Secondo la classifica 2022 del World economic forum sul gender gap l’Italia si colloca al 63esimo posto su 146 Paesi monitorati, registrando un miglioramento di solo 0,001 punti (il punteggio complessivo raggiunge il valore 0,720 da 0,721 dell’anno precedente).
Dunque, come riporta l’Ansa, l’Italia continua ad occupare la stessa posizione del 2021, dopo Uganda (61esima) e Zambia (62esima).
A livello europeo l’Italia è 25esima su 35 Paesi. Il confronto con alcuni benchmark europei mette in evidenza il ritardo dell’Italia nella riduzione del gap di genere: infatti, Spagna e Francia risultano rispettivamente 17esima e 15esima, mentre la Germania occupa addirittura la decima posizione a livello mondiale. Ecco in dettaglio la situazione.
Per quanto riguarda l’occupazione, l’indipendenza economica è un miraggio per una donna su due tra i 15 e i 64 anni. In Italia nel 2022 lavoravano il 51,2% delle donne, dato più basso in Ue, contro il 64,9% della media Ue.
In Italia si è registrato un aumento rispetto al 2014 di 4,4 punti a fronte dei 6,7 per l’Ue in media e i 10,5 della Grecia che proprio nel 2022 ha superato l’Italia. In Germania lavorano il 73,1% delle donne tra i 15 e i 64 anni con un aumento di 4,5 punti sul 2014 (dati Eurostat).
In base ai dati Istat, a fronte del 10,2% di occupati che dichiara di fare part time involontario questo è prevalente tra le donne (il 5,6% tra gli uomini, il 16,5% tra le donne).
L’indice di asimmetria nel lavoro familiare– che misura, per le donne in coppia di età compresa tra i 25 e i 44 anni, quanta parte del tempo dedicato al lavoro domestico da entrambi i partner occupati è svolto dalle donne – è sostanzialmente stabile (61,8% media 2021/2022e 61,6% media 2020/2021), rallentando la tendenza al miglioramento osservata negli anni precedenti. Permangono le differenze territoriali, con la percentuale più alta nel Mezzogiorno (67,5%) rispetto al Centro (63,3%) e al Nord (58,8%). Dai Istat
Inoltre, il tasso di occupazione tra i 25 e i 49 anni che non hanno figli nel 2022 è al 76,6% (+2,7 punti rispetto al 2021), mentre è al 55,5% (+1,6 punti) tra quelle che hanno figli fino a sei anni.
Nel Mezzogiorno i tassi di occupazione tra le donne con figli piccoli è particolarmente basso (meno del 38% contro quasi il 66% del Nord e il 63,4% del Centro), sempre in base ai dati Istat.
Ma è sul fronte pensionistico che si materializzano in modo chiaro i gap di genere.
Il basso livello di occupazione e le carriere meno lunghe e con stipendi più bassi quando si lavora fa si che le donne percepiscano assegni più bassi una volta in pensione.
Gli uomini pur essendo circa il 48% del totale concentrano il 56% della spesa, ovvero 180,4 miliardi contro i 141,5 erogati alle donne nel 2022.
Per gli uomini l’importo annuale medio è di circa 23.182 euro, per il 36% circa superiore a quello delle donne (16.994).
Dividendo l’importo annuale per 12 mesi (con la tredicesima inclusa nei singoli mesi) l’importo medio mensile del reddito da pensione è di 1.931 euro per i pensionati e 1.416 per le pensionate, si calcola a partire dai dati Inps.
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