporanee per quanto riguarda le pensioni e sono state inserite nell’ultima legge di bilancio, la prima targata Meloni.
Come spiegato in un precedente articolo, l’attuale Legge di Bilancio non cancella nè modifica la Legge Fornero che continuerà ad essere in vigore anche dopo il 31 dicembre 2022. Chi deve andare in pensione con 42 anni e 10 mesi di contributi può, quindi, stare tranquillo. Le modifiche apportata in campo previdenziale non impediranno questo tipo di pensionamento in alcun modo.
Quota 103
Per andare in pensione nel 2023 c’è Quota 103, la nuova formula in vigore dal 1° gennaio al 31 dicembre 2023 da chi matura 62 anni d’età e 41 anni di versamenti.
Fino al raggiungimento della soglia di vecchiaia il trattamento con Quota 103non sarà cumulabile con altro reddito da lavoro, ad esclusione di quello autonomo “occasionale” non oltre i 5mila euro. La legge di bilancio, inoltre, prevede che l’importo della pensione non potrà comunque superare il livello pari a 5 volte il minimo Inps.
Chi è in possesso dei requisiti per la quiescenza tramite Quota 103, potrebbe anche scegliere un rinvio del pensionamento, utilizzando il cosiddetto Bonus Maroni.
Si tratta di un incentivo pari alla quota di contributi a carico del lavoratore dipendente che sarà immessa direttamente nello stipendio. Si stima una percentuale di circa il 9,19%.
Quando si può fare domanda di pensione con quota 103?
Opzione donna
Dal 1° gennaio 2023 Opzione Donna sarà accessibile con 60 anni d’età, solo alle lavoratrici che siano in possesso di specifici requisiti come assistenza al coniuge o a un parente di primo grado convivente con handicap grave; invalidità civile uguale o superiore al 74%; lavoratrici licenziate o dipendenti da imprese per le quali è attivo un tavolo per la gestione della crisi aziendale.
Sempre per quanto concerne Opzione Donna da quest’anno è previsto l’abbassamento della soglia anagrafica di un anno per le lavoratrici con un figlio, dunque si potrà andare in pensione a 59 anni in questo caso e di due anni per quello con due o più figli, con conseguente addio al lavoro a 58 anni.
Ape sociale
Infine, da ricordare che nel 2023 sarà confermata l’Ape sociale che, con gli attuali requisiti, potrà essere utilizzata dai lavoratori in particolare difficoltà, come disoccupati di lungo corso, caregiver o invalidi civili.
L’Ape sociale, ricordiamo, è una misura che richiede 63 anni di età ed almeno 30 anni di contributi. In alcuni casi, però, alle donne è consentito accedere anche con 28 anni di contributi.