Francesi in pensione a 64 anni, battaglia nelle strade: lappello degli intellettuali

Francesi in pensione a 64 anni, battaglia nelle strade: lappello degli intellettuali

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di Stefano Montefiori

Oggi il grande sciopero. Scrittori e Nobel: riforma arcaica. Per l’ultimo sondaggio Ifop, il 68% contrario al progetto e il 51% sostiene la protesta

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
PARIGI
L’obiettivo dei sindacati bloccare il Paese e portare in piazza un milione di persone, la cifra che far gridare al successo della prima giornata di mobilitazione e che consentir, stasera stessa, di annunciare le prossime tappe della lotta.

Dopo mesi di dichiarazioni e pretattica, comincia oggi nelle strade francesi la battaglia contro la riforma delle pensioni. Emmanuel Macron la rivendica come la proposta pi chiara della sua ultima campagna presidenziale, quella che la scorsa primavera lo ha confermato all’Eliseo per altri cinque anni. La riforma era nel programma, sulla base di quel programma i francesi lo hanno eletto, e adesso il presidente vuole realizzare ci che ha promesso. Anche se non ha la maggioranza assoluta in Parlamento e dovr ricorrere all’articolo 49-3 (approvazione senza voto) o, sarebbe meglio, user i voti dei Rpublicains, i gollisti di Nicolas Sarkozy ora guidati da ric Ciotti. Che per ora restano all’opposizione, ma sono favorevoli a questo piano.

La misura pi visibile portare l’et della pensione dagli attuali 62 a 64 anni, che gi una mediazione rispetto all’intenzione originaria di Macron (almeno 65). Bloccare il Paese — dai trasporti alle raffinerie — per la pensione a 64 anni quando in Italia o Germania il limite 67 (in Danimarca si va verso i 70) pu sembrare curioso, ma il segretario socialista Olivier Faure spiega brevemente che i francesi se ne fregano di quel che si fa in Germania o in Italia, e probabilmente centra il problema: la Francia un Paese che si percepisce come unico, speciale, e il modello francese (fatto di qualit della vita e garanzie sociali con pochi eguali al mondo) va difeso a oltranza.

Tra i segni di una eccezione francese c’ anche l’abitudine con la quale scrittori e intellettuali vari intervengono nel dibattito pubblico: alla vigilia della giornata di lotta, ieri un centinaio di personalit hanno annunciato — sulla rivista di sinistra Politis — la loro determinazione a combattere un progetto arcaico e terribilmente inegualitario.

La premio Nobel per la letteratura Annie Ernaux, l’economista Thomas Piketty, la giornalista ex premire dame Valrie Trierweiler, lo scrittore premio Goncourt 2018 Nicolas Mathieu, il regista Robert Gudiguian e tanti altri denunciano che la riforma colpir pi duramente coloro che fanno i mestieri pi difficili e usuranti.

Il governo usa i toni freddi e un po’ tecnocratici della premier Elisabeth Borne, secondo la quale la necessit di allungare la vita lavorativa un fatto, non un argomento politico. Come sempre in questi casi, si ripete all’infinito la parola magica pedagogia, bisogna fare prova di pedagogia, il momento della pedagogia, insomma occorre spiegare all’infinito: solo chi non ha capito pu rifiutare una riforma che secondo Macron razionale, sacrosanta e inevitabile.

Eppure tanti i francesi che sembrano non voler capire, perch secondo l’ultimo sondaggio Ifop il 68% contrario al progetto e il 51% sostiene la mobilitazione, nonostante disagi che potrebbero essere enormi. Contando un po’ sulla profezia che si auto-avvera i sindacati annunciano treni, metropolitane e autobus fermi, la benzina comincia a scarseggiare nei distributori e le scuole hanno ridotto gli orari prevedendo il caos degli spostamenti. Molti aziende si sono organizzate con il ricorso massiccio allo smart working, come durante i confinamenti per il Covid.

Per colpa del calendario e di agende troppo fitte, Macron e i ministri seguiranno la giornata cruciale dalla Spagna, dove da tempo era in programma per oggi la firma del solenne Trattato di Barcellona (sul modello di quelli dell’Eliseo con la Germania e del Quirinale con l’Italia). Una concomitanza neanche troppo spiacevole, come a suggerire orizzonti pi vasti. Ma, se la situazione dovesse complicarsi, i ministri sono pronti ad accorciare la visita e a tornare in fretta a Parigi.

18 gennaio 2023 (modifica il 18 gennaio 2023 | 22:52)

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